«Lo sport è molto importante ma non può essere tutto, questo è il motivo per cui ho il dovere di considerare un futuro diverso», ha detto Niccolò Campriani, dopo la seconda medaglia d’oro olimpica a Rio, conquistata il 14 agosto, la 50 metri tre posizioni che è arrivata dopo la prima nella carabina 10 metri dell’8 agosto.
Il futuro diverso di Campriani sarà nell’imprenditoria. Il tiratore infatti in autunno volerà a San Francisco per lavorare in una startup, come ha rivelato il Corriere della Sera e al momento non si conoscono altri dettagli. Quello che si sa, o che si può immaginare, è ciò che accumuna il suo cessi, ma anche di cadute e riprese, è la favola a metà tra l’ingegnere e il campione, in cui gli studi universitari si mescolano ai tiri sul campo. Campriani figurava anche nel programma del GEC2015, il Global Entrepreneurship Congress che l’anno scorso per la prima volta si è tenuto in Italia, a Milano. Ma poi l’incontro saltò per mancanza di uno spazio dove poterlo organizzare.
► STUDI E FORMAZIONE – Nato a Firenze il 6 novembre 1987, Niccolò è uno sportivo con la testa sui libri. A meno di 30 anni, infatti, ha un curriculum di tutto rispetto: laureato in Ingegneria manageriale alla West Virginia University di Morgantown, ha frequentato un master in Inghilterra e uno stage a Maranello. In un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, così ha raccontato quell’esperienza: “è qualcosa di incredibile, diciamo che se l’ambizione di un atleta è partecipare a un’Olimpiade, quella di un ingegnere è arrivare in Ferrari. Questo è l’olimpo dei motori, un luogo fantastico”. E ancora: “Sono impegnato nello sviluppo di una morsa semi-movibile di alta precisione con cui verranno testate le carabine della Nazionale di tiro a segno permettendoci di selezionare le migliori munizioni sul mercato e di abbinarle opportunamente alle nostre armi in vista dei Giochi”. “La ricerca maniacale della precisione è il tratto distintivo che accomuna questi due mondi. La sfida sta proprio nell’arrivare più vicino possibile alla perfezione limando via via ogni piccolo elemento superfluo. Le vittorie nei Gran Premi, sui mercati e alle Olimpiadi vengono di conseguenza, sono tappe di un percorso di continuo miglioramento che non ha linee di arrivo”.
► LA CARABINA MADE IN ITALY – “Praticamente è come vincere il mondiale costruttori, perché quest’arma me la sono costruita da solo”: parla così Niccolò Campriani sul podio più alto di Rio. Il tiratore fiorentino, infatti, usa una carabina, la Gpr 1 Top, che lui stesso ha contribuito a costruire quando era stagista alla Pardini Armi, azienda di Lido di Camaiore. In un’intervista rilasciata a La Nazione, Giampiero Pardini, titolare dell’azienda, racconta: “Niccolò era studente di ingegneria negli Stati Uniti, doveva fare uno stage aziendale per preparare la sua tesi di laurea e decise di venire qui da noi. Rimase per un mese, un mese nel quale nacque la carabina d’oro”. “Dato che Niccolò era qui, gli dissi: bene, hai vinto la medaglia a Londra, dammi i tuoi suggerimenti che noi ci mettiamo la nostra meccanica. Un connubio felice”. E ancora: “Una grandissima soddisfazione, anche perché quella carabina è nata solo tre anni fa ma ha già vinto un titolo mondiale, uno europeo e uno olimpico. Niente male, direi…”.
► LE VITTORIE – Quella conquistata a Rio (con record olimpico di 206,1), è solo una delle tante medaglie vinte da Niccolò Campriani. Il tiratore inizia a partecipare ai Giochi Olimpici nel 2008 a Pechino, dove ottiene come miglior risultato solo un 12° posto nella Carabina 10 metri. L’anno dopo è già medaglia d’oro agli Europei 2009, e ancora oro nei Mondiali di tiro del 2010 e bronzo agli europei 2011. Durante i Giochi Olimpici del 2012 conquista l’argento nella carabina 10 metri e l’oro nella carabina 50 metri tre posizioni. Vittorie per le quali gli è stato attribuito il nomignolo di “Niccoloro“.
► CURIOSITÀ – Ha iniziato a tirare col padre in un vecchio poligono a Bibbiena. Niccolò ricorda gli anni dell’adolescenza come i più importanti, i cui ricordi (compresi i silenzi in macchina con il padre quando le cose non andavano nel verso giusto al poligono) lo hanno accompagnato quando giovanissimo è volato negli Stati Uniti. Pare – secondo quanto riporta il sussidiario.net – che in quel vecchio poligono abbia trovato anche un manuale di tiro in cirillico che ha utilizzato come guida nei primi anni: per comprenderlo guardava le foto e si faceva aiutare da un amico comunista che parlava qualche parola di cirillico. È tifoso della Fiorentina e del GP. Sempre nell’intervista pubblicata sulla Gazzetta dello Sport, dice: “Sono cresciuto nell’era Schumacher, a casa mia il GP la domenica è sempre stato un rito e ho tanti bei ricordi di famiglia legati alla F1. Ora sono spesso impegnato in lunghe trasferte ma quando posso è sempre bello poter seguire una corsa”. È fidanzato con la tiratrice Petra Zublasing. E con lei ha conosciuto Barack Obama, quando il Presidente degli Stati Uniti ha ospitato alla Casa Bianca i vincitori NCAA (Petra ha fatto parte della squadra di tiro della West Virginia University, con cui ha vinto il campionato NCAA nel 2013). Ha scritto un libro, Ricordati di dimenticare la paura, un biografia pubblicata dopo la delusione per il risultato ottenuto alle Olimpiadi di Pechino, in cui racconta la paura di sbagliare che lo ha paralizzato durante la competizione. Tra le pagine si legge: “Non confondete i vostri sogni con quelli degli altri. E ricordate che le vittorie non determinano quello che siete, ma viceversa”. Una frase che suona come buon auspicio per il suo futuro imprenditoriale nella startup di San Francisco.