«Perché lo facciamo? Per una ragione politica e culturale: fare la nostra parte contro il declino del Paese». Gabriele Cuonzo, partner cofondatore dello studio legale Trevisan&Cuonzo, risponde così alla domanda che sorge spontanea di fronte al progetto 4innovation che parte in questi giorni: orientamento gratuito per start up e piccole e medie imprese che vogliano proteggere le loro idee e i loro prodotti innovativi. La proprietà intellettuale, il diritto d’autore e dei marchi è la specialità dello studio con prestigiosi uffici in Brera, a Milano, che quest’anno compie 20 anni e vuole festeggiare con una buona azione sociale. «Abbiamo avuto successo, siamo abbastanza ricchi. Se non mostriamo noi un po’ di generosità, chi altro potrebbe farlo? Forse qualche banca, qualche casa di moda…In questo momento servono generosità e ottimismo”, spiega Cuonzo,che ha un volto ottocentesco ma la visione di un professionista tutti i giorni al lavoro con multinazionali di ogni settore. Vorrebbe lavorare di più con le imprese italiane, vorrebbe aiutarle a crescere, partendo proprio dal loro patrimonio più importate e immateriale, i marchi e le idee.
«Se l’innovatore o lo startupper non ha saputo proteggersi adeguatamente prima o poi avrà problemi e soprattutto la sua impresa non rappresenterà un buon investimento», rafforza Luca Trevisan, che fa notare come in Italia anche le grandi aziende non abbiamo un portafoglio brevetti importante come quelle anglosassoni. C’è quindi molto da fare e così quattro professionisti dello studio saranno a disposizione su quattro aree: startup, life science, alimentare, cultura. Insomma volontari a cui attraverso il sito chi ha un’idea, dentro un’azienda esistente o per crearne una nuova, può chiedere un orientamento. Se poi avrà bisogno di un vero e proprio parere legale, ci saranno tariffe agevolate per le start up e le pmi. Agevolate quanto? Cuonzo non si sbilancia ma garantisce che non saranno quelle applicate alle multinazionali, che di solito sono molto esigenti. «Punteremo a un servizio essenziale senza memorandum di centinaia di pagine».
«Fino a 5 anni fa, se non eri una grande azienda con il cavolo che potevi pensare di fare innovazione», osserva Cuonzo. «Una molecola nuova, quando ancora ce n’erano, costava 1miliardo di dollari. Con Internet c’è stata la democratizzazione dell’innovazione, i livelli di ingresso si sono abbassati e questo crea le condizioni per la ripresa, anche in Italia». E crea anche un mercato interessante, vista l’ampiezza del tessuto economico che soffre per la difficoltà di accesso al mercato dei capitali ma anche per i ritardi di una cultura d’impresa poco sofisticata e attenta alla proprietà intellettuale. Ma per andare all’estero devi avere le risorse finanziarie e una buona tutela industriale. Che cosa possiamo fare noi? Si chiede ancora Cuonzo con aria corrucciata. «Possiamo stimolare un dialogo fra la finanza e la proprietà intellettuale che, se gestita correttamente, può essere un acceleratore d’impresa». Gli avvocati quindi tendono la mano con spirito di servizio, per il momento, sperando che in tanti la stringano e in molti diventino clienti.