La polemica

Pubblica Amministrazione, così non si aiutano startup e microimprese

“Semplificare l’iscrizione e modificare le sezioni: solo così il MEPA si potrebbe aprire a nuove e piccole aziende”. Stefania Milo, Presidente di CNA Giovani, interviene nel dibattito apertosi dopo l’idea di hackaton del ministro Madia

Pubblicato il 24 Mar 2014

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Stefania Milo, Presidente di CNA Giovani

L’articolo apparso la settimana scorsa su EconomyUp.it sulla possibilità, per le startup, di diventare fornitori della Pubblica Amminstrazione grazie all’iscrizione al MEPA – sull’esempio dell’Albo Veloce istituito da Working Capital per le sue startup vincitrici di grant e accelerate – ha dato vita ad un intenso dibattito in Rete.

C’è chi parla del MEPA come di una “innovazione sovietica”, chi ne invoca su Twitter l’immediata chiusura per la sua pessima User Experience che mette a dura prova i nervi di coloro che cercano di iscrivere la propria azienda e per la poca trasparenza; chi, invece, assume una posizione moderata e spera in una semplificazione della procedura di iscrizione.

E’ il caso di Stefania Milo, Presidente di CNA Giovani, che noi di EconomyUp.it abbiamo contattato per capire se le critiche rivolte a MEPA sono effettivamente fondate e se, invece, alcune migliorie possono effettivamente aiutare le startup e le microimprese ad avviare un dialogo con la PA.

Il MEPA può aiutare le startup e le microimprese a diventare interlocutori e fornitori della PA?
Il MEPA potrebbe essere un’opportunità che le microimprese hanno per diventare fornitori della PA, sia diretti perché offrono prodotti e servizi di qualità a prezzi competitivi, sia tramite il sistema delle gare. Il problema è che la procedura di iscrizione è assurda, complicatissima, di difficile comprensione, lunga: basti pensare che attualmente sono solo 10.000 le imprese iscritte (su un totale di oltre 5mln di imprese). Un numero esiguo se consideriamo che solo CNA conta oltre 400.000 aziende associate. Chi si iscrive al MEPA, lo fa perché già lavorava con la PA; uno strumento obbligatorio, una costrizione, che è andato a sostituire il vecchio albo fornitori, rendendo complesso l’accesso, spesso impossibile per microimprese che non sempre hanno a disposizione figure in azienda da dedicare alle complesse procedure burocratiche create dalla PA.
Per poter iscriversi è necessario inserire il catalogo prodotti ed il listino prezzi, nelle varie categorie definite impropriamente dal MEPA bandi, formula questa che crea immediata confusione. E mentre il listino prezzi dei propri prodotti o servizi va obbligatoriamente inserito anche se i preventivi necessitano di una personalizzazione, manca del tutto una sezione contenente i risultati delle gare, ove potrebbe essere reso pubblico il vincitore e il relativo punteggio ottenuto, ciò al fine di avere un sistema realmente trasparente, alla quale tutti possano accedere a pari condizioni e opportunità.
Perché non pensare poi ad una sezione in cui la PA possa render pubbliche le proprie valutazioni sulle imprese fornitrici al fine di creare un “rating” che potrebbe render più efficiente il sistema e premiare le imprese che ben lavorano? Basterebbe per esempio sostituire i “bandi” con i codici ATECO attraverso i quali ogni azienda è classificata in camera di commercio, un semplice modulo di iscrizione con i propri dati fiscali e tutti i dati necessari per la partecipazione a gare pubbliche e l’iscrizione è fatta.

Cambiamo argomento. Si vocifera che CNA abbia in serbo delle iniziative a favore dell’ecosistema startup. Lo confermi?
Si, certamente, una breve premessa però… Con il termine “startup” non intendiamo solamente le nuove imprese ad alto contenuto tecnologico, ma ci piace usare questa definizione in considerazione dell’avvio di qualsiasi impresa. Perché Start-up è la fase iniziale che, purtroppo, in buona parte dei casi non arriva a compimento. Ecco CNA interviene su questo, mira a sostenere le imprese in questa fase evitandone la prematura fine.
CNA vuole a breve divenire l’associazione di riferimento di chi vuol creare un’attività d’impresa, nella speranza che siano sempre di più le persone che si impegnino in questo. Non soltanto per i servizi che ogni giorno eroghiamo a migliaia di imprese ma anche per il ruolo sindacale che svolgiamo. Supportiamo dunque un processo di modifica culturale anche nel mondo dell’istruzione al fine di ottenere la nascita di nuove imprese con anche start-up a forte connotazione digitale nei processi produttivi, di vendita e posizionamento sul mercato. Siamo assolutamente convinti che solo l’utilizzo della digitalizzazione e del web possa veramente supportare le imprese a competere sui mercati nazionali e internazionali e superare questa crisi che è andata a modificare gli asset economici portando anche ad un profondo mutamento nel modo di fare impresa.
Il nostro obiettivo è quello di rivitalizzare l’artigianato ed il saper fare, supportare le imprese del made in Italy nella ricerca di nuovi mercati, rilanciare l’industria cultura ed il recupero del nostro patrimonio storico-artistico, attraverso un utilizzo consapevole “del digitale” … ove possibile.

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