Il pallone giallo che campeggia al di fuori di PoliHub tende verso il cielo. È un po’ il simbolo delle nuove ambizioni dell’incubatore del Politecnico di Milano, gestito dalla Fondazione Politecnico con il contributo del Comune di Milano, che ha appena presentato la sua nuova sede al Campus Bovisa, in via Durando 39.
Tremila metri quadri di spazio attrezzato per accogliere aziende innovative, 39 startup già ospitate, 9 incubazioni virtuali, 20 imprese in fase di valutazione e l’obiettivo di arrivare a cento nei prossimi tre anni grazie all’apertura di due sedi distaccate presso ComoNext e il Campus di Cremona. Questi i numeri con cui PoliHub prova a smettere i panni di “semplice” incubatore per diventare un network hi tech. “L’obiettivo è creare un distretto tecnologico a Bovisa con startup, imprese, istituzioni e investitori”, afferma Giampio Bracchi, presidente di Fondazione Politecnico e di PoliHub. In altre parole, l’intenzione è di creare un polo in cui tanto le nuove imprese innovative quanto quelle già strutturate possano fare rete ed entrare in contatto con i diversi servizi che Politecnico e Fondazione mettono a disposizione (università, scuola di management, fondi di investimento, grandi aziende partner).
Non casuale il fatto che la città in cui ha sede l’esperimento PoliHub sia Milano. “Se Milano non crea sviluppo, il Paese non si sviluppa”, dice Giovanni Azzone, il rettore dell’Ateneo. Gli fa eco Cristina Tajani, assessore alle Politiche per il Lavoro, lo Sviluppo economico, l’Università e la Ricerca del Comune, che sottolinea quanto uno spazio del genere possa avere rilevanza per tutta la comunità: “L’incubatore è inserito all’interno del Piano di governo del territorio: è assimilabile pertanto agli altri servizi per i cittadini, come le scuole. La nuova sede contribuirà a rafforzare il ruolo di Milano come capitale delle startup italiane”.
PoliHub cambia veste ma non nasce dal nulla, anzi. La storia è lunga e comincia dal 2000, quando si chiamava Acceleratore d’Impresa del Politecnico di Milano. A ricordare brevemente il percorso dell’incubatore-distretto e i risultati più significativi è stato Stefano Mainetti, consigliere delegato di PoliHub: “Il fatturato complessivo delle startup incubate qui è di 200 milioni. Tra le imprese ospitate ci sono anche aziende già fondate da qualche anno che hanno scelto di trasferirsi nel nuovo distretto per la sua capacità unica di combinare le migliori competenze tecnologiche con la creatività e l’energia dei giovani. Le exit finora sono state ben cinque. In più, sapere che ospitiamo una quarantina di nuove imprese è una soddisfazione: facciamo la nostra parte per mantenere l’imprenditorialità in Italia e non lasciarla disperdere all’estero”. E per sottolineare il raccordo stretto con il Politecnico nota che “l’età media delle persone che animano Polihub è 32 anni, il 72% sono ex studenti dell’Ateneo e il 20% sono ricercatori e professori”.
Un concetto ribadito anche da Andrea Rangone, direttore dello Start-Up Program del Mip, la School of Management del Politecnico: “La collaborazione tra Mip e Polihub è ampia: da una parte, le startup possono accedere con particolare facilità a know how, dati, competenze, programmi di empowerment e competenze della School of Management; dall’altra, ogni allievo del Mip è incoraggiato di continuo a creare impresa e a fare riferimento a PoliHub come spazio di accelerazione e di crescita. Il fatto che il Politecnico faccia sistema al suo interno è un grosso vantaggio per tutti”.
Il materiale su cui lavorare c’è, quindi. E alcuni riconoscimenti sono già arrivati: PoliHub si è classificato al nono posto in Europa tra i principali incubatori d’impresa universitari secondo la classifica svedese degli UBI Index (University Business Incubator). Dal 2000 sono state raccolte più di cinquemila idee e incubate oltre cento startup innovative, di cui l’83% è ancora in attività. Uno stimolo all’innovazione arriva anche dai concorsi a cui PoliHub partecipa come partner (tra cui Smau Mobile App) e quelli lanciati al proprio interno, come Switch2Product.
La prima classificata dell’edizione 2013, FABtotum, che ha sviluppato un nuovo concetto di fabbricatore 3D, è stata la startup che ha ottenuto il record europeo di finanziamento attraverso crowdfunding. Un’altra neoimpresa che ha partecipato l’anno scorso, Beast Technologies (seconda classificata), che ha ideato un sensore che innova il modo di misurare le performance e i progressi degli atleti in palestra, è stata scelta dalla Figc per i Mondiali di Calcio 2014: i preparatori atletici della Nazionale utilizzeranno il sensore creato dalla startup ospitata da PoliHub. Se Balotelli e compagni faranno bella figura in Brasile sarà anche grazie a loro.