PiCampus, come funziona l’oasi romana delle startup ispirata alla Silicon Valley

Co-fondata da Marco Trombetti al ritorno da più di dieci anni in California, la struttura immersa nel verde nel quartiere Eur offre alle startup selezionate 6 mesi di permanenza e dai 25mila ai 200mila euro per sviluppare. Tra gli attuali ospiti Le Cicogne, WineOWine e Filo

Pubblicato il 19 Set 2016

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Cinque ville che presto diventeranno sei, 170 persone, 15 startup: è questo l’ecosistema PiCampus, la dreamland immersa nel verde dell’estremità meridionale di Roma. Il quartiere Eur, progettato nel ventennio fascista come simbolo della nuova grandeur della capitale dell’Italia tutta, è a due passi. La vicina Cristoforo Colombo, arteria a tre carreggiate e nove corsie che ogni giorno produce buona parte dello smog di Roma, sembra lontana chilometri, nascosta com’è da una vegetazione che ricorda il sud-est asiatico. Non fosse per la calma del luogo, ti aspetteresti che spuntasse un vietcong da un momento all’altro, mentre Marco Trombetti, fondatore e “primo cittadino” di PiCampus, racconta la sua invenzione: “Lavoro nelle startup da quando avevo 22 anni e ne ho vissuti una decina in California. Potevo impiantare là la mia Translated, ma ho pensato che se la California era già un’azienda, la mia Italia era ancora una startup. E se vuoi pensare in grande devi cominciare dalla startup, così sono rientrato”.

Trombetti torna dalla Silicon Valley con la preziosa lezione del modello venture capital, ossia come attrarre capitali se hai un’idea di successo. Passano pochi anni e fonda Memopal, un cloud storage che anticipa di pochi mesi Dropbox. Solo che l’azienda californiana adesso vale 10 miliardi di dollari, mentre con Memopal Trombetti e soci hanno fatto una uscita a 2 milioni di euro, più che dignitosa ma lontana da quello che avrebbe potuto essere a continenti invertiti: “Siamo partiti prima e con più soldi di Dropbox, eppure loro ci hanno sorpassati perché hanno raggranellato molti più finanziamenti di noi. È stato illuminante”. Consapevole che il successo è calamita di capitali, nel 2007 Trombetti apre PiCampus con la moglie Isabelle Andrieu, co-fondatrice di Translated, e Gianluca Granero, co-fondatore di Memopal e mentor a Luiss Enlabs. Ma cos’è PiCampus? “È sia un distretto per startup che un venture fund – spiega Trombetti – Noi non affittiamo desk, né siamo un acceleratore. Noi prendiamo startup già accelerate e le accompagniamo nel processo che le porta a diventare grandi, offrendo un luogo dove innovare e condividere idee, conoscenze e possibilità di ottenere investimenti”.

PiCampus è nato con un investimento di 5 milioni di euro provenienti dagli utili di Translated, che nel

frattempo continua la sua crescita su un binario parallelo che la porterà presto a diventare un unicorno. In due anni ne sono stati spesi un milione e 700mila in 16 investimenti seed che funzionano così: alle startup selezionate si offrono 6 mesi di permanenza all’interno di PiCampus e dai 25mila ai 200mila euro per sviluppare. Una volta entrati, gli startupper possono godere di tutto quello che offre l’ecosistema PiCampus: cucine, parchi, una piscina, una palestra, una sala riunioni, una “stanza segreta” dove meditare, un bagno attrezzato a pensatoio, un garage trasformato in back-up, biliardino, biliardo, tavolo da ping pong e soprattutto un ambiente dove scambiare idee e sentirsi un po’ come Bill Gates e Steve Jobs, che campeggia sulla parete in una foto che lo ritrae in una di queste ville che negli anni ’80 era la prima sede italiana di Apple. “Insomma, qui ti devi sentire più a casa che in un ufficio, così non avrai paura di fallire” sintetizza Trombetti.

I modi per entrare a PiCampus sono tre: “Selezioniamo startup che siano uscite da un acceleratore, come quello della Luiss, e vengono qui per crescere; quelle segnalate dai nostri funders, che non fanno una vera e propria attività di scouting ma raccomandano persone e startup che secondo loro valgono; infine si può entrare a PiCampus se raccomandati dai nostri partner europei”. Non ci sono call o postazioni da noleggiare, ma solo la cara e vecchia raccomandazione che in questo caso assume un’accezione positiva. Prendiamo il caso di Le Cicogne, una startup romana uscita da Luiss Enlabs con qualche difficoltà economica che ha quadruplicato il fatturato dopo essersi impiantata a PiCampus. Nella “Cupertino” romana c’è anche WineOWine, il portale per scoprire e ordinare vini dai produttori italiani: “Diciamo che se Luiss Enlabs è stata un’ottima università, è a PiCampus che siamo entrati nel mondo del lavoro, perché ci serve molto per l’esternalizzazione e perché chi sta più in alto aiuta chi ancora ci deve arrivare” dice Federico De Cerchio, Ceo della startup. Ci sono anche Filo, una delle realtà più premiate nel panorama romano, Boom, che sta progettando il nuovo Concorde che dovrà collegare Londra e New York in tre ore e mezza, o ClickMeter e la sua nuova ReBrandly, l’app che ti permette di creare shortlink per fare del tuo nome un brand da condividere e valorizzare: “PiCampus è un’isola felice” sentenzia il suo fondatore, Davide De Guz.

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