L’Industria 4.0 ha tra i suoi protagonisti anche le startup. Questo storico processo che porterà alla produzione industriale del tutto automatizzata e interconnessa vede in prima linea le industrie italiane attive nei settori della manifattura additiva, della stampa 3D, della robotica, delle comunicazioni, delle interazioni machine-to-machine e delle nuove tecnologie. Ma naturalmente sono coinvolte nella quarta rivoluzione industriale anche e soprattutto le nuove imprese innovative che, in quanto tali, sono in grado di “contaminare” le aziende tradizionali con le loro idee e soluzioni. In Italia il numero di startup attive nel settore dell’Industria 4.0 è ancora ridotto: tra queste, solo per citarne qualcuna, Alleantia, impegnata nell’Internet of Things, Experenti nella human interface, PhiDrive (motori rotativi piezoelettrici), Ioota (Internet of Things), Kenstrapper, attiva nel mondo delle stampanti 3D, e Sysdev, startup ospite di I3P, l’incubatore del Politecnico di Torino, che realizza sensori per monitorare la condizione dei pilastri e grandi strutture.
Sabato 15 ottobre è stata varata dal Consiglio dei ministri la Legge di Stabilità che contiene, tra le varie cose, anche i provvedimenti contenuti nel piano del governo per l’Industria 4.0 presentato il 21 settembre scorso dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Obiettivo: favorire la digitalizzazione delle filiere industriali del nostro Paese. Il piano, che dovrebbe diventare legge con l’approvazione della Legge di Stabilità entro la fine dell’anno, punta a mobilitare nel 2017 investimenti privati aggiuntivi per 10 miliardi, 11,3 miliardi di spesa privata in ricerca, sviluppo e innovazione con focus sulle tecnologie dell’Industria 4.0 e 2,6 miliardi di euro per gli investimenti privati early stage. In particolare al suo interno ci sono almeno alcuni provvedimenti a carattere finanziario che riguardano direttamente o indirettamente l’ecosistema italiano delle startup e delle pmi innovative. (Qui il documento che sintetizza il piano Industria 4.0 del governo). EconomyUp ha intervistato i rappresentanti di tre startup dell’Industria 4.0, Sysdev, Armotia e Kentstrapper, per ascoltare la loro opinione. In generale i commenti sono stati positivi, ma gli startupper hanno fornito ulteriori suggerimenti su cosa a loro parere andrebbe fatto per migliorare ulteriormente la situazione.
►Cosa c’è in programma per le startup
♦Detrazioni fiscali fino al 30% per investimenti fino a un milione di euro in startup e piccole e medie imprese innovative
♦Assorbimento da parte di società “sponsor” delle perdite di startup per i primi 4 anni
♦Agevolazione fiscale mediante detassazione capital gain su investimenti a medio/lungo termine . Questa richiesta era stata lanciata nella primavera del 2014 da EconomyUp con l’hashtag #StartupNOtax ed è poi confluita nel piano del governo.
♦Programma “acceleratori di impresa”: finanziare la nascita di nuove imprese con focus Industria 4.0 con una combinazione di strumenti agevolativi e attori istituzionali (Cassa Depositi e Prestiti, Cdp)
♦Fondi di investimento dedicati all’industrializzazione di idee e brevetti ad alto contenuto tecnologico con il supporto di Cassa Depositi e Prestiti.
♦Fondi VC dedicati a startup dell’Industria 4.0 in co-matching con Cassa Depositi e Prestiti e il coinvolgimento di Invitalia.
♦ Iperammortamento al 250% per l’acquisto di beni legati all’industria 4.0
♦ Rifinanziamento del Fondo centrale di garanzia, agevolazione del Ministero dello sviluppo economico (Mise) per le piccole e medie imprese (pmi) e per le startup, in base al quale lo Stato si fa garante di una quota del prestito (fino all’80%) erogato dalle banche alle attività imprenditoriali
►Cosa le startup chiedono al governo
♦ Meno burocrazia e tempi più rapidi – “Nel piano Industria 4.0 occorrerebbe inserire anche misure anti-burocrazia per agevolare lo sviluppo e l’affermazione delle startup” dice Luciano Cantini, CTO o co-founder di Kentstrapper, startup fiorentina che produce e vende stampanti 3D. “In Italia c’è una burocrazia che rasenta il grottesco e non rende certi i tempi di nessun tipo di intervento volto a finanziare le startup, sia dell’Industria 4.0 sia degli altri settori” aggiunge Antonio Ranalli di Armotia. “Noi per esempio – prosegue Ranalli – abbiamo vinto un bando europeo per il quale stiamo attendendo la liquidazione da ormai 10 mesi. Per quanto riguarda altri bandi a cui abbiamo partecipato, i tempi di ammissione dovevano essere di tre mesi e ormai ne sono passati otto senza avere risposta. Una volta vinto un bando, i finanziamenti dovrebbe essere concessi prima o durante, ma non dopo, perché così si obbliga la startup a cercare un finanziamento bancario per poter avere liquidità. O la si costringe a chiudere”.
♦ Tavoli di lavoro – Bisognerebbe creare un tavolo di lavoro permanente a livello operativo tra startup e aziende dell’Industria 4.0. Lo pensa Marco Bonvino, Ceo di Sysdev, startup fornitrice di soluzioni Internet of Things per il monitoraggio di edifici e infrastrutture, che spiega: “Le startup sono il magma, il brodo di cultura, forniscono elementi di innovazione su settori che le industrie non sono in grado di esplorare. L’Industria 4.0 prevede la collaborazione, e in certi casi la fusione, tra settori aziendali differenti. È finita l’era delle specializzazioni, occorre mettere insieme gente che non si parla da decenni. Questo processo può avvenire più in fretta se la grande industria riesce ad attingere al ‘brodo di coltura delle startup’, verificare se emergono proposte valide e quindi coinvolgerle. Ma serve appunto che startup e industrie siedano allo stesso tavolo”.
♦ Convocazione da parte del governo – A proposito di tavoli, per contribuire a definire il piano del governo sull’Industria 4.0 che dovrebbe poi entrare nella legge di stabilità sono state e saranno convocate dall’esecutivo le parti sociali, Confindustria compresa. Ma non risulta che siano state convocate associazioni di rappresentanza delle startup quali per esempio Italia Startup, fondata nel 2012, presieduta da Marco Bicocchi Pichi e formata da imprenditori, investitori, industriali, startupper, enti e aziende con l’obiettivo di dare vita anche nel nostro Paese a un ecosistema imprenditoriale competitivo. Eppure queste associazioni di categoria avrebbero potuto portare nel dibattito il contributo delle giovani imprese, quelle che, più di altre, sono in grado di comprendere e riuscire ad implementare la portata innovativa che scaturirà dalla quarta rivoluzione industriale. Gli startupper dell’Industria 4.0 sono convinti che la loro presenza tra le parti sociali sarebbe di estemo rilievo.
♦ Più open innovation per l’Industria 4.0 – “Per il tipo di prodotto che stiamo sviluppando, siamo già dentro Industria 4.0 e vorremmo applicarne i principi” dice Antonio Ranalli di Armotia. “Il panorama delle aziende italiane, per lo più PMI, è molto vario: ci sono aziende ben predisposte all’innovazione ed altre dove essa attecchisce meno. Se però le soluzioni fornite dall’Industria 4.0 porteranno reali vantaggi competitivi, come noi crediamo (riduzione dei costi e miglioramento dei prodotti con conseguente aumento del valore aggiunto) gli imprenditori se ne accorgeranno. E ci sono ci sono due vie attraverso le quali una startup come la nostra può portare innovazione all’Industria 4.0: quelle già avviate come clienti o fornitori delle pmi: e una sorta di ‘travaso’ delle conoscenze che stiamo sviluppando con le grandi aziende tramite l’open innovation ovvero quel processo attraverso il quale sono le grandi aziende che cercano, finanziano, acquisiscono quote di startup per portare ‘aria nuova’ al loro interno”.