Milano si candida a diventare capitale italiana della sharing economy. Venerdì la giunta di Palazzo Marino ha approvato una delibera d’indirizzo per “promuovere e governare lo sviluppo delle economie di condivisione e collaborazione” sull’esempio di altre città del mondo (Amsterdam, Hong Kong, Sidney). Del resto, sul fronte della mobilità, lo sharing è già realtà nel capoluogo lombardo. Iniziato con il bike sharing (10 mila utilizzi al giorno), si è poi esteso alle auto (2.000 circa tra i servizi Enjoy, Car2go, GuidaMi, E-vai, Twist). Le novità per Expo saranno scooter e biciclette a pedalata assistite. Altro punto forte sono i coworking, uffici condivisi dove i liberi professionisti affittano una scrivania, e i fab-lab, piccole officine artigiane d’innovazione. I co-working, a Milano, sono 30, i fab-lab sette disseminati in tutta la città. Ma perché il capoluogo ha deciso di scommettere sulla sharing economy? E cosa ne potrebbero scaturire? Ecco tutte le cose da sapere su questo fenomeno emergente che può diventare un’opportunità per l’economia locale e nazionale.
– Che cos’è la sharing economy e perché è il ponte fra aziende e startup. Ivana Pais, docente di sociologia economica, spiega il nuovo modello basato su tre elementi: la condivisione, la relazione orizzontale tra organizzazioni, una piattaforma tecnologica.
– Come fare business con la sharing economy. Grazie all’economia della condivisione sono numerose le startup italiane che stanno crescendo. Da Zooppa (creazione di contenuti) a Cortilia (agricoltura), da Gnammo (social eating) a Starteed (crowdfunding). La crisi, in questo, caso ha aiutato. Il carburante è Internet ma per tutti è in gioco un cambio di mentalità.
– Sharing economy, 10 idee che funzionano. Il vento dell’economia della condivisione sta soffiando in molti settori: dalla mobilità (BlaBlaCar) alla finanza (prestiamoci.it), dai contenuti creativi (Zooppa) al food (Gnammo) e al crowdfunding (Starteed). Moda passeggera o vera rivoluzione?
– Chi condivide fa bene anche a te, digli di continuare. Uber e Airbnb, Car2Go ed eBay. Che cos’hanno in comune? Si fondano sulla sharing economy, che fa nascere nuovi business, crea lavoro e cambia le abitudini. Le prime a beneficiarne sono le startup. Ma anche le grandi aziende stanno prendendo l’iniziativa.
– Ecco le tendenze del futuro che le imprese tecnoscettiche non vedono. Maria Grazia Mattei, ideatrice del Meet the Media Guru, racconta quali saranno gli impatti dei sistemi hi-tech sui modelli di business: “Le parole d’ordine sono sharing economy, droni, realtà aumentata, social network” spiega. E avverte: “Bisogna alfabetizzare il Made in Italy. Non possiamo più perdere tempo”.
– Aziende e sharing economy: si cresce solo collaborando. “Competizione vs collaborazione? No, oggi per essere competitive le aziende devono essere collaborative. È l’affermarsi di sharing economy e coworking”. Rossella Sobrero, docente di Comunicazione Pubblica e Sociale all’Università degli Studi di Milano, spiega quali sono i cambiamenti apportati dall’economia collaborativa.
– Sharing economy, un italiano su tre vuole provarla. Da uno studio Ipsos commissionato da Airbnb e Blablacar emerge che il 75% dei cittadini conosce l’economia della condivisione e che il 31% è disposto a sperimentarla. Almeno una persona su dieci già ricorre a questi servizi. Il ricercatore: “La molla non è solo il risparmio, ma anche l’innovazione e l’etica”.
– La logistica abbraccia la sharing economy: il modello di Ceva. Il colosso olandese Ceva Logistics ha creato in Italia poli logistici in cui diverse aziende competitor nello stesso comparto condividono persone, infrastrutture, processi e flussi di trasporto. Chiellino, ad per l’Italia: “Un modo per aumentare i volumi, abbattere i costi e ridurre l’impatto sull’ambiente”.
– Freemarket, compra gratis e parlane bene. A Copenaghen nasce il primo supermercato virtuale nel quale è possibile comprare prodotti a costo zero, basta soltanto lasciare una recensione sulle merci e un post sui vari social network. È la nuova filosofia del “tryvertising” che si appresta a sconvolgere le regole del marketing.
– Dai un passaggio e noi ti diciamo quanto ci guadagna l’ambiente. L’ad di Bringme, Gerard Albertengo, spiega come è nata la piattaforma di carpooling che permette di visualizzare le possibilità di condivisione di un percorso e di misurare l’effettivo risparmio in termini di CO2. “All’inizio volevamo creare un semplice servizio web riservato ai pendolari”. (L.M.)