L’Intelligenza Artificiale è oggi “front and center” in gran parte delle discussioni che abbiamo con i nostri corporate partner. Solo nel mese di giugno abbiamo in programma due bootcamp aziendali (uno in Italia e uno in Silicon Valley) per approfondire il tema. Nel frattempo è utile confrontarsi con le visioni e le esperienze di implementazione di chi sta mettendo la testa sul tema e ha il profilo e la competenza per condividere pareri “qualificati”.
Un paio di settimane fa avevamo sentito Patrick Oungre (Head of Innovation di A2A). Qui il link all’articolo (e alla puntata di Innovation Weekly di cui era stato ospite).
La mia visita a Roma a Terna di una decina di giorni fa è stata l’occasione per sedersi (rectius stare in piedi visto che utilizza uno standing desk) con Massimiliano Garri (Executive Vice President of Innovation and Market Solutions). Rimandando all’episodio di Innovation Weekly per avere accesso a tutta la nostra conversazione, riassumo di seguito i principali spunti emersi chiacchierando insieme a Giovanni Iozzia con Max.
Ci sono due intelligenze artificiali
“L’AI sta in due momenti molto diversi l’uno dall’altro.”
L’intelligenza artificiale classica
Da un lato, l’intelligenza artificiale “classica” (machine learning, deep learning, riconoscimento immagini, …) che ha tantissime applicazioni e può dare un contributo enorme al miglioramento dell’automazione, soprattutto se agganciata alla robotica. È uno strumento ove l’efficienza e l’efficacia si può misurare (per esempio, Terna ha progetti per l’analisi automatica dei guasti sulle linee elettriche, l’individuazione ex ante di reperti archeologici sui suoli in modo da ottimizzare opere e saggi, …). In questi ambiti non ha più senso qui parlare di trend emergente. Vanno solo messe a terra le applicazioni.
L’intelligenza artificiale generativa
“Se parliamo di GenAI divento molto strabico: con un occhio vedo che è totalmente inutile, con l’altro vedo che cambierà il mondo.”
GenAI: dove stanno gli use case di valore per le aziende?
Nell’applicazione della Gen AI alle corporate mancano oggi ancora gli use cases, il “cui prodest”.
“Ho fatto un’infinità di incontri con provider che mi vengono a presentare soluzioni. Ma quali sono gli use case di valore? Fare il chatbot migliore per aprire i ticket con l’IT? Qual è il business case che c’è dietro? Perché, oltre all’investimento, ci sono i costi per tenere in piedi le infrastrutture”.
E poi ci sono i temi del rischio e dell’accountability che sono alla base del funzionamento delle aziende sane e che, al momento, non sono minimamente affrontati.
L’AI rivoluzionerà il mondo delle startup
“Tra qualche anno le startup che nasceranno (in America) avranno 2-3 founder, 4-5 sviluppatori e tutto il resto dei dipendenti saranno bot fatti con l’intelligenza artificiale generativa.”
E sarà attraverso il canale delle startup (più che delle grandi imprese) che verrà veicolata la rivoluzione dell’AI.
L’Intelligenza Artificiale si sposerà con il … Metaverso
Le tecnologie non vanno mai da sole.
“L’intelligenza artificiale generativa non lavorerà da sola. Lavorerà con il metaverso.Il metaverso è il luogo naturale dove si svilupperà la GenAI, l’ambiente dove lavoreranno insieme le persone con l’intelligenza generativa“.
n una parola: molteplicità: ossia mettere insieme tante cose per inferenziare qualcosa di nuovo. E in questo la sostenibilità avrà un ruolo chiave. Ecco la “lezione americana” sull’AI del (calviniano) Max Garri.