Janssen Italia è l’azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson operante sul territorio italiano dal 1995, con due sedi a Cologno Monzese (MI) e Borgo San Michele (LT), che impegnano circa 1220 dipendenti; nel 2017 ha registrato un fatturato di 711 milioni di euro, con investimenti in R&D per 17 milioni di euro.
L’innovazione è già di per sé insita nel credo aziendale, che promuove la continua ricerca e sviluppo di idee innovative di salute, con l’obiettivo ultimo di aumentare l’aspettativa e la qualità della vita dei propri clienti. Fare innovazione al giorno d’oggi non può che far riferimento anche al fenomeno della Open Innovation e alla possibilità di lavorare a progetti sperimentali grazie alla collaborazione con realtà snelle e innovative come le startup. Stefano Zagnoni, Head of Strategic Multichannel and Innovation, descrive quali sono, secondo il suo punto di vista, quelle leve che possono contribuire ad una collaborazione più proficua tra Janssen stessa e le startup.
Passando agli aspetti della collaborazione azienda-startup più “hard”, che fanno riferimento alla stesura del contratto, alle condizioni di condivisione o meno della proprietà intellettuale, agli accordi e alle clausole, Zagnoni ha messo a punto una modalità a step di ingaggio delle startup con lo scopo di ridurre i rischi e focalizzare i risultati.
L’importante regolamentazione del settore farmaceutico costringe l’azienda a dover inquadrare i servizi e i prodotti delle startup all’interno delle regole aziendali; per rendere più agevole e snello questo processo, Zagnoni e il suo team Innovation hanno stilato un accordo tipo per lavorare con le startup che si presenta come un Memorandum of Understanding.
Partendo dal Memorandum of Understanding, grazie alla metodologia del Lean Canvas, il processo viene suddiviso in tre fasi.
La prima fase, soprannominata “Pre-PoC”, ha l’obiettivo di conoscere meglio la startup, capirne il grado di affidabilità, come lavora il team e provare il servizio/prodotto nelle sue forme più semplici. In questa fase, la startup propone un pre-pilota (pre-PoC), ovvero un progetto, circoscritto nello spazio e nel tempo, della durata di circa 1 mese, a titolo gratuito, limitato a setting specifici, una specie di “demo” che non impegna più di tanto le risorse della startup.
In caso di buona riuscita del pre-pilota, si passa alla seconda fase di “PoC”.
In tale fase, visto che il PoC presuppone un trasferimento di valore, risulta necessaria la stesura di un contratto tra le parti: si chiede quindi alla startup di portare avanti un progetto pilota, della durata di 2-3 mesi circa, durante la quale viene valutata tramite KPIs, definiti a priori dall’azienda e condivisi con la startup stessa; se il pilota soddisfa le esigenze, allora si procede all’estensione del contratto, entrando nella terza fase, denominata appunto “Estensione del PoC o Contratto di Partnership” della durata di circa un anno.
Al termine del contratto l’azienda si riserva infine di valutare un’ulteriore estensione o meno dell’accordo.
Lavorare con le startup può portare benefici tangibili ma può risultare anche complicato: presuppone uno sforzo sia da parte della startup ad essere disponibile e sempre più orientata al business ma anche dell’azienda e del suo team . Di questo si è discusso al tavolo di confronto dal titolo “Lavorare con le startup” dell’Osservatorio Startup Intelligence.