Ho “incontrato” Neuron Guard” lo scorso 16 dicembre alla Seconda giornata della generatività a Milano. Più che incontrato, per meglio dire ho ascoltato una fondatrice di questa startup, Mary Franzese, bocconiana di 29 anni. Lei ed Enrico Giuliani, medico di 33 anni, hanno fondato Neuron Guard.
Franzese e Giuliani sono partiti mossi dal desiderio di aiutare a migliorare una realtà che vede ogni sette secondi una persona al mondo accusare problemi cerebrali acuti, che sono la prima causa di disabilità permanente e generano una spesa di 330 miliardi di dollari ogni anno, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità.
L’esperienza nell’ambito della medicina d’emergenza fatta da Giuliani ha portato a ideare un collare refrigerante che riduce il rischio di lesioni cerebrali in caso di ictus, trauma cranico grave o arresto cardiaco.
In questi casi i danni irreversibili iniziano a manifestarsi dopo 8 minuti di anossia e ogni secondo che passa compromette le funzioni cerebrali del paziente. Si può cercare di rallentare il danno e il freddo ne riduce di molto la progressione.
Da qui l’idea di un collare refrigerante da mettere agevolmente al collo del paziente. Una sorta di frigorifero portatile, con celle interne che abbassano la temperatura del cervello sotto i 37 gradi: la letteratura scientifica ha dimostrato che ridurre la temperatura del cervello fino a 32 gradi per un massimo di 48 ore, aiuta a preservare le funzioni vitali in caso di grave trauma.
Il collare Neuron Guard è inoltre collegato a un’unità esterna che raccoglie, conserva e trasmette i dati clinici del paziente, permettendo un monitoraggio in tempo reale delle condizioni della persona in difficoltà.
Neuron Guard è stata creata a Modena nel maggio 2013, nell’ambito del programma di incubazione intensiva SeedLab. Ha vinto competizioni nel mondo (come l’Intel Global Challenge in California nel 2014), il premio Gaetano Marzotto (nella categoria “Dall’Idea all’Impresa) e recentemente il Premio Lamarck 2016 e raccolto numerosi finanziamenti: 656.000 euro da A11 Venture e da investitori privati, ai quali si aggiungono 250.000 euro derivanti dal commitment dei soci fondatori e 96.000 del bando start-up innovative della Regione Emilia Romagna (con il contributo della Fondazione Democenter e di UniCredit).
Il finanziamento servirà per la produzione dei primi collari, in partnership con aziende italiane ed estere, e per realizzare lo studio pilota.
A che punto siamo? “Lo studio pilota – mi dice Mary Franzese – è previsto tra la fine del prossimo mese e marzo presso l’Addenbrooke’s Hospital (Università di Cambridge). Stiamo ultimando ora il protocollo clinico. Considerando i tempi dello studio pilota, e del successivo studio multicentrico, previsto a cavallo tra quest’anno e il successivo, stimiamo l’ingresso sul mercato nel secondo semestre del 2018″.
Non sarà mai troppo presto, dato che l’obiettivo di Franzese e Giuliani è quello di “salvare milioni di vite, posizionando il nostro kit in primo luogo negli ospedali e poi sulle ambulanze e nei luoghi pubblici come palestre e impianti sportivi”.