Aiutare le aziende a entrare in contatto con professionisti della matematica applicata. È l’obiettivo di Mathesia – startup incubata presso PoliHub, startup district e incubator gestito dalla Fondazione Politecnico di Milano – prima piattaforma di crowdsourcing dedicata a chi cerca soluzioni innovative nell’ambito della modellistica, della simulazione e della data intelligence. Nata nel 2014, si fregia subito di un titolo particolare: spinoff di uno spinoff. Mathesia è infatti lo spinoff di Moxoff società nata a sua volta dal Laboratorio MOX del dipartimento di Matematica Politecnico di Milano.
«Moxoff realizza soluzioni innovative tramite modelli matematici avanzanti – spiega Ottavio Crivaro CEO della società – e punta a trasferire le conoscenze tecnologiche dal mondo accademico a quello industriale. Il suo compito è realizzare un prodotto, testarlo e – se funziona – metterlo sul mercato. Mantenendone la proprietà». Il primo prodotto realizzato è stato proprio Mathesia, piattaforma capace di trasformare un problema industriale in una sfida matematica, che oggi vanta una community di tremila persone.
Laureato in ingegneria delle telecomunicazioni a Pisa, 46 anni, Ottavio Crovario ha un passato di successo in grandi aziende telco: da Italtel a Siemens passando per H3G. Nel 2001 si occupa di business development e technology transfer per Altran, prima di lanciare nel 2009 la sua prima startup. Un anno dopo insieme ad alcuni professori del Politecnico di Milano decide di fondare Moxoff. Da cui prenderà successivamente vita Mathesia.
Come funziona Mathesia? È una piattaforma che mette in contatto i “pitchers”, aziende che sono alla ricerca di soluzioni innovative per i loro bisogni, e i “brainies” ovvero i data scientist, cioè esperti matematici in grado di estrarre informazioni utili a partire dall’analisi dei dati. Fedele alla modalità del crowdsourcing Mathesia consente alle aziende di avviare un contest a partire dalle proprie esigenze. La sfida nasce da una richiesta dei pitchers che, una volta inseriti i dettagli del problema da risolvere compresi di costi e tempi di realizzazione, lasciano spazio alle proposte dei brainies. Che arrivano dopo quattro settimane accompagnate anch’esse dalle informazioni su costi e tempi per lo sviluppo del progetto. A questo punto, nell’arco delle due settimane successive, i pitchers dovranno comunicare la scelta del progetto vincente.
Il modello di business di Mathesia consiste in una sorta di “success fee” a carico dei pitchers (gli iscritti ad oggi sono 40 in tutto) ma solo in caso di scelta di una soluzione tra quelle proposte. In altre parole se il contest si conclude positivamente, la piattaforma trattiene il 10% dell’ammontare complessivo della soluzione acquistata. Secondo i dati forniti dalla società il valore medio di una soluzione acquistata ammonta a 23 mila euro.
Sulla piattaforma ad oggi sono già in tremila, tra persone fisiche e persone giuridiche, ad essere registrati. E c’è da scommettere che crescano ancora. Perché l’interesse per le attività di Mathesia sembra non volersi fermare, nonostante, come sottolinea lo stesso Crivaro, «sia difficile parlare di cosa fa Mathesia e spiegare quali problemi risolva». Così nel 2016 sono arrivati già due importanti riconoscimenti: prima la vittoria ai Digital 360 Awards – il contest organizzato dal Gruppo Digital 360 che premia i migliori progetti di innovazione digitale in ambito business, sviluppati da fornitori hi-tech, nella categoria Big Data Analytics; poi la vittoria di .itCup Registro 2016 la competizione tra startup di Registro.it rivolta a progetti d’impresa nel settore ICT. Un premio importante soprattutto perché garantisce un periodo frequentazione della startup school di Mind The Bridge in Silicon Valley.
«Abbiamo partecipato quasi per caso – racconta Crivaro. Dopo aver ricevuto la segnalazione, poco prima dell’estate, in meno di 24 ore siamo riusciti a buttare giù una domanda di partecipazione. Più che altro ci interessava capire come venivamo percepiti dall’esterno. Alla fine abbiamo addirittura vinto». L’opportunità è di quelle da cogliere al volo, tre settimane nella Silicon Valley e la possibilità di aprirsi a un percorso di internazionalizzazione che potrebbe portare a scenari inaspettati. «Andremo in Silicon Valley nel 2017 – spiega Crivaro – e puntiamo a restarci almeno per un anno. Negli Stati Uniti le piattaforme di crowdsourcing sono una realtà consolidata e un business come il nostro, basato sulla matematica applicata, potrebbe essere davvero disruptive. Per questo prenderemo un ufficio lì cercando anche di entrare in contatto con aziende e fondi di investimento».
Nel frattempo, prima di fine anno, Mathesia cercherà di chiudere un round di finanziamento da 500mila euro che vede coinvolte diverse aziende italiane. «Sono soldi che ci serviranno per lo sviluppo commerciale del prodotto – spiega Crivaro – prendere un ufficio negli Stati Uniti e fare digital marketing, che ritengo sia un’attività strategica per la crescita di Mathesia». Oltreoceano per cercare di scalare quindi, e sfruttare le opportunità che il mercato dei big data analytics offre in America. E perché no fare di Mathesia il Google della matematica.