«Uno strumento fondamentale per chi fa early stage e per i fondi seed. Molto meno per chi fa venture capital».Il giorno dopo la buona notizia arrivata da Bruxelles dello sblocco delle agevolazioni fiscali per chi investe in start up Massimiliano Magrini non sembra condividere l’entusiasmo di chi crede che adesso sarà tutto più facile.
Stefano Firpo, capo della segreteria del Ministero dello Sviluppo Economico, appena ricevuta la lettera del Commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia ha parlato di “vittoria strepitosa”, aggiungendo: “Abbiamo svoltato”. Magrini, che è managing partner del fondo United Ventures e conosce bene il mondo del capital di rischio, è più cauto: «Certamente le nuove agevolazioni fiscali che ci saranno dal 2014 rappresentano un importante opportunità per il mondo dei business angel, per chi fa piccoli investimenti e avrà adesso un incentivo. Il vantaggio fiscale sarà decisivo per la prima fase di finanziamento di una startup, quando bastano poche decine di migliaia di euro. Ma per chi deve costituire un fondo da 30, 50 o 100 milioni di euro non cambia molto».
C’è una questione tecnica e una questione stretgica, osserva Magrini. Intanto chi deve mettere dei capitali in un fondo di venture capital sa che saranno vincolati per almeno 10 anni e quindi l’incentivo fiscale non costiutisce una molla decisiva. Eppoi, aggiunge Magrini, i problemi del venture capital italianoi non si risolvono certo con la promessa di un risparmio fiscale, serve altro, a cominciare dal Fondo dei fondi. Certamente gli incentivi fiscali rappresenteranno uno stimolo per il crowdfunding, nei confronti del quale Magrini è ancor più cauto: «L’allocazione di capitali senza intelligenza e strategia non credo servano a molto». (g.io)