SPACE ECONOMY

L’Italia ha un unicorno: D-Orbit verso il Nasdaq con una valutazione da oltre 1 miliardo

La società fondata nel 2011 da Rossettini, impegnata a mitigare il problema dei “detriti dello spazio”, ha annunciato l’intenzione di quotarsi al Nasdaq attraverso la fusione con una SPAC che la porta alla valutazione di 1,28 miliardi di dollari. Così D-Orbit diventa un unicorno italiano, seppure con capitali non italiani

Pubblicato il 28 Gen 2022

Luca Rossettini, founder e CEO di D-Orbit, si allea con Marubeni

D-Orbit, la startup attiva nel settore aerospaziale che si occupa di mitigare il problema dei “detriti dello spazio”, ha annunciato l’intenzione di quotarsi al Nasdaq, il mercato finanziario statunitense per i titoli tecnologici, attraverso una fusione con una Spac (Special purpose acquisition company, società di acquisizione a scopo speciale) in un accordo che valuta la società italiana di trasporto e logistica nello spazio 1,28 miliardi di dollari. Di conseguenza l’azienda fondata da Luca Rossettini diventerà la prima unicorn company italiana del nuovo decennio, perché riuscirà a tagliare il traguardo del miliardo di dollari di valutazione, anche se la valorizzazione arriva da una IPO e non da un round di finanziamento di venture capital come prevederebbe la definizione tecnica. Ma per l’Italia avere una startup che ha tenuto duro 10 anni nel mercato competitivo e globale della space economy e che arriva a un passo dal più importante listino tecnologico con una valutazione di quel livello è un risultato che può e deve far sperare per avere finalmente unicorni a rigor di norma.

Attraverso la fusione con Breeze Holdings Acquisition Corp., D-Orbit prevede di raccogliere 185 milioni di dollari, fondi che utilizzerà per incrementare l’assunzione di personale e accelerare gli investimenti in prodotti e servizi, tra cui il suo vettore satellitare In-Orbit Now (ION).

D-Orbit è stata la prima compagnia di trasporto nello spazio a dimostrare di poter spostare i satelliti dal punto in cui un grande razzo li lascia cadere in orbita verso le destinazioni orbitali desiderate. L’azienda italiana ha condotto quattro missioni ION. Altre due sono previsti nella prima metà del 2022.

Come è nata e che cosa fa D-Orbit

Fondata a Milano nel 2011 da Luca Rossettini, l’attuale amministratore delegato, D-Orbit è stata inserita nella Red Herring Top 100 Global Competition come una delle 100 aziende più innovative e promettenti al mondo grazie al sistema di decommissioning spaziale che ha inventato. Si tratta di un dispositivo che permette di rimuovere i satelliti dallo spazio alla fine del loro ciclo di vita e ricondurli a terra. Il prodotto consente di ridurre i costi per gli operatori satellitari, di aumentare la redditività dei satelliti e di incrementare la fruibilità dei servizi satellitari a livello mondiale.

La startup è stata incubata da ComoNExT, polo di innovazione tecnologica con sede a Como che mette a disposizione competenze e conoscenze presenti nel suo hub a favore delle imprese che hanno già maturato la necessità di innovarsi, ma che hanno bisogno di supporto per affrontare il cambiamento. La società di Rossettini risulta anche tra le startup innovative selezionate per il Premio Gaetano Marzotto.

Nel 2015  ha chiuso un round di investimenti per un valore di circa 1,83 milioni di euro, al quale hanno partecipato vari soggetti, tra cui il Club degli Investitori, con un finanziamento di circa 1,3 milioni di euro, mentre il resto è stata erogato da TTVenture e Como Venture, già partner finanziari di D-Orbit.

Nel 2016 la startup ha ottenuto 2 milioni di euro grazie a Horizon 2020 – SME Instrument, programma di finanziamento alla ricerca scientifica e all’innovazione della Commissione europea.

Nel 2017 ha effettuato il primo decommissioning di un satellite, ovvero la rimozione sicura e controllata degli oggetti orbitanti al termine della loro vita operativa.

Ad oggi, secondo Crunchbase, la startup ha ricevuto un totale di 25,4 milioni di dollari di finanziamenti da 13 diversi investitori.

Tra i lead investor dell’azienda c’è Indaco Sgr con una quota pari al 26,5%. I fondi coinvolti sono infatti TTV Venture, come indicato sopra, e TTSeed, sempre di Indaco Sgr.

Il quartier generale di D-Orbit risulta essere a Fino Mornasco (Como), altri sedi in Portogallo, UK e Usa.

D-Orbit come Benefit Corporation

La società lombarda è la prima azienda spaziale al mondo ad essere certificata come B Corporation (B-Corp). Nella sua missione rientra infatti la capacità di fornire servizi di manutenzione orbitale (in-orbit servicing) per rendere possibile la costruzione di infrastrutture per un uso più pulito, più sicuro e più sostenibile dello spazio.

D-Orbit

Perché la startup dello spazio si quota in Borsa

“D-Orbit è stata fondata con la missione di consentire l’espansione nello spazio e alimentare la nuova economia spaziale, e la transazione che stiamo annunciando oggi è un importante passo avanti verso i nostri obiettivi”, ha dichiarato il CEO di D-Orbit Luca Rossettini in una nota stampa. “Abbiamo fatto enormi progressi nello sviluppo e nella dimostrazione della nostra esclusiva tecnologia ION, oltre a costruire una base di clienti dedicata a cui abbiamo fornito servizi di consegna satellitare dell’ultimo miglio e infrastrutture avanzate per oltre otto anni. Oggi forniamo servizi end-to-end completi, garantiamo l’implementazione dei satelliti nelle orbite richieste e riduciamo il tempo dei nostri clienti dal lancio alla generazione di entrate“.

D-Orbit e l’accordo SPAC: come funziona

Attraverso l’accordo SPAC, D-Orbit sta unendo le forze con il Charles F. Bolden Group, un’organizzazione fondata dall’ex amministratore della NASA Charles Bolden, un maggiore generale in pensione del Corpo dei Marines. Il Bolden Group, un investitore in D-Orbit, ha un accordo di partnership con Breeze. A far parte del consiglio di amministrazione della società pubblica creata dalla fusione saranno A. Ché Bolden, presidente e CEO di Bolden Group, e Renee Wynn, ex chief information officer della NASA e consulente per la sicurezza informatica di Bolden Group.

“Con la sua comprovata offerta di trasporto spaziale, i servizi in orbita, la certificazione B-Corp e le tecnologie interne differenziate, D-Orbit può svolgere un ruolo chiave nel facilitare l’implementazione dei satelliti oggi e catturare opportunità in futuro con l’aumento della domanda di servizi in orbita”, ha detto A. Ché Bolden in una nota. “Non vediamo l’ora di lavorare a stretto contatto con Luca e il team D-Orbit per portare questo business a livelli astronomici di crescita”.

Se tutte le condizioni per la fusione saranno completate, compresa l’approvazione da parte degli azionisti di Breeze Holdings Acquisition Corp., le azioni ordinarie D-Orbit saranno negoziate sul Nasdaq Capital Market con il simbolo ticker DOBT.

Nel comunicato stampa, D-Orbit svela ricavi per $ 3,4 milioni nel 2021, un backlog di $ 21,5 milioni, contratti negoziati per un valore di $ 167 milioni e una pipeline da $ 1,2 miliardi. La società prevede di diventare redditizia nel 2024 con un fatturato previsto di circa 453 milioni di dollari.

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