Fare startup, avere l’obiettivo di fondare una nuova impresa è una sfida importante, soprattutto, in un periodo macroeconomico e sociale complesso e articolato come quello che stiamo vivendo.
Creare una startup è una risposta valida ad alcuni dei problemi che assillano i nostri tempi e diverse generazioni. Non solo quelle più giovani, perché si può essere o diventare startupper a qualsiasi età, basta avere la spinta dell’innovazione.
Fare startup, l’impatto sull’occupazione
Una delle ricadute più positive delle startup è sull’occupazione, a dirlo sono i dati Istat che certificano come i livelli siano in crescita non solo tra i dipendenti, ma anche tra gli autonomi nel 2023 e nei primi mesi di quest’anno. Medesima tendenza del triennio 2020-2022, come sottolineano le analisi dell’Osservatorio Startup Hi-tech e Startup Thinking del PoliMi con un tasso di crescita dei posti di lavoro del 59% per le startup italiane. Nel periodo preso in considerazione, l’80% dei posti di lavoro è generato da circa il 25% delle startup.
Favorire la nascita di startup innovative significa dare un contributo reale alla crescita economica del nostro Paese, e creare contesti ed ecosistemi positivi, capaci di contenere l’espatrio dei talenti alla ricerca di un posto di lavoro appagante.
Innovazione, scalabilità e replicabilità sono i requisiti fondamentali di una startup innovativa, una particolare categoria di impresa che nel nostro Paese è definita dal D.lgs 179/2012, che stabilisce le norme che regolano la loro creazione, lo sviluppo e l’operatività.
Le regole per fare startup in modo più semplice
Conoscere e saper applicare le regole che facilitano la nascita di queste nuove società è importante tanto quanto l’idea di prodotto o di servizio alla loro base. Ne consegue che la crescita delle quasi 12mila startup innovative censite nel 2021 dal Mimit (Ministero delle imprese e del Made in Italy, +17,4% sull’anno precedente) e veder avanzare il loro numero dovrebbe essere un obiettivo nazionale. Nel 2023 gli investimenti in startup in Italia hanno accusato un calo del 37% rispetto al 2022, con un valore che ha superato di poco l’1,1 miliardi di euro nei 325 round registrati da Italian Tech Alliance e Growth Capital. È una diretta conseguenza delle startup come specchio delle difficoltà che stiamo attraversando, con una cautela negli investimenti che si fa sempre più evidente.
Una situazione in linea con quanto accade negli altri mercati europei che, però, può essere usata come leva italiana per recuperare il gap con gli ecosistemi confinanti e spingere ancora di più sull’acceleratore di nuove imprese.
Ne consegue che, per adottare modelli di business innovativi, le e gli startupper devono saper curare la propria idea imprenditoriale sotto tutti gli aspetti e avere il bagaglio culturale e manageriale adatto ad affrontare le criticità che, abitualmente, le imprese incontrano.
Evitare i rischi dell’imprenditore alle prime armi
Tra pratica e strategia, bisogna far leva sulle norme, comprendere le evoluzioni del mercato, conoscere i meccanismi alla base della suddivisione delle quote, distinguere le differenze tra un investitore istituzionale e uno privato: questi sono alcuni degli elementi su cui dover fare affidamento.
Certamente tanti aspetti e discipline che, spesso, sull’onda dell’emotività, vengono sorpassate dal valore dell’idea ritenuta il motore essenziale di una startup. Il progetto più innovativo e favoloso rischia di capitolare davanti, per esempio, alla firma di un term sheet di cui non si sono ben compresi termini, obblighi e diritti.
I rischi dell’imprenditore principiante possono essere tanti e possono costare caro, ma bisogna assumere la consapevolezza che lo Startup Act è dalla parte dell’innovatore, sempre, anche quando la risposta del mercato è negativa.