Piccole startup italiane crescono. Secondo il Registro delle startup innovative di Infocamere, aggiornato al 14 aprile, sono 1.941. Quota duemila, quindi, è a pochi passi. Delle oltre 1.900 startup, 263 nate nel 2014. Nell’ultima settimana le nuove iscrizioni sono state 35: la media di cinque al giorno.
Delle nuove imprese, il 58% ha la propria sede al Nord, il 22% al Centro e il 20% al Sud, a dimostrazione del grande dinamismo dei neoimprenditori del Mezzogiorno. La Regione capofila è ancora una volta la Lombardia, con 393 startup, seguita da Emilia-Romagna (222), Lazio (199), Veneto (159) e Piemonte (156). Prima Regione meridionale della lista è la Campania, con 95 neoimprese. Fanalino di coda è la Valle d’Aosta, con sette nuove iniziative imprenditoriali all’attivo.
Su 1.941 aziende, sono quasi 700 (696) quelle che hanno già depositato il bilancio. Tra queste, 227 (il 32,6%) hanno fatto registrare un fatturato superiore a 100 mila euro. E all’interno del gruppo che ha realizzato i ricavi più alti spiccano anche 16 imprese con un giro d’affari che va oltre il milione di euro.
Quanto ai settori, a fare la parte del leone è il terziario, visto che ben 1.512 startup sono classificate nella categoria “servizi”, a cui vanno aggiunte le 69 imprese che operano nel commercio e le 7 che si occupano di innovare il turismo. Più ristretto è il campo della manifattura: le imprese innovative nell’industria e nell’artigianato sono 343 (il 17%). Il made in Italy concepito come produzione di oggetti di alta qualità sembra quindi non stuzzicare abbastanza le nuove leve dell’imprenditoria italiana. Per non parlare dell’agricoltura e della pesca, in cui solo cinque nuove imprese hanno le carte in regola per essere definite startup innovative ed essere conteggiate nel Registro.
A testimoniare che l’attenzione delle nuove imprese verso l’ambiente e le fonti rinnovabili è forte c’è il riscontro sul numero di startup attive in ambito energetico: 368. Sono invece 63 quelle definite “a vocazione sociale”. E se è vero che tutte le startup puntano sull’innovazione, lo stesso non si può dire della comunicazione: per quanto possa sembrare strano, solo 704 delle 1.941 startup menzionate (il 36%) è dotata, secondo il Registro, di un sito internet.
Ma l’ecosistema riesce a creare occupazione? Delle 652 startup che hanno comunicato il numero di addetti, 59 impiegano almeno cinque persone (classe B), 23 almeno dieci (classe C) e 3 almeno venti (classe D). Per le restanti 567 imprese (classe A), il team oscilla tra zero e quattro dipendenti. Se ipotizziamo che queste ultime abbiano dato lavoro ad almeno una persona e che le aziende rientranti nelle classi B, C e D abbiano assunto il quantitativo minimo di lavoratori per la propria classe, otteniamo una stima dell’occupazione minima generata dalle startup innovative presenti nel Registro. Il totale, secondo questa ipotesi, è 3.930. Ma considerando che mancano all’appello i dati sugli addetti della maggior parte delle startup, possiamo affermare senza dubbio che l’occupazione creata da queste imprese è ben più ampia.