Le startup e l’Italia: gran posto per cominciare, non per crescere

Lo hanno detto investitori e imprenditori al Bocconi#StartupDay, nato per promuovere le imprese innovative. Magrini (United Ventures): «Ritardi mostruosi». Ainio (Banzai): «Mercato finanziario affetto da nanismo». Boni (360 Capital Partners): «Aspiranti startupper poco professionali»

Pubblicato il 24 Nov 2015

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L’Italia è ancora molto in ritardo per quanto riguarda le startup innovative: gli investimenti sono ridotti, le exit difficili, il passaggio da startup a scaleup (le sorelle maggiori ormai cresciute) raro. È un buon posto dove partire, ma non dove espandere il proprio business. È quanto emerso dagli interventi di alcuni investitori e imprenditori invitati oggi alla giornata conclusiva della prima edizione di Bocconi#StartupDay, iniziativa organizzata dall’Università Bocconi in partnership con Citi Foundation, per promuovere le imprese innovative che si affacciano sul mercato e premiare quelle che stanno gi ottenendo risultati.

“Siamo ormai giunti alla terza fase del fenomeno startup” ha detto Stefano Caselli, pro-rettore per gli affari internazionali dell’Università Bocconi. “La prima è stata quella pionieristica degli anni Ottanta, poi c’è stata la Bolla di Internet a inizio Duemila, quindi è arrivata la terza ondata caratterizzata da tre elementi: la necessità di apprendimento relativo all’imprenditorialità; la necessità del passaggio da startup innovative a pmi innovative per contribuire alla crescita del sistema impresa basato sull’innovazione; l’attenzione dei policy maker alle startup, con l’emanazione di leggi ad hoc”. Caselli ha poi indicato gli elementi che stanno attualmente favorendo la nascita delle startup: la rivoluzione digitale, che ha abbattuto le barriere all’ingresso rendendo più facile per un giovane costituire un’impresa; la mobilità internazionale; la crescente disponibilità di capitali da investire, favorita dai tassi d’interesse ai minimi storici. “Per consolidare questo scenario – ha concluso il pro-rettore – serve la filiera: tutti possono e devono dare il loro contributo”.

La filiera parte dalle startup. E il primo a parlare è stato appunto uno startupper, Sergio Pedolazzi, fondatore di D-factory, azienda che produce Skiddi, un mini-trolley tascabile per trasportare gli sci. “Tutto si sta velocizzando, ho creato l’azienda e ho messo il prodotto sul mercato in pochi mesi – ha detto – utilizzando stampa 3D, crowdfunding e facendomi aiutare da un acceleratore di Brescia, d-namic”.

Pedolazzi si è servito di molti degli strumenti oggi a disposizione degli startupper per abbattere le “barriere all’ingresso” di cui parlava Caselli. Ma non sempre questo è sufficiente. “È vero, le barriere sono state abbattute – ha precisato Fausto Boni, general Partner di 360 Capital Partners, società di venture capital – e questo allarga molto la base, ma la punta della piramide resta estremamente ridotta”. Boni ha anche ribadito quanto “i cicli produttivi si stiano accorciando in modo drammatico: bisogna fare le cose bene, in fretta e crederci a fondo” ha chiosato. Infine una nota sulla scarsa preparazione professionale di alcuni startupper nostrani: “Ne vedo due o tre al giorno, purtroppo molti si presentano dicendo cose sbagliate, senza un prodotto, senza un team”.

Cristina Mollis, amministratore delegato di Nuvò (servizi di innovazione digitale), ha elargito un consiglio pratico agli aspiranti startupper: “Prima di cercare finanziamenti, trovatevi un cliente. Il primo cliente che ti dà fiducia è anche il tuo business angel”. “Oggi l’Italia è un grande posto dove cominciare – è intervenuto Massimiliano Magrini del fondo di investimento United Ventures – ma ancora le startup italiane non riescono ad affermarsi a livello internazionale. Questo perché su tanti fronti siamo in mostruoso ritardo”. “Da noi è difficile fare exit – ha aggiunto Paolo Ainio, presidente e Ad del gruppo digitale Banzai – anche perché il contesto è quello che è: Piazza Affari è, finanziariamente parlando, un nanetto, e per di più resistente all’innovazione. E ancora non c’è sufficiente dialogo tra startup e grandi aziende per problemi di natura culturale e generazionale”.

Al termine dell’evento è stato consegnato il Bocconi Startup Day Award alle migliori startup 2015: WISE, Comunichiamo ed eVeryride.

Tre le categorie nelle quali hanno concorso le 11 startup che sono arrivate alla fase finale del Bocconi Startup Day Award (tra le oltre 80 che hanno partecipato): la migliore startup 2015, la migliore startup nel campo dell’innovazione sociale (Social Innovation Startup); la migliore millennial startup (team di under 30 anni di età).

Migliore startup 2015
WISE, startup biomedica fondata nel 2011, che vuole produrre e commercializzare una nuova generazione di elettrodi per la neuro-modulazione e il neuro-monitoraggio per curare il dolore cronico e monitorare l’epilessia nella fase di pre-chirurgia. La tecnologia, protetta da brevetto, consente di realizzare elettrodi che integrano circuiti elettronici elastici su gomme siliconiche biocompatibili: questo li rende meno costosi, meno invasivi e più affidabili. I membri di WISE sono Luca Ravagnan, Mario Zanone Poma, Sandro Ferrari, Giulia Salzano, Laura Iris Ferro, Jens Ellrich, Davide Turco, Mauro Brunelli, Cristian Ghisleri, Paolo Milani. WISE vince la possibilità di far partecipare un socio o un componente del management team a un master SDA Bocconi scelto fra i seguenti: Executive MBA, Executive MBA Serale, Executive Master in Marketing and Sales o Master in Imprenditorialità e Strategia Aziendale; un riconoscimento economico del valore di 15.000 euro; la redazione di un case-study a cura di SDA Bocconi. Il case study verrà pubblicato dalla European Case Clearing House e dal numero di Economia & Management dedicato a Bocconi Startup Day.

Social Innovation Startup 2015
Comuni-Chiamo, piattaforma e app per la comunicazione tra i cittadini e i comuni italiani che consente ai cittadini di riportare problemi e disagi che incontrano quotidianamente nell’interazione con le amministrazioni locali municipali. Grazie al servizio di geo-localizzazione e alla possibilità di caricare immagini, le amministrazioni comunali hanno consapevolezza immediata di dove e come intervenire, senza la necessità di installare nessun software. Dal 2012, anno di fondazione, il servizio è utilizzato da 60 comuni. I membri di Comuni-Chiamo sono:Gilberto Cavallina, Matteo Buferli, Jacopo Solmi, Jason Lawrence Boon. Comuni-Chiamo vince la possibilità di far partecipare un socio o un componente del management team al master SDA Bocconi in Management delle Imprese Sociali, Non Profit e Cooperative e un riconoscimento economico del valore di 10.000 euro.

Millennial Startup 2015
eVeryride, l’aggregatore di tutti i servizi di car sharing, bike sharing e scooter sharing. Attraverso l’app, ideata nel 2014, gli utenti confrontano rapidamente tutte le alternative disponibili. L’applicazione, disponibile da giugno 2015, risponde all’esigenza di accedere ai servizi di car, bike o scooter sharing contemporaneamente da un’unica app, che raccoglie le informazioni di 11 diversi fornitori di servizi. Attualmente è disponibile in 4 città (Firenze, Milano, Roma, Torino). eVeryride è composta da Lorenzo Polentes, Gianni Robert Rehkopf, Matteo Visin,Niccolò Marco Semenzato. eVeryride vince la possibilità di far partecipare un socio o un componente del management team al Master SDA Bocconi in Imprenditorialità e Strategia Aziendale e un riconoscimento economico del valore di 10.000 euro.

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