STARTUP CULTURE

La pericolosa corsa all’unicorno, che fa perdere di vista il vero obiettivo: portare innovazione



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Lo status di unicorno non dovrebbe essere l’unico metro di giudizio per una startup di successo. La vera innovazione non si misura solo in miliardi di dollari, ma nella capacità di cambiare il mondo, offrire soluzioni utili e costruire aziende che durino nel tempo

Pubblicato il 27 mar 2025

Fabio De Felice

professore e imprenditore



Unicorni

Il mondo delle startup ha subito una profonda trasformazione: da terreno fertile per l’innovazione e la creatività a un’arena dominata dall’ossessione per il successo economico immediato.

Unicorno, una prospettiva pericolosa per le startup

Il termine “unicorno” – coniato nel 2013 dalla venture capitalist Aileen Lee – ha contribuito a cristallizzare l’idea che il vero traguardo per una startup sia raggiungere una valutazione di almeno un miliardo di dollari. Questa prospettiva, se da un lato ha alimentato il sogno imprenditoriale di molti giovani talenti, dall’altro ha generato una corsa sfrenata verso obiettivi finanziari che spesso compromettono la sostenibilità e il valore reale delle imprese emergenti.

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Le startup nascono con tre obiettivi fondamentali: portare innovazione fuori dai centri di ricerca, offrire opportunità ai talenti emergenti e garantire una crescita economica sostenibile. Tuttavia, l’evoluzione del mercato ha spostato l’attenzione su metriche di valutazione più che su risultati concreti.

Gli aspetti critici della corsa all’unicorno

L’approccio iniziale “spray and pray”, caratterizzato da investimenti su un ampio numero di idee nella speranza che alcune emergano con successo, ha evidenziato nel tempo i suoi limiti. Il modello del Lean Startup, introdotto da Eric Ries, ha cercato di portare maggiore razionalità nel processo di crescita attraverso la creazione di Minimum Viable Product (MVP) e validazioni iterative. Nonostante ciò, la pressione per ottenere finanziamenti e scalare rapidamente ha spesso spinto le startup a sacrificare la loro essenza innovativa in favore di strategie di crescita più aggressive.

La diluizione delle quote societarie

Uno degli aspetti più critici di questa corsa all’unicorno è la diluizione delle quote societarie. Molti fondatori, pur di raccogliere capitali necessari a sostenere la crescita, si trovano costretti a cedere una parte significativa del controllo della loro azienda. Diversi casi hanno evidenziato come, per raggiungere una valutazione miliardaria, alcuni imprenditori abbiano dovuto accettare condizioni di investimento che hanno ridotto drasticamente la loro influenza decisionale. 

Questo fenomeno solleva interrogativi cruciali: il successo finanziario vale la perdita del controllo sulla propria visione imprenditoriale? L’autonomia è sacrificabile in nome della crescita?

L’ossessione per il valore di mercato può portare le startup a prendere decisioni orientate al breve termine, trascurando innovazione e sostenibilità. Inseguire la valutazione più che la creazione di valore reale significa spesso puntare su strategie di marketing aggressive, espansioni premature e modelli di business non ancora solidi.

La difficoltà di mantenere le promesse fatte agli investitori

La storia recente ha mostrato come diverse startup, una volta raggiunto lo status di unicorno, abbiano faticato a mantenere le promesse fatte agli investitori, portando in alcuni casi a fallimenti clamorosi.

L’alternativa alla logica degli unicorni

Ma esiste un’alternativa sostenibile a questa logica? Alcuni suggeriscono che bisognerebbe favorire una crescita più organica e graduale, fondata su solidi fondamentali economici e innovazione reale. Tuttavia, questo approccio rischia di riportare il modello imprenditoriale a dinamiche più tradizionali, tipiche del vecchio continente, che si sono dimostrate meno competitive rispetto a quelle adottate in Cina o negli Stati Uniti. 

La velocità di esecuzione, la capacità di raccogliere ingenti capitali in breve tempo e l’audacia nel prendere rischi sono elementi distintivi del successo di molte aziende tecnologiche americane e asiatiche. Un ritorno a una crescita più lenta e ponderata potrebbe quindi ridurre la capacità delle startup europee di competere su scala globale.

La sfida sta nel trovare un equilibrio tra crescita rapida e sostenibilità, tra l’ambizione di diventare unicorni e la volontà di creare imprese di valore duraturo.

Questo richiede un cambio di mentalità sia da parte degli imprenditori che degli investitori. I primi dovrebbero concentrarsi sulla costruzione di modelli di business solidi prima di inseguire valutazioni stratosferiche, mentre i secondi dovrebbero privilegiare investimenti in aziende con fondamentali robusti, piuttosto che puntare esclusivamente sulla scalabilità immediata.

In definitiva, lo status di unicorno non dovrebbe essere l’unico metro di giudizio per una startup di successo. La vera innovazione non si misura solo in miliardi di dollari, ma nella capacità di cambiare il mondo, offrire soluzioni utili e costruire aziende che possano prosperare nel lungo termine. È forse arrivato il momento di riscoprire il vero significato dell’essere imprenditori, abbandonando l’illusione della valutazione a tutti i costi e tornando a dare priorità alla creazione di valore autentico.

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