Una città con 382 mila lavoratori nel settore tech-info, in crescita del 15 per cento dal 2009. Londra è senza dubbio il principale hub tecnologico in Europa e riesce a far concorrenza, e molto spesso a superare, altri poli d’eccellenza come New York e San Francisco-Silicon Valley. La ricerca London: digital city on the rise, redatta da Michael Mandel della South Mountain Economics e Jonathan Liebenau della London School of Economics, conferma l’ascesa della capitale della Gran Bretagna tra le prime città digitali al mondo, diventata polo d’attrazione per migliaia di startup internazionali e per giganti come Google e Facebook che stanno rafforzando la loro presenza nella City.
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Analizzare i fattori determinanti di questo sviluppo può portare a individuare un modello generale di “città digitale”, pronto ad essere applicato ad altre capitali. Negli ultimi anni si è assistito alla migrazione fisica delle aziende tech-info: mentre i settori dell’alta tecnologia e della programmazione sono rimasti in periferia, le nuove startup e le imprese fintech si sono stabilite nel centro urbano di Londra.
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È stato applicato lo stesso modello già stato sperimentato a New York e San Francisco, dove le imprese tecnologiche hanno sempre beneficiato della vicinanza a cluster industriali esistenti e venture capital. Nuovi business e l’insediamento delle startup, oltre che nelle aree est e nord della città, anche intorno alla City e al centro, sono stati incentivati da scelte politiche mirate, attraverso investimenti a lungo termine nelle infrastrutture e nei trasporti, come il potenziamento della metropolitana e del CrossRail.
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Con l’audace obiettivo di arrivare ad essere la prima Tech City del mondo, come annunciato lo scorso marzo dal sindaco di Londra, Boris Johnson, sono stati promossi diversi piani comunali e governativi, come l’iniziativa Tech City 2010 del primo ministro David Cameron, i programmi pe nelle scuole, i sostegni alle imprese che permettono di svolgere un apprendistato tecnologico.
Politiche molto efficaci, sottolineano gli autori dello studio, a mantenere i riflettori su Londra, creando un clima di entusiasmo, creatività e produttività che ha alimentato la nascita di imprese innovative e attratto tantissimi professionisti dall’estero. I dati sulla forza lavoro sono i più impressionanti: complessivamente Londra e le regioni orientali e sud-orientali, tra le quali Oxford e Cambridge, contano 744 mila impiegati nel settore tech-info (in aumento di 76 mila dal 2009), più dei 692 mila vantati dalla California. Si contano circa 54 mila lavoratori nel campo dei big data nel raggio di 25 miglia da Londra, mentre New York ne conta 57 mila e San Francisco-Silicon Valley 98 mila.
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Inoltre, Londra è leader nella FinTech con 44 mila lavoratori, contro i 43 mila di New York e gli 11 mila di San Francisco-Silicon Valley. Mandel e Liebenau, inoltre, fanno riferimento a un unico mercato anglo-americano di tecnologia e informazione, traghettato dalle tre città digitali (New York-San Francisco-Londra), del quale la capitale europea detiene il 6,8 per cento delle quote (5,8 nel 2000).
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Le tre metropoli rappresentano complessivamente il 41 per cento della crescita occupazionale totale nel settore tech-info di Stati Uniti e Gran Bretagna, tra il 2009 e il 2013. Nel futuro prossimo, Londra dovrà affrontare diverse sfide, aggiungono gli autori dello studio, come la disponibilità di capitale, la gestione della catena dei talenti, l’aumento dei costi del settore immobiliare, la presenza di infrastrutture flessibili, accessibili e scalabili. Se riuscirà nell’intento, il settore tecnologico diventerà il maggior fattore di accelerazione dell’economia della città, del Regno Unito e più in generale dell’Europa. Potrà, così, produrre giganti tecnologici della portata di Yahoo! o Twitter e attrarre più venture capital, come accade a New York e San Francisco.