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L’ultimo giorno di Pizzabo, la startup che visse tre volte

Il 15 giugno chiude la società fondata a Bologna da Christian Sarcuni, comprata nel 2015 per 51,2 milioni dai tedeschi di Rocket Internet e poi rivenduta agli inglesi di JustEat, che trasferiscono la sede a Milano e cancellano il marchio originale. Ecco tutte le tappe di una storia ad alta tensione

Pubblicato il 14 Giu 2016

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Christian Sarcuni, founder di PizzaBo ed ex amministratore delegato di HelloFood Italia

È una startup che ha “vissuto” almeno tre volte: la prima dopo che è stata fondata nel 2009, la seconda dopo che è stata acquistata nel 2015 dal colosso tedesco Rocket Internet per 51milioni e 271mila euro, la terza dopo che quest’anno la britannica JustEat l’ha comprata dal gruppo basato a Berlino. Oggi è il suo ultimo giorno. Chiude la sede a Bologna, la sede della società si trasferisce a Milano. Non è ancora chiaro se sparirà anche il marchio PizzaBo. Di certo svaniscono i sogni dei giovani che l’avevano creata 7 anni fa. Magari per rinascere sotto forma di altri sogni e altre avventure imprenditoriali.

La storia di PizzaBo è ricca di elementi che contribuiscono a renderla, nel bene e nel male, un caso di studio della crescita e dei limiti dell’ecosistema italiano: i fondatori, studenti fuorisede giunti a Bologna dalla Basilicata, che si gettano nel business della consegna di cibo a domicilio quando ancora non era un hype; il duro lavoro e il successo insperato; l’assenza di un venture capital; la vendita multimilionaria a un gruppo tedesco che dopo un anno rivende al concorrente inglese; e, dulcis in fundo, la vertenza sindacale perché il nuovo azionista vuole spostare i 34 dipendenti da Bologna a Milano. Forse il primo caso nella storia ancora acerba delle startup italiane di un incontro-scontro tra una giovane impresa innovativa e il tradizionalismo dei sindacati. Ha vinto l’innovazione. Che vuol dire anche mutamento. Così oggi PizzaBo è mutata per diventare qualcosa di nuovo e diverso.

Forse nessuno avrebbe immaginato una vicenda così ricca di colpi di scena quando la startup è stata fondata a Bologna nel 2009 da Christian Sarcuni, originario di Matera, dopo la laurea in Scienze di Internet all’Alma Mater, quando aveva 25 anni, insieme all’amico di sempre Livio Lifranchi, anche lui lucano e anche lui studente all’Alma Mater.

Nasce per riunire in un’unica piattaforma web i molteplici ristoranti e locali che offrono cibo da asporto. “Quando siamo partiti – spiega Sarcuni – puntavamo a risolvere un problema semplice: aiutare gli utenti a trovare cibo da asporto velocemente e senza abbandonare la postazione di studio o di lavoro”. La sua forza è lo “stampaordini”, una macchinetta che si sono inventati i due founder sviluppando software e firmware. All’inizio i due riescono a mettere insieme qualche decina di pizzerie di Bologna che ricevono questo device per trasmettere gli ordini. La tecnologia è quella giusta e il business comincia ad espandersi, fino ad attirare l’attenzione di un gigante: Rocket Internet.

A febbraio 2015 il gruppo tedesco di e-commerce considerato uno degli “unicorni” europei (così sono chiamate le startup sopra il miliardo di euro di giro d’affari) acquisisce PizzaBo per una cifra che verrà diffusa solo mesi dopo: 51 milioni e 272mila euro, cifra che si evince dalla novestrale 2015 di Rocket Internet.

Startup del food: è abbuffata, Rocket Internet compra PizzaBo

L’acquisizione avviene nell’ambito di una mega operazione: negli stessi giorni Rocket Internet entra nella compagine societaria di Delivery Hero, startup berlinese miliardaria che si occupa di consegnare a domicilio cibo preparato dai ristoranti, acquisendo il 30% per 496 milioni di dollari. Sborsa inoltre 130 milioni per assicurarsi il 52% di Hello Fresh, altra giovane impresa con sede a Berlino impegnata nel food delivery. Acquisisce inoltre 9 food startup, 7 in Asia e 2 in Europa. Tra quelle europee, appunto, c’è anche l’italiana Pizzabo.

Improvvisamente i founder diventano milionari. A questo punto Sarcuni avrebbe potuto decidere di ritirarsi a vita privata per godersi il tesoro accumulato o di intraprendere altre avventure imprenditoriali. Invece sceglie di seguire la sua creatura e accetta l’incarico di amministratore delegato di HelloFood Italia, il nuovo nome con il quale PizzaBo si presenta in Italia a maggio 2015 (anche se il marchio PizzaBo non scompare). Contestualmente al rebranding, HelloFood apre Roma e annuncia ulteriori aperture a Genova, Torino e Napoli. Dal sito www.hellofood.it si possono ordinare vari piatti, dalla pizza al sushi al gelato e ai dolci, con un’offerta in continua espansione. È sufficiente inserire il proprio indirizzo e scegliere il locale in base alle proprie esigenze, contando anche sui feedback lasciati dagli altri clienti.

Dopo un anno Sarcuni appare decisamente soddisfatto. “Eravamo in 10 e adesso siamo in 50 – dice in un’intervista a EconomyUp – eravamo in 5 città, adesso siamo in 22 da Nord a Sud, anche se la nostra sede è rimasta a Bologna, dove è cominciato tutto. I ristoranti sono passati da 300 a 1300 con 150mila utenti. E abbiamo persino fatto uno spot televisivo che è passato su Sky e Italia1. Siamo entrati in un’altra dimensione”.

PizzaBo, come cambia il lavoro e la vita quando si vende una startup per 50 milioni

Parole quasi profetiche, perché da lì a pochi giorni la dimensione cambia ancora una volta. A febbraio 2016

Just Eat, marketplace digitale internazionale con sede a Londra specializzato nella consegna di cibo a domicilio, annuncia l’accordo per l’acquisizione di quattro attività di Rocket Internet e una di foodpanda, altra startup berlinese attiva nel comparto (supportata da Rocket Internet), per un importo complessivo pari a 125 milioni di euro.L’acquisizione riguarda le attività relative alla consegna online di cibo a domicilio in Italia (HelloFood Italia e PizzaBo), Spagna (La Nevera Roja), Brasile (hellofood Brazil) e Messico (hellofood Mexico).

Perché JustEat ha comprato 4 startup da Rocket Internet (compresa Hello Food Italia)

Per gli analisti Rocket Internet ha voluto sbarazzarsi (a un prezzo nemmeno troppo alto) di attività in mercati dove non aveva ottenuto i risultati sperati, mentre la britannica Just Eat punta a espandersi al di là dei confini di un mercato domestico sempre più affollato.

Che fine fa in tutto questo PizzaBo? Finisce al centro di un caso sindacale.

Pizzabo, da Bologna a Milano la startup milionaria e il sindacato

JustEat vuole trasferire da Bologna a Milano i 34 dipendenti della startup. Loro rifiutano. Parte un tavolo sindacale che si chiude con il seguente accordo: una parte del personale si sposterà nel capoluogo lombardo, “mentre un’altra parte – si legge in una nota della società – si è riservata ancora qualche giorno di valutazione”. Non sono previste invece variazioni per chi lavora attualmente direttamente sul territorio di competenza con il ruolo di city manager e operatore logistico. La chiusura della sede bolognese viene prevista per il 15 giugno 2016. Cioè oggi. Chi entro oggi non avrà accettato il trasferimento riceverà la “garanzia” prevista per legge.

Nel frattempo Sarcuni si è dimesso da AD di HelloFood Italia. “Mi sono impegnato al massimo, in favore del progetto e del mio fantastico team, fintanto che il nuovo socio ha preso la sua decisione” ha detto. Chiude la startup che visse tre volte. Ma intanto è iniziata un’altra vita.

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