Rimanere fedeli all’artigianato made in Italy, senza rinunciare all’innovazione hi-tech. È questa la mission di IDesign, la factory creativa sviluppata all’interno del gruppo imprenditoriale italiano operante soprattutto nel settore farmaceutico, Final Spa. Ma come nasce un’azienda di moda all’interno di un gruppo merceologico così lontano? L’anello di congiunzione è Sara Giunti, la giovane stilista romana, che ha avuto l’illuminazione, nel senso letterale, inventando le borse con led. Un’idea a metà strada tra moda e innovazione tecnologica, L’ED Emotion Design (acronimo di Luce-Emozione-Design) utilizza un’esclusiva tecnologia di diodi inserita all’interno di ogni borsa, grazie alla quale è possibile visualizzare con facilità il contenuto all’interno. Con lo scorrere della zip, infatti, si aziona un sensore che attiva una strip led e permette di amplificare una luce dal colore verde. La luce rimane accesa per 50 secondi – tempo necessario per trovare chiavi, portafoglio, cellulare, etc. – e si può riattivare con un pulsante. Non è l’unica innovazione della borsa: all’interno c’è anche un attacco USB con il quale è possibile ricaricare smartphone, tablet e fotocamere digitali, senza l’utilizzo di una rete elettrica, per scongiurare il rischio di rimanere isolate.
«La fase embrionale di L’ED è stato lo studio avviato per la mia tesi – racconta la stilista Sara Giunti – verso la metà del terzo anno dello IED. I miei amici sono quasi tutti ingegneri e mi sono fatta ispirare da loro per una collezione di capispalla nei quali ho inserito dei punti luminosi a led. Una sera ero con il mio fidanzato – continua la designer – e non riuscivo a trovare il cellulare nella borsa, tipica cosa di noi donne. Allora lui mi chiese perché stavo mettendo i led sugli abiti e non inventavo una borsa che si potesse illuminare». Da qui, con l’amico ingegnere Antonio Cantagallo, ora nella squadra di L’ED, ha cominciato a sviluppare il primo prototipo con materiali vintage. Dopo un anno è riuscito a brevettarlo.
«Ho raccolto tutti i miei risparmi, i soldi delle paghette e delle vendite dei miei abiti – racconta Sara – per poter realizzare una prima collezione da presentare al White di Milano, a settembre 2012. È un’importante vetrina per farsi conoscere». L’obiettivo, però, non era cercare investitori, perché Sara ha sempre voluto lanciare una sua start up, ma superare la diffidenza di sua madre e convincerla a credere nel suo business. Trattandosi di Luisa Angelini, della nota famiglia di industriali farmaceutici, presidente della Final Spa, Sara doveva essere particolarmente persuasiva per poter ottenere un sostegno economico al progetto.
«La Final Group da tempo ha cercato di diversificare i settori merceologici rispetto al core business – spiega Stefania Colantonio, direttore commerciale IDesign – ampliando la sua presenza nel settore moda, prima con l’acquisizione di Alviero Martini, e poi con la partecipazione in Sissi Rossi, brand di pelletteria». Quando la madre della stilista ha visto l’interesse suscitato al White dalle borse L’ED, con l’iconica forma di mela, ha deciso di fondare una società familiare, IDesign, all’interno del gruppo Final.
Nella primavera 2013 c’è stata l’evoluzione strategica della business unit, attraverso l’accordo con Attila per la gestione della comunicazione, la definizione della collezione autunno inverno che ruota intorno a sei modelli (l’iconica Light, la maxi-shopper Domino, la pochette Ira, la bandoliera, il bauletto e la little satchel), con un prezzo che varia da circa 300 a 800 euro, e con la selezione di Progetto Showroom a Milano come spazio espositivo per ricevere i buyer internazionali. In cantiere per il prossimo anno ci sono diversi progetti, tra i quali lo sviluppo di una piattaforma e-commerce, una campagna pubblicitaria e soprattutto il potenziamento delle vendite in mercati strategici come l’Italia, la Francia e la Russia.