La fase 2 è cominciata. L’assemblea di Italia Startup ha approvato l’evoluzione proposta dal Consiglio Direttivo per andare oltre la fase di sostegno alla legislazione a favore delle startup, che ne aveva motivato la nascita, due anni fa, e seguire l’evoluzione dell’ecosistema che vuole rappresentare. Per questo motivo il primo obiettivo del nuovo corso, fortemente voluto dal presidente Riccardo Donadon, è l’allargamento della base associativa contemporaenamente a un consolidamento della struttura operativa.
In concreto il Consiglio Direttivo sarà ampliato da 20 a 30 componenti, favorendo l’ingresso di startup, acceleratori e incubatori e di investitori. Non è ancora chiaro se si andrà a un ricambio completo o invece all’aggiunta di 10 nuove figure. A far propendere per questa seconda soluzione potrebbe essere il rischio asimmetria gestionale: se il Consiglio venisse completamente rinnovato, dovrebbe restare in carica un triennio. Ma il mandato del presidente scade fra un anno e Donadon anche in assemblea ha ribadito la volontà di voler passare il testimone lasciando un’associazione più forte e motivata. In questo caso si crerebbero le condizioni per avere una nuova presidenza triennale con un vecchio consiglio che scadrebbe dopo due anni. Sarà una questione da risolvere nelle prossime settimane, prima dell’Assemblea straordinaria necessaria per la modifica dello statuto, che molto probabilmente sarà convocata per la metà di luglio.
Italia Startup avrà quindi un nuovo governo. E lo strumento principale sarà il Comitato Esecutivo, di cui faranno parte sei consiglierii delegati designati dal Consiglio Direttivo. Dovranno essere soci con voglia di fare e dovranno indicare in quale area intendono impegnarsi, perché avranno la delega su uno dei temi sui quali l’associazione vuole posizionarsi. I più importanti emersi anche nel corso del’assemblea sono i rapporti con il sistema delle imprese e l’open innovation; i rapporti con i territori; il networking istituzionale e non solo; l’internazionalizzazione. Come verranno scelti i 10 nuovi componenti del Consiglio? L’orientamento è quello di raccogliere candidature motivate e sostenute da almeno 5 “sponsor”. Se non ce ne saranno a sufficienza il Consiglio dovrà procedere per cooptazione.
Altra novità decisa dall’assemblea di Italia Startup è la creazione di un Industry Advisory Board, un comitato riservato alle aziende che intendono dialogare con l’ecosistema dell’innovazione. Sarà tutto da costruire (c’è solo un tetto di 15 componenti e non è ancora chiaro chi lo nominerà – l’assemblea? il consiglio? ) ma il segnale è chiaro: a fare la politica di Italia Startup saranno i protagonisti dell’ecosistema (startup, acceleratori e incubatori, investitori) e la selezione e la partecipazione delle imprese “consulenti” dipenderà molto dal lavoro dei consiglieri delegati.
Italia Startup si avvia quindi a una delicata e decisiva fase di trasformazione, alla ricerca di una nuova identità. Il gol da fare è superare quel vincolo istituzionale con cui nacque, nel momento in cui c’era da sostenere il lavoro della task force voluta dal ministro Corrado Passera. Sembra passato un secolo, leggi importanti sono state approvate, alcune all’avanguardia in Europa, il mercato è cresciuto, i soggetti si sono moltiplicati. Adesso serve altro e serve soprattutto essere davvero la voce dell’ecosistema. Attualmente Italia Startup ha poco meno di 500 soci, ma molti finora erano persone fisiche. Poche le startup (un centinaio, molto pochi gli investitori). Da qui la necessità di aprirsi e di gestire l’incontro e il confronto con le diverse componenti dell’ecosistema. L’assemblea di giovedì ha dimostrato che l’interesse e l’attenzione c’è. Anche da parte delle imprese, visto che alcune hanno partecipato. Come c’è anche una richiesta di punti di riferimento e di aggregazione a livello territoriale, per evitare quella sensazione di dispersione di energie che frustra anche i migliori tentativi su scala locale. Per ItaliaStartup comincia il traghettamento dalla lobby alla rappresentanza.