La storia

Italianway, la startup milionaria fondata da due immobiliaristi

I founder si chiamano Davide Scarantino e Gianluca Bulgheroni, che fa parte di una delle più note famiglie dell’edilizia lombarda. Che cosa fanno? Affittano immobili pregiati con la formula dell’albergo diffuso. Nel 2015 ha fatturato 1,3 milioni, ha 15 dipendenti e mira a gestire 400 appartamenti entro fine 2016

Pubblicato il 07 Mar 2016

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Gianluca Bulgheroni e Davide Scarantino, fondatori di Italianway

Se si fa eccezione per Airbnb e per qualche altra piattaforma per l’affitto o lo scambio di case, l’immobiliare sembra un settore ancora poco attraversato dalla rivoluzione digitale. Ma di nuovi esperimenti se ne continuano comunque a fare.

Un caso italiano che ha già dato alcuni riscontri positivi è quello di Italianway, una startup che si occupa di affittare a turisti case di pregio a Milano sul modello dell’ospitalità diffusa. La società, fondata nell’ottobre 2014 e presente nel registro delle startup innovative, ha 15 dipendenti assunti a tempo indeterminato e ha chiuso il suo primo anno di attività con 22 mila persone ospitate nei cento appartamenti gestiti per conto di privati.

Il giro d’affari nel 2015 è stato di circa 1,3 milioni di euro, a fronte di un investimento di partenza di 250 mila euro di partenza. Nel 2016, dicono i fondatori Davide Scarantino e Gianluca Bulgheroni, l’obiettivo è superare i 7,6 milioni di euro di fatturato e 400 appartamenti in gestione.

Se poi, aggiungono i founder, dovesse esserci un aumento di capitale con conseguente ingresso di nuovi soci – fondi di investimento o di private equity – a quel punto Italianway potrebbe anche sbarcare in altre città, tra cui Roma.

Il modello lanciato da Italianway prevede che gli appartamenti siano immobili di terzi gestiti in cambio di una commissione del 25% sugli affitti. La piattaforma, dove ogni casa deve essere arredata in base al design made in Italy per essere in linea con il gusto presente negli altri appartamenti, offre anche alcuni servizi tipici dell’hotellerie: le pulizie, l’assistenza 7 giorni su 7, la portineria (ci sono reception di quartiere con affaccio sulla strada in cui i clienti possono lasciare temporaneamente i propri bagagli), l’affiancamento di un personal concierge che può anche dare consigli sulla città, la prenotazione di biglietti per musei e spettacoli, la possibilità di chiamare uno chef a domicilio, oltre ad alcuni servizi personalizzati.

Il servizio è partito ad aprile 2015 con una trentina di appartamenti, di cui almeno una ventina di nostra proprietà”, spiega a EconomyUp il co-fondatore Davide Scarantino. “Provenendo entrambi da esperienze come immobiliaristi, abbiamo cominciato a puntare sulle locazioni brevi perché quelle a lungo termine presentano problemi per i pagamenti: c’è chi paga in ritardo. Per quelle a breve, non c’è questo problema, ma i costi di struttura sono più alti, bisogna che diventino come un albergo. Ecco perché è necessario arrivare prima possibile a un numero alto di appartamenti, se necessario anche attraverso acquisizioni di società che hanno in pancia contratti di gestione”.

Secondo il modello Italianway, gli appartamenti di pregio messi in affitto breve fanno pertanto concorrenza all’offerta degli hotel, almeno per quel tipo di clientela che quando soggiorna per turismo o per affari ha bisogno anche di indipendenza. “Il rapporto qualità-prezzo dei nostri appartamenti – dichiara Scarantino – non si trovano negli alberghi se non nelle suite. Ma una suite che a Milano costa 500 euro a notte, su Italianway costa la metà”.

Che entrambi i fondatori della società provengono da note famiglie di immobiliaristi attivi su Milano ha sicuramente inciso sui primi risultati di Italianway. Scarantino ha conosciuto il settore in famiglia e poi ha fatto esperienze nel mondo dell’innovazione digitale: al momento è anche amministratore delegato del Gruppo HQ, una società di private equity che fa da incubatore a startup e aziende basate sul web e sulle telecomunicazioni.

Il suo socio, Gianluca Bulgheroni, fa parte di quei Bulgheroni che con l’Edilpark si sono imposti come una delle famiglie più note dell’edilizia a Milano e in Lombardia. “Siamo partiti mettendo su Italianway dai nostri appartamenti, poi abbiamo ampliato ad amici e conoscenti”, racconta il co-fondatore. “Infine ci siamo affidati al passaparola: i proprietari di immobili smettono di preoccuparsi, guadagnano tanto quanto prima, non perdono il diritto sul bene e non hanno rischio di credito. La nostra credibilità contribuisce senz’altro: riceviamo spesso telefonate da parte di proprietari che vogliono entrare nel network di Italianway e sono anche pronti a investire denaro per ristrutturare il loro appartamento e allinearlo con lo stile richiesto”.

Sì, ma dove risiede l’innovazione nell’affittare appartamenti? Scarantino spiega che, prendendo le mosse da esperienze come quella di Airbnb, Italianway è una piattaforma innovativa perché “ha messo a punto un format online che mostra tutti gli appartamenti con video e piantina, è legata ad applicazioni per smartphone che permettono di aprire gli appartamenti senza usare chiavi, è basata su un software complesso, realizzato su misura, per gestire le prenotazioni e aggiornare i prezzi sulle online travel agency, che restano il primo canale di distribuzione delle offerte di Italianway, anche se naturalmente noi cerchiamo di privilegiare le prenotazioni dirette sul sito”.

Poi, una novità è costituita anche dai tour guidati di Milano che i clienti possono fare rivolgendosi direttamente al personale di Italianway. Un servizio che però finora non è ancora decollato. “Mentre il cliente si abitua velocemente a servizi basici, come la spesa, la prenotazione di eventi, il trasporto da e per l’aeroporto, non è ancora abituato a prenotare esperienze attraverso una piattaforma come la nostra”.

Infine, la formula dell’albergo diffuso, in cui la reception è di quartiere e c’è un concierge che offre servizi a più appartamenti, rappresenta un’innovazione di processo, rispetto alla pura locazione di immobili. Un sistema vicino a quello di Airbnb, seppur molto più limitato in termini di dimensioni e di tipi di appartamenti. In più, la formula dell’albergo diffuso, in cui la reception è di quartiere e c’è un concierge che offre servizi a più appartamenti, rappresenta un’innovazione di processo, rispetto alla pura locazione di immobili. Un sistema vicino a quello di Airbnb, seppur molto più limitato in termini di dimensioni e di tipi di appartamenti. “D’altronde, il solco in cui ci collochiamo è proprio la rivoluzione nata con Airbnb, anche se il nostro posizionamento è diverso: noi vogliamo togliere ai proprietari di immobili il problema di passare la vita a fare check in e check out. Ce ne occupiamo noi”.

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