Arrivano soprattutto da Russia, Stati Uniti e Cina. Molti di loro sono under 35, laureati e già con un’esperienza imprenditoriale alle spalle. Sono così, nella media, le persone con passaporto extra-Ue che hanno fatto domanda per partecipare al programma Italia Startup Visa e ottenere un visto speciale per fare impresa innovativa nel nostro Paese.
In poco più di due anni, dal 24 giugno 2014 al 31 agosto 2016, le candidature sono state 132. Di queste, 94 hanno avuto esito positivo, il 71,2% del totale, ottenendo il nulla osta al rilascio del visto speciale. A fronte di 10 rinunce, sono in tutto 84 gli startupper in possesso del visto startup italiano. 18 richieste sono state ricevute nel 2014, 44 nel 2015 e 70 nei primi mesi del 2016, con un picco in maggio, dove le “application” sono state 15. Un numero che cresce di anno in anno, ma che appare ancora distante dalle previsioni fatte dal Mise per bocca di Stefano Firpo, direttore generale per la politica industriale, la competitività e le Pmi del ministero.
A EconomyUp, in un’intervista rilasciata pochi giorni dopo l’avvio del programma, l’allora capo della Segreteria tecnica affermava: «Ci aspettiamo che nei prossimi mesi lo Startup Visa possa essere utilizzato da diverse centinaia di persone che vogliono venire in Italia per fare impresa». Sebbene ogni candidatura non corrisponda necessariamente a una persona, ma può essere presentata anche da un team, l’obiettivo delle «diverse centinaia» sembra ancora distante. E il riferimento ai «prossimi mesi» fatto da Firpo nel 2014 probabilmente non si estendeva fino a due anni. In sintesi, l’iniziativa non sta avendo i risultati sperati, anche se Mattia Corbetta del Mise su Twitter sostiene che Italia Startup Visa stia letteralmente «andando alle stelle».
#ItaliaStartupVisa is skyrocketing. Where do the applicants come from? https://t.co/wdgaJjDHYc
Map by @volperob_ pic.twitter.com/CjhbPF8YYu
— Mattia Corbetta (@CorbettaMattia) 6 settembre 2016
Tornando ai numeri, le domande non accolte sono state 33 (perché il progetto di startup non era sufficientemente innovativo o perché non aveva le risorse finanziarie minime richieste dal programma). Mentre sono cinque le candidature ancora sotto esame.
I candidati arrivano da 29 Paesi del mondo, in particolar modo Russia (30 candidature), Stati Uniti (18), Pakistan, Cina e Ucraina (tutte e tre con 14). Ma le richieste sono pervenute da ogni continente, dal Brasile al Libano, dalla Nuova Zelanda all’Uzbekistan. (La lista completa è presente nel report diffuso dal Ministero dello Sviluppo economico). Invece, le città italiane di destinazione sono soprattutto Milano (per 21 imprenditori) e Roma (9).
I richiedenti sono soprattutto maschi (93), ma la componente femminile (39) è abbastanza nutrita. L’età media è 34,9 anni. Il più giovane candidato ha 20 anni e il più anziano 65. E ci sono 71 richiedenti che affermano di aver già fatto esperienza come imprenditori.
La maggior parte delle richieste, 126, sono state dirette mentre 6 sono state fatte attraverso incubatori certificati (5 mediante H-Farm e una tramite WCap Roma). Ci sono state anche 29 candidature presentate da team: 21 da gruppi di 2 persone, 4 da squadre di 3 e 6 da gruppi di 4.
Quanto al titolo di studio, 83 hanno una laurea, 8 un dottorato di ricerca e 22 una qualifica post-laurea: 16, per esempio, hanno in tasca un mba (master in business administrazione). Sono 16 invece i non laureati.
Finora, i possessori di startup visa hanno creato 7 startup innovative iscritte al Registro (Generma, Genuine Education Network, Ital.io, LabQuattrocento, Recyclinnova, Routes software, SCdB). E sono sette anche le startup innovative già esistenti che hanno inserito nel proprio team una persona proveniente da un Paese extra-Ue dotata del visto speciale (Artemest, Lookcast, Connexun, WalletSaver, Portrait Eyewear, Warda, Argumented Commerce).
Il programma Italia Startup Hub, che consiste nel trasformare i permessi di soggiorno già rilasciati in permessi “per autoimpiego in startup”, ha visto invece 5 candidature dal 23 dicembre 2014 al 31 agosto.