Le startup italiane chiedono maggiore sostegno al governo. A poco più di 100 giorni dalla sua elezione a Presidente di Italia Startup, Angelo Coletta presenta le proposte dell’associazione italiana delle startup al governo e al parlamento, per la crescita dell’ecosistema delle startup e dell’innovazione: iniezione robusta di fondi pubblici e privati, come già previsti dal governo, e ulteriori agevolazioni per i prestiti bancari; consolidamento degli sgravi fiscali per angel e investitori privati che investono in startup, provvedimento da allargare alle pmi innovative; agevolazioni importanti per le imprese che acquistano startup e investono in talenti, leva fondamentale per far decollare l’open innovation e il corporate venture capital anche nel nostro Paese.
1. Iniezione di capitali pubblici e privati e ulteriori agevolazioni per i prestiti bancari
La mano pubblica e la mano privata, insieme, sono un mix indispensabile per spingere ulteriormente un ecosistema funzionante di startup e PMI innovative, che nel 2018 sta dando segnali incoraggianti di crescita. Ne è convinto Angelo Coletta che sposa la proposta governativa di un’immissione robusta di denaro pubblico attraverso Cassa Depositi e Prestiti, sostenuta da un ulteriore supporto di investimenti pubblici e privati attraverso fondi pensione, casse previdenziali, PIR ed ELTIF, nell’ambito di un fondo dei fondi dedicato. La mano pubblica si fa così attore di un’immissione di capitale importante con fondi da gestire in co-matching nel corso dei vari cicli di vita delle startup (tipicamente pre-seed, seed e round) che – combinata a una detassazione spendibile anche nell’anno fiscale precedente (vedi punti a seguire) e alla possibilità delle imprese che acquistano startup di scaricare almeno il 50% della spesa sostenuta per favorire il mercato delle exit locali – contribuirebbe a rendere più solido e competitivo l’ecosistema.
Il capitale di rischio, supportato dai fondi pubblico-privati di cui sopra, può essere opportunamente integrato, con provvedimenti rafforzativi, per quanto riguarda i prestiti da parte delle banche, a startup e pmi innovative.
“Suggeriamo di innalzare gli importi massimi da 1,5 milioni a 7,5 milioni di euro come già avviene in Francia; di aggiungere tra le spese ammissibili i costi interni di ricerca e sviluppo prodotti; di allungare la durata da 5 a 7 anni dei chirografari o di trasformarli in bullet anche attraverso l’attivazione di garanzie aggiuntive come Innovfin, il prestito garantito dal Fondo Europeo per gli Investimenti, dedicato a imprese innovative che investono in ricerca e sviluppo” dichiara Coletta.
Tra le altre semplificazioni proposte dall’Associazione figurano anche:
trasformare in liquidità nel modello F24 il credito di imposta che spesso le startup che fanno ricerca accumulano nei propri bilanci;
eliminazione nel crowdfunding dell’obbligo dell’investitore istituzionale e possibilità di sottoscrizione delle azioni tramite sistemi di pagamento in modo da velocizzare e semplificare le procedure e, conseguentemente, diminuire i costi;
esonerare i fondi di mini-venture (meno di 25 milioni di raccolta) da alcuni adempimenti normativi così da evitare di renderne antieconomica la gestione e la possibilità di moltiplicarsi come attori del mercato pre-seed e seed;
continuare a consentire che le perdite delle startup in caso di acquisizione possano essere sempre utilizzabili dall’acquirente senza limiti dimensionali.
2. Consolidamento degli sgravi fiscali per angel e investitori privati che investono in startup e pmi innovative
La norma attuale consente una quota di detrazione del 30%, fino a 1 milione di euro in investimenti in startup innovative, da parte di angel e investor. E’ un provvedimento che piace molto agli investitori privati, che vedono un riscontro automatico e tangibile, nella dichiarazione dei redditi dell’anno successivo, del proprio investimento “per esemplificare, si tratta di una detrazione secca di 300.000 euro per chi effettua un investimento di 1 milione di euro.
L’Associazione chiede tre ulteriori consolidamenti di questa normativa fondamentale per lo sviluppo degli investimenti privati nelle imprese innovative, in un sistema come quello italiano che ha tra i più alti patrimoni privati del mondo:
a) che la quota detraibile sia elevata al 50%, rimanendo il tetto fissato a un milione di €;
b) che il provvedimento venga allargato all’investimento in pmi innovative;
c) che la detrazione sia adottabile anche nell’anno fiscale precedente
“Il combinato disposto del rafforzamento di queste integrazioni normative – commenta Coletta – può dare una spinta formidabile all’investimento privato in startup e pmi innovative, con benefici tangibili per gli investitori e per le imprese investite. E quindi per il sistema paese e per la sua innovazione”
3. Agevolazioni per le imprese che acquistano startup e investono in talenti
“Alle aziende che acquisiscono una startup dovrebbe essere riconosciuto un contributo pari a metà del valore dell’acquisizione come credito d’imposta, spendibile nei successivi 5 anni in ricerca e sviluppo. In questo modo sarà possibile favorire un mercato delle exit locali che renderebbe molto più liquido e attrattivo per gli investitori l’intero ecosistema. Questo provvedimento, combinato a una completa detassazione del capital gain per i venditori, darebbe vita a un fenomeno molto più consistente dell’attuale, relativamente al corporate venture e a modelli di open innovation nel mercato italiano” dichiara Angelo Coletta.
L’Associazione propone anche la decontribuzione totale per le assunzioni a tempo indeterminato nelle startup e PMI innovative e comunque un’attenzione alla valorizzazione delle risorse umane, inclusi soci e amministratori di imprese innovative, da parte del legislatore. Attraverso il registro delle startup innovative, il Governo può fornire incentivi verticali su un arco di 3-5 anni di contribuzione in modo da favorire il circolo iniziale degli investimenti e alleggerire le imprese di questi costi: “Alla base delle startup ci sono gli uomini: è fondamentale trovare un meccanismo di premialità per le università e i centri di ricerca che le incubano nelle prime fasi”.
E a proposito di università e centri di ricerca, tra le proposte ne sono incluse due, tra loro complementari, che vogliono agevolare il rapporto virtuoso tra università e sostegno alla nuova impresa innovativa: a) la possibilità che una startup di successo possa donare/restituire fino all’1% del proprio fatturato, con sgravio fiscale annesso, agli enti di formazione e ricerca che l’hanno vista nascere e che ne hanno favorito l’accelerazione e lo sviluppo; b) inserire, nel fondo nazionale di rotazione pubblico a sostegno delle università, criteri di premialità secondo parametri quali il numero delle startup generate, di brevetti registrati, di fatturato generato, di exit, ecc, integrativi rispetto ai criteri di ripartizione del fondo stesso.