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Investimenti di venture capital in Italia: perché ci sono tanti dati diversi e quali effetti producono



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A quanto ammontano gli investimenti di venture capital in Italia? Non c’è una sola risposta a questa domanda ma diverse, forse troppe. Ecco tutte le fonti e le ragioni per cui arrivano a risultati diversi, creando confusione e disorientamento nel mercato

Pubblicato il 3 apr 2025



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A quanto ammontano gli investimenti di venture capital in Italia? Non c’è una sola risposta a questa domanda, ma diverse, forse troppe.

L’evoluzione del mercato (visto che di crescita è arduo parlare) si scontra con la difficoltà di ottenere una fotografia precisa, tanto per gli operatori del settore quanto per gli investitori e i policy maker.

In questo articolo ricordiamo le principali fonti di dati disponibili, le divergenze metodologiche che causano le discrepanze nei numeri e le implicazioni che questa confusione ha sul mercato. Con una inevitabile conclusione: urgono soluzioni per migliorare la trasparenza e l’affidabilità delle informazioni.

Investimenti di venture capital in Italia, le fonti dei dati

Esistono diverse fonti che monitorano gli investimenti di venture capital in Italia, ognuna con il proprio approccio e metodologia. Ecco le principali e le più citate:

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  • Osservatorio Startup e Scaleup Hi-tech del Politecnico di Milano in collaborazione con InnovUp, che si concentra sugli investimenti in startup hi-tech italiane, classificando le operazioni per settori come digitale, life science e cleantech.
  • Italian Tech Alliance Venture Capital Report, che include sia startup italiane che quelle estere con fondatori italiani e si basa su dati provenienti da PitchBook e da informazioni confidenziali fornite dagli investitori.
  • AIFI Venture Capital Monitor, che si basa su fonti pubbliche e raccoglie dati sui finanziamenti delle startup italiane, suddividendoli tra early stage e later stage.
  • EY Venture Capital Barometer, che ha un approccio ampio e copre una varietà di fonti, inclusi dati pubblici, brevetti e contenuti social, con un focus particolare sul crowdfunding.
  • P101 State of Italian VC, che offre una panoramica sulla crescita del VC italiano dal 2015 al 2024, con un’approfondita analisi delle operazioni di investimento e delle tendenze settoriali.

Le contraddizioni nei dati sugli investimenti di venture capital in Italia

Nonostante le numerose fonti, i dati raccolti su questi investimenti divergono significativamente. Le ragioni principali di queste discrepanze sono:

  1. Criteri di inclusione e esclusione: ogni osservatorio ha definizioni diverse su quali startup includere nei propri rapporti. Ad esempio, l’Osservatorio Startup e Scaleup hi-tech si concentra solo su startup con sede legale in Italia, mentre Italian Tech Alliance include anche quelle estere con fondatori italiani. Altri osservatori, come P101, includono anche startup che operano senza una sede legale definita o che rientrano nella categoria di venture growth.
  2. Fonti dei dati: alcuni osservatori si basano esclusivamente su fonti pubbliche, mentre altri, come Italian Tech Alliance e P101, includono anche dati confidenziali da investitori privati. Ciò crea difficoltà nella verificabilità dei dati e rende i report non completamente trasparenti.
  3. Classificazione delle fasi di finanziamento: la suddivisione delle fasi di investimento (Pre-seed, Seed, Series A, ecc.) varia ampiamente tra le fonti. Mentre EY adotta una classificazione molto dettagliata, altri osservatori come P101 preferiscono un approccio più ampio, con categorie che possono variare anche in base alla storicità e alla posizione della startup nel mercato.
  4. Inclusione del crowdfunding: non tutti gli osservatori trattano allo stesso modo gli investimenti provenienti dal crowdfunding. Alcuni includono solo operazioni con investitori strutturati, mentre altri, come l’Osservatorio Startup e Scaleup Hi-tech, li monitorano in modo più ampio, rendendo difficile comparare i numeri tra le diverse fonti.

Gli effetti della confusione sul mercato

La mancanza di un quadro uniforme ha effetti negativi sul mercato:

  • Difficoltà di decisione per gli investitori: la varietà dei dati e la loro difficoltà di comparazione rendono arduo per gli investitori fare scelte informate. La mancanza di standardizzazioni nelle metodologie può portare a decisioni di investimento errate o a un focus errato su determinate aree del mercato.
  • Incertezza per le policy e gli stakeholder pubblici: le discrepanze nei dati rallentano l’elaborazione di politiche pubbliche efficaci, poiché non è chiaro quali siano le reali dimensioni e tendenze del mercato. Ciò può ostacolare la creazione di incentivi mirati per il settore.
  • Rappresentazione distorta all’estero: la frammentazione dei dati impedisce all’Italia di presentare una visione coerente e forte dell’ecosistema del venture capital ai partner internazionali, limitando la possibilità di attrarre capitali esteri.
  • Cosa sarebbe meglio fare: Per migliorare la situazione, sarebbe necessario adottare alcune misure chiave:
    • Armonizzazione dei criteri: i vari osservatori dovrebbero convergere su un insieme di criteri comuni per la raccolta e la classificazione dei dati. Ad esempio, stabilire definizioni condivise per le fasi di finanziamento, l’inclusione di startup estere e la gestione degli investimenti in crowdfunding.
    • Condivisione delle fonti private: per garantire maggiore trasparenza, sarebbe utile che i dati confidenziali forniti dagli investitori venissero resi accessibili e confrontabili in modo più uniforme, magari tramite un sistema di raccolta dati centralizzato.
    • Creazione di un osservatorio nazionale centralizzato: il governo italiano potrebbe collaborare con le principali realtà del settore (università, fondi di investimento e associazioni) per creare un osservatorio nazionale che raccoglie, normalizza e distribuisce i dati sul venture capital, offrendo una visione più coerente e accessibile per tutti gli attori coinvolti.
    • Promozione di un approccio standardizzato per il crowdfunding: essendo un’area in forte crescita, sarebbe utile creare linee guida comuni per monitorare gli investimenti attraverso piattaforme di crowdfunding, che includano solo operazioni di qualità con investitori professionali.

I commenti: ecosistema in crescita, ma serve un’armonizzazione dei dati

Alberto Onetti, presidente di Mind The Bridge

Alberto Onetti, presidente di Mind The Bridge, fondazione nata nel 2007 per sostenere gli ecosistemi delle startup e dell’innovazione, osserva: “La proliferazione delle fonti (e, in questo fenomeno, per trasparenza, mi ci metto dentro visto che come Mind the Bridge normalmente misuriamo gli ecosistemi e diciamo la nostra) è fenomeno assolutamente normale. Al cambiare le fonti, non si modifica tuttavia la sostanza. Che può essere riassunta in due frasi, semplici quanto brutali:
– l’ecosistema Italia ha mostrato una crescita imponente negli ultimi 10 anni (al netto dell’eccezionalità del biennio 2021-22) 
– l’ecosistema Italia è drammaticamente in ritardo rispetto agli altri ecosistemi, in Europa e ancor di più nel resto del mondo. E, qualunque sia la crescita, il divario è destinato ad accentuarsi.
Tutto il resto sono variazioni sul tema”.

Giorgio Ciron, direttore di InnovUp

Giorgio Ciron, direttore di InnovUp, l’associazione della filiera italiana dell’innovazione, concorda ma conferma i pericoli della molteplicità dei dati, e lancia un’idea:

“L’eterogeneità dei dati sugli investimenti in venture capital in Italia da un lato riflette la complessità e la dinamicità del nostro ecosistema innovativo, dall’altro rischia di scoraggiare gli investitori – che, anche grazie alle norme contenute nel cd. Scaleup Act, stiamo cercando di avvicinare a questo settore -, offrendo un quadro confuso che rende difficili le valutazioni. Restituire un’immagine chiara, trasparente e univoca del settore è fondamentale non solo per rafforzare la filiera dell’innovazione e attrarre investimenti nel nostro Paese, ma anche per aumentarne la competitività a livello internazionale e colmare il divario con i principali competitors europei. Per questo, come InnovUp, non possiamo che auspicare in una maggiore armonizzazione dei vari Osservatori, magari con l’attivazione di un advisory board unico, per fare in modo che le tendenze comuni possano avere una maggior forza comunicativa”

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