Secondo i dati dell’Osservatorio Internet of Things c’è sempre più fermento attorno alle nuove iniziative imprenditoriali in ambito IoT: nel corso della Ricerca appena conclusa, presentata il 22 ottobre in occasione di un workshop riservato ai partner del progetto Startup Intelligence, sono state analizzate 665 startup che hanno sviluppato soluzioni IoT operanti in Italia e all’estero. Di queste, 540 hanno ricevuto finanziamenti da parte di investitori istituzionali (81%); complessivamente sono stati raccolti 22,8 miliardi di dollari e le startup hanno ricevuto in media, fin dalla loro fondazione, 41,7 milioni di dollari ciascuna. Se si guarda al finanziamento medio annuo si può comprendere l’effettiva portata del fenomeno: negli ultimi tre anni, questo parametro ha fatto registrare un +140% tra 2016 e 2017 (12 vs 28,8 milioni di dollari) e un +49% tra 2017 e 2018 (28,8 vs 42,9 milioni di dollari).
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INTERNET OF THINGS: LE STARTUP
Nel corso del 2017 e del primo semestre del 2018 diverse startup hanno ricevuto finanziamenti importanti. Un esempio interessante è la statunitense View, un’azienda che commercializza vetro dinamico, cioè una nuova generazione di finestre che cambia in modo intelligente gli stati di tinta sulla base dell’illuminazione solare rilevata, ottimizzando il livello di luce artificiale sulla base di quella naturale. Grazie alla soluzione sviluppata, View ha ricevuto ben 200 milioni di dollari nel 2017. Un’altra giovane e interessante startup è la statunitense Lime, che propone flotte di smart bike integrate con sistemi GPS, tecnologie wireless e serrature antifurto smart in varie città del mondo. Grazie a questa offerta innovativa, è riuscita a raccogliere oltre 400 milioni di dollari nel solo 2018.
INTERNET OF THINGS: COME SI ORGANIZZANO LE AZIENDE
Se da un lato, quindi, si conferma nel tempo la fiducia degli investitori in queste nuove imprese, dall’altro si mantiene elevata l’attenzione da parte delle grandi aziende, che si dotano sempre più di divisioni interne e figure manageriali dedicate all’IoT e manifestano un crescente interesse verso queste nuove iniziative imprenditoriali, in ottica open innovation. Lo dimostra l’ultima grande acquisizione registrata in ordine di tempo: la compagnia assicurativa Munich Re è pronta ad acquisire per 300 milioni di dollari la startup tedesca Relayr, attiva nell’analisi dei dati provenienti dai macchinari connessi in fabbrica. La startup ha sede a Berlino, vanta un team di 200 persone impiegate tra Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Polonia e lo scorso anno è stata nominata “Hottest Internet of Things Startup” all’interno dello ”Europa’s Tech Startup Award”. Altri esempi che abbiamo osservato negli ultimi mesi sono le acquisizioni di Ring – che ha realizzato un campanello smart per vedere chi sta suonando dal proprio smartphone e aprire la porta di casa –, da parte di Amazon per 1 miliardo di dollari, e di Silver Spring Networks – in grado di fornire soluzioni e piattaforme IoT per reti elettriche intelligenti – passata nelle mani di Itron per 830 milioni di dollari.
INTERNET OF THINGS: LE STARTUP ITALIANE
Se ci si concentra sul nostro Paese, nel corso della Ricerca sono state analizzate 120 startup italiane con soluzioni che coprono quasi interamente il panorama degli ambiti applicativi IoT, dalla Smart Home (es. Mind, 1Control) alla Smart Car (es. Zehus, CarMe), dalla Smart Agriculture (es. Revotree, Omica Farm) fino alla Smart City (es. Smart-I, ParkSmart). Nonostante si registri una crescente diffusione in termini di numero di iniziative che nascono sul nostro territorio, per quanto riguarda i capitali raccolti la situazione non è così rosea e presenta molti aspetti su cui lavorare. Si registrano però segnali di progressivo miglioramento, con lo stanziamento di alcuni finanziamenti nei primi mesi del 2018 più consistenti rispetto al passato, come nel caso di BrainControl (2,9 milioni di dollari raccolti nel 2018), Nuvap (1,1 milioni) e Sclak (3,5 milioni), dati questi che fanno sicuramente ben sperare per il futuro.