“Il 2015 sarà il mio anno, e anche quello della nautica”. È fiducioso Roberto Bosi, founder di Inoxsail, startup incubata in PoliHub che progetta e realizza pinne di deriva e scafi innovativi, ecosostenibili e riciclabili al 100 per cento. E i numeri gli danno ragione.
Secondo gli ultimi dati diffusi da Ucina, la Confindustria nautica, i ricavi del settore hanno avuto un aumento del 2,1 per cento rispetto al 2013, con ricavi complessivi intorno ai 2,5 miliardi di euro. Una goccia nel mare, per la quale va interamente ringraziato l’export (+ 13,3 per cento), che però emerge se si pensa che, secondo i dati dell’Osservatorio nautico nazionale, nel 2012 la spesa è scesa del 56 per cento rispetto al 2009.
“Eppure il segnale è positivo” continua Bosi, che per portare avanti il suo progetto ha lasciato il “lavoro sicuro” da architetto. “Soprattutto perché va collegato ai numeri del mercato statunitense, che ha avuto una ripresa incredibile negli ultimi anni e sta facendo da traino”. Del resto, secondo il fondatore di Inoxsail, se il mercato italiano è rimasto bloccato non è solo a causa della crisi economica. “L’eccessiva burocrazia e la tassa di possesso hanno influito, ma c’entra anche un’offerta che non ha saputo rinnovarsi, con i maggiori player che hanno deciso di competere sul prezzo e non sulla creazione di qualcosa di nuovo”.
Proprio per questo, ora più che mai, c’è voglia di ripartire con progetti e idee che innovino la nautica. Come sta facendo Inoxsail con Phinna, la pinna di deriva strutturale che aumenta velocità e angolo di vento e migliora la portanza e per la quale Inoxsail ha registrato un brevetto mondiale. “Si deforma e si adatta alla navigazione: è proprio come avere una vela in acqua”, spiega Bosi.
Le barche a vela invece, interamente realizzate con un sandwich di lamiere metalliche sottili (acciaio, titanio, alluminio), risolvono alcuni dei maggiori problemi degli armatori. Lo smaltimento in primis, essendo riciclabili al 100 per cento, e la sicurezza: “La stragrande maggioranza degli incidenti in mare si verifica perché lo scafo, realizzato in materiali come carbonio o vetroresina, si spezza ‘come un biscotto’. Gli scafi Inoxsail sono invece inaffondabili e grazie alle lamiere sovrapposte riescono comunque a rimanere leggeri”.
Per realizzare i prototipi, continuare nella progettazione di nuove soluzioni, tra cui Inoxsail 12, scafo pensato proprio per i marinai dilettanti, Bosi ha lanciato, fino al 12 luglio, una campagna di crowdfunding sulla piattaforma di equity StarsUp. La crifa richiesta è 710mila euro. “Intanto stiamo pensando anche all’internazionalizzazione e abbiamo preso contatti a Miami, ma la sfida si gioca prima di tutto qui in Italia”.