OPEN INNOVATION IN PRACTICE

Innovazione: che la si cerchi all’esterno o all’interno, l’importante è tenere d’occhio le startup

Il 30 novembre al Politecnico di Milano si svolge il convegno “Corporate Entrepreneurship e Open Innovation” che analizza sia l’approccio “open” (ricerca di idee tra player esterni), sia la Corporate Entrepreneurship, che consente di sviluppare internamente la scoperta. In entrambi i casi sono utili sinergie con le startup

Pubblicato il 17 Nov 2017

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Il panorama attuale di forte discontinuità ha spesso costretto le imprese a rivedere il concetto tradizionale di innovazione. Tra le cause troviamo non solo il fenomeno della digital disruption, caratterizzato da una rapida evoluzione delle tecnologie digitali e dalla nascita di nuovi trend quali Artificial Intelligence e Blockchain, ma anche fattori come gli andamenti demografici e le trasformazioni climatiche, che stanno investendo il nostro pianeta e cambiando i nostri stili di vita, valori sociali e tempi decisionali.  L’effetto complessivo è stato l’innalzamento dei costi dell’innovazione, divenuta sempre più rapida e rischiosa, e la riduzione dei margini di profitto insieme ai cicli di vita dei prodotti/servizi, caratterizzati da una vita media sempre più corta.

Si sente ormai da tempo parlare dei paradigmi di Corporate Entrepreneurship e Open Innovation: ma si tratta di moda o c’è sostanza?

Essi rappresentano un concreto aiuto per le imprese per una profonda trasformazione culturale e operativa, per un’efficacie gestione dell’innovazione, in primis digitale. Da un lato, l’approccio Open Innovation può aumentare le fonti di innovazione e profitto, dall’altro la cultura Corporate Entrepreneurship consente di sviluppare internamente la scoperta e lo sfruttamento di nuove opportunità di business anche attraverso nuove combinazioni di risorse esistenti.

Corporate Entrepreneurship e Open Innovation sono anche gli approcci e i modelli di riferimento per il fenomeno startup, organizzazioni temporanee con lo scopo di cercare un business model scalabile e ripetibile. Esse sono infatti animate da individui capaci di immaginare il futuro ma potenti esecutori, persone appassionate ma che non si scoraggiano di fronte all’incertezza e all’errore. Per le startup sono inoltre vitali i concetti di ecosistema, di collaborazione, di esplorazione.

Corporate Entrepreneurship e Open Innovation sono quindi i campi di incontro tra startup e incumbent, per generare benefici reciproci e auspicabilmente un nuovo ecosistema. Le startup puntano infatti alla collaborazione, soprattutto con grandi aziende, per ottenere in questo modo importanti vantaggi: dall’accesso al mercato di riferimento alle solide referenze. Anche le aziende possono beneficiare di questo rapporto per favorire l’innovazione e acquisire la cultura imprenditoriale facendo leva sull’energia che le startup e soprattutto gli startupper immettono.

Per cogliere queste opportunità alcune imprese si dotano di nuovi ruoli come il Chief Innovation Officer o Chief Digital Officer, altre creano il proprio Corporate Venture, investendo in startup che reputano sinergiche con il proprio core business.

Quindi innovare non può che essere con un occhio alle startup. Da un lato un occhio di attenzione a come questo fenomeno stia spingendo un nuovo modello culturale di organizzazione ed execution. Dall’altro un occhio alle possibili sinergie con il mondo delle imprese tradizionali per lo sviluppo dell’innovazione.

Di questi temi si discuterà il 30 novembre in Carassa Dadda al Politecnico di Milano con importanti imprese italiane tra cui Enel, Agos Ducato, Falk-renewable, Ferrovie dello Stato, Sisal, Leonardo e Vivigas, e le top round startup italiane, Satispay e Genenta, durante il Convegno Corporate Entrepreneurship e Open Innovation: innovare con un occhio alle startup!

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