“Le nostre industrie non sono ancora né mature né pronte per accogliere i cambiamenti in atto. Tecnologia, digitale, innovazione non sono ancora entrati nei processi industriali. Siamo lontani anni luce dall’industria 4.0. Eppure solo le fabbriche che sapranno usufruire dei benefici delle tecnologie digitali potranno migliorare efficienza e performance. Alle startup il compito di farlo capire alle fabbriche retrò”. Micol Filippetti non usa mezzi termini: “In Italia siamo indietro nel percorso di innovazione industriale, ma le startup possono fare la differenza”. Come? “Io sono andato a bussare porta a porta per far vedere le potenzialità del mio prodotto. E oggi è utilizzato da Fiat”.
Originario di Ancona, 45 anni, Micol Filippetti è il founder di Evolvea, startup che ha ideato diverse soluzioni che permettono di sapere dove si trovano gli oggetti (macchinari, mezzi, persone, attrezzi) per ragioni di sicurezza sul lavoro e ottimizzazione dei processi lavorativi. Obiettivo: digitalizzare il mondo della fabbrica.
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“Sono entrato nel mondo del lavoro giovanissimo: dopo il diploma ho iniziato a lavorare nel settore commerciale di un concessionario Olivetti con mio padre. Poi, nei primi anni 2000, ho deciso di cambiare e indossare i panni da tecnico informatico: ho fondato il Gruppo Filippetti, società che si occupa di sistemi operativi e infrastrutture di data center. Una società che oggi vanta 200 collaboratori in tutta Italia e un fatturato di 38 milioni di euro” racconta orgoglioso.
La svolta arriva tre anni fa: “Cercavo nuovi sbocchi al di fuori dei data center, volevo portare l’informatizzazione nel mondo del lavoro: non negli uffici dove , ma nelle fabbriche e nei cantieri”. Da qui l’idea di Evolvea, che nasce come spinoff del Gruppo Filippetti: “Evolvea, il cui nome significa ‘evolvere’ propone una soluzione di tracciamento di beni e persone all’interno degli stabilimenti produttivi – spiega l’imprenditore -. Il monitoraggio delle attività eseguite da persone e macchine è importante: correlare le ore di funzionamento efficaci con i dati di produzione è utile per condurre una analisi della produttività e pianificare misure di miglioramento. Identificare la posizione di persone non autorizzate, e quindi la violazione di una prescrizione di accesso, permette di assicurare a operatori interni e ospiti il massimo livello di sicurezza. La soluzione proposta consiste nel dotare il personale e i mezzi rispettivamente con badge e tag attivi, che possono essere localizzati in zone dove è presente la rete”.
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Gli ostacoli non sono mancati: “Intuivo che c’era un vuoto di mercato ma non riuscivo a cogliere bene ciò di cui gli addetti ai lavori nelle fabbriche avessero bisogno. Erano gli anni
in cui andava in voga la parola smart, ma è un termine generico che non identifica bene i bisogni delle fabbriche. Poi è arrivata il percorso di incubazione in I3P, l’incubatore d’impresa del Politecnico di Torino, e la scelta di scendere in campo in modo pratico”.
“Ho iniziato a prendere contatti con le grandi aziende per mostrargli i benefici che Evolvea può apportare ai sistemi produttivi. La prima a crederci è stata la Fiat, che ha adottato i dispositivi per la geolocalizzazione delle auto in uno stabilimento a Cassino e per la sicurezza dei lavoratori in altri stabilimenti” continua Filippetti.
Oggi la startup, che ha sede legale a Jesi, ha un fatturato di 6 milioni e diversi progetti per il futuro: “Siamo in contatto con un gruppo dell’industria alimentare che ci ha chiesto di seguire i lavori per un nuovo stabilimento che deve tecnologico e innovativo. E questo è solo uno dei progetti a breve termine” dice incrociando le dita. Del resto, la rivoluzione 4.0 in Italia è appena cominciata.