Gli incubatori di startup in Italia sono quasi 200 e circa la metà ha un impatto sociale. A scattare una fotografia del sistema dei centri che supportano la nascita di nuove imprese innovative è il ‘Report 2019 sull’impatto degli incubatori e acceleratori italiani’ presentato al Politecnico di Torino venerdì 31 gennaio. Gli incubatori in Italia nel corso dell’ultimo anno sono cresciuti del 15%, occupano circa 1100 persone e hanno un fatturato che sfiora i 400milioni di euro l’anno. Oltre 6 realtà su 10 si trovano al Nord (la Lombardia in particolare ospita il 26% degli incubatori italiani) ma la crescita più rilevante viene registrata al Sud e nelle Isole (+21%).
Sono questi i dati principali che emergono dal terzo report sull’impatto sociale degli incubatori e acceleratori italiani.
Incubatori in Italia: La ricerca
La ricerca, svolta da un team di ricercatori e docenti del Politecnico di Torino coordinato da Paolo Landoni, è stata basata sull’identificazione e il coinvolgimento (survey) degli incubatori e acceleratori italiani e l’utilizzo di database come quello dei bilanci delle imprese e quello delle startup innovative.
Lo studio ha realizzato, per il terzo anno, una mappatura aggiornata a livello nazionale delle attività di incubazione e di accelerazione di startup, evidenziando modelli di business, peculiarità, servizi offerti e differenze tra le diverse tipologie di incubatori e acceleratori.
L’analisi ha portato alla redazione di tre Report: Report pubblico, contenente una sintesi di alcuni degli elementi principali della ricerca; il Report completo, risultato di tutte le analisi derivanti dal questionario inviato agli incubatori e acceleratori italiani; Report di approfondimento, con approfondimenti specifici su alcune particolari categorie di incubatori e acceleratori italiani.
Incubatori e startup in Italia: i numeri
L’ecosistema degli incubatori italiani si è consolidato anche in termini di dipendenti. Dal 2017 al 2018 i 197 incubatori presenti in Italia occupano oggi 1094 dipendenti.
Per quanto riguarda la natura giuridica il 49,4% degli incubatori è di natura privata, il 19,8% ha natura pubblica (cioè gestite esclusivamente da amministrazioni o enti pubblici, spesso tramite la creazione di società «in-house») e il 30,8% ha natura ibrida.
Il fatturato totale degli incubatori italiani del 2018 è di 391 milioni di €, la media dei fatturati si aggira quindi intorno ai 2 milioni di euro (+52% rispetto al 2017) ma questo dato è in realtà dovuto alla crescita di un ridotto numero di incubatori di grandi dimensioni. La mediana, infatti, è pari a 350 mila euro di fatturato per incubatore.
«Ci aspettavamo potesse iniziare ad esserci un rallentamento del fenomeno di incubazione e accelerazione dopo la forte crescita degli ultimi anni», dice Paolo Landoni. «Invece nascono nuovi incubatori e acceleratori e molti di quelli esistenti si consolidano in termini di fatturato e numero di imprese incubate. Mi fa piacere sottolineare che la crescita più significativa si registra nel Sud Italia”.
Del resto in Italia ci sono ancora pochi incubatori rispetto ad altri Paesi europei. La ricerca quest’anno è estesa al Vecchio Continente. I risultati del confronto internazionale, che saranno resi pubblici nei prossimi mesi, dicono che l’Italia è ancora indietro rispetto a Francia (dove ci sono 284 incubatori), UK (274), Germania (247) ed è più vicina alla Spagna (215).
I finanziamenti e le startup incubate
Rispetto all’anno precedente la media dei finanziamenti ricevuti dalle organizzazioni incubate è cresciuto da 1,18 milioni di euro a 3,30 milioni di euro (+179%). Il 27% degli incubatori italiani detiene quote societarie nelle organizzazioni incubate.
Il numero delle startup incubate in Italia nel 2019 è passato da circa 2400 a circa 2800 (+15%). Si conferma il dato del 40,4 % delle start up incubate che operano in servizi di informazione e comunicazione. Il secondo settore più rappresentato rimane quello legato ad attività professionali, scientifiche e tecniche, con il 27,2% del totale. Il terzo settore maggiormente rappresentato è il manifatturiero con il 19,4%.
Più del 70% delle startup incubate si trova nell’Italia settentrionale, ma anche in questo caso la crescita maggiore si registra al Sud.
Centri di innovazione e impatto sociale
“Gli acceleratori e incubatori italiani, che come Associazione preferiamo chiamare centri di innovazione – commenta Angelo Coletta, Presidente di Italia Startup sono luoghi, diffusi su tutto il territorio nazionale, i quali svolgono un ruolo cruciale di scouting, di accelerazione e di accompagnamento delle giovani imprese innovative, soprattutto nella loro fase di avvio. Il nostro auspicio è che il Fondo Nazionale Innovazione abbia particolare attenzione a questi soggetti di innovazione sul territorio e alla delicata fase di primo sviluppo delle startup italiane”
Più della metà degli incubatori ha supportato organizzazioni a significativo impatto sociale (51,9%). Per quanto riguarda l’analisi dei settori di appartenenza, rispetto all’anno scorso i “social incubator” hanno fatto registrare un aumento del numero di realtà che operano nel settore legato alla protezione dell’ambiente (da 28 nel 2017 a 72 nel 2018), rimangono ben rappresentati i settori Salute&Benessere (38 realtà) e Cultura, arti e artigianato (31 realtà)
Qui è possibile scaricare gratuitamente il report pubblico del Social Innovation Monitor 2019
L’analisi sull’innovazione e sull’imprenditorialità sociale sviluppata dal team di ricerca Social Innovation Monitor (SIM) è stata svolta in collaborazione con Italia Startup, l’Associazione no profit che rappresenta l’ecosistema delle startup italiane, e PNI Cube. Oltre al supporto di Banca Etica, Compagnia di San Paolo, Experientia, Impact Hub Milano, Incubatore Imprese Innovative Politecnico Torino (I3P), Instilla, IREN, Make a Cube3, SocialFare e Social Innovation Teams.