LA GUIDA

Incubatori di startup: che cosa sono, le tipologie e la situazione in Italia

Gli incubatori di startup guidano gli aspiranti imprenditori verso la costruzione del loro progetto. Ecco come funzionano, esempi e modello di business

Pubblicato il 11 Ott 2021

Incubatori di startup (Photo by Markus Spiske on Unsplash)

Accelerare la nascita di una startup assicurandosi che le sue fondamenta possano essere ben costruite: questo l’obiettivo degli incubatori di impresa. Vediamo insieme quali sono le caratteristiche e tipologie più comuni e com’è la situazione in Italia.

Che cosa sono gli incubatori

Il ruolo degli incubatori consiste nel guidare gli aspiranti imprenditori verso la costruzione del loro progetto con consulenze e know how ma anche offrendo un luogo fisico come sede. Due fattori fondamentali per una startup ancora da costituire: entrare in un programma di incubazione rappresenta il primo passo verso la concretezza di un’idea.

Che siano pubblici o privati, gli obiettivi degli incubatori sono fondamentalmente gli stessi, ovvero dare ai founder gli strumenti giusti per veder nascere la propria impresa e aiutarla a crescere in modo sano, secondo delle tappe più o meno standard.

Un punto fondamentale, già citato, è quello di offrire alle startup gli spazi ideali per poter crescere in un ambiente utile e dove potersi contaminare anche con altre realtà. Non si tratta di un semplice coworking ma di uno spazio dove ottenere anche consulenze strategiche, come ad esempio per accedere a bandi e finanziamenti, segnalazione di eventuali challenge e accedere al network di investitori e business angel dell’incubatore.

Per potervi accedere è necessario superare un processo di selezione che, tra i requisiti necessari, molto spesso indica la presentazione di un team valido ed una buona idea. Normalmente i giovani imprenditori che dimostrano di avere una visione chiara di dove vogliono arrivare riescono ad accedere al percorso.

Quando sono nati gli incubatori

Già negli anni Settanta, quando il mercato imprenditoriale tradizionale iniziava a riconoscere il ruolo della tecnologia, nascevano i primi incubatori. Il loro ruolo si discostava molto dall’attuale struttura.

In particolare, si trattava di enti a carattere pubblico con l’obiettivo di dare un nuovo impulso all’economia e all’occupazione andando a contrastare la recessione di quegli anni. Caratterizzati da un approccio no profit, avevano anche una connotazione politicizzata.

L’idea era quindi che potessero favorire la nascita di imprese in aree strategiche e utili per l’intero Paese. Tra i primi incubatori vediamo quindi i Business Innovation Center e i Centri Universitari che si distinguevano per offrire spazi e canali di comunicazione.

Come si diventa un incubatore di startup certificato

Una caratteristica imprescindibile per diventare incubatore è quella di avere innanzitutto una comprovata esperienza nella gestione e consulenza d’impresa. Secondo il sito del Ministero dello Sviluppo Economico, si tratta di un modello di eccellenza nazionale.

La definizione moderna di incubatore si fa risalire all’art. 25, comma 5 del DL 179/2012 e viene definita nei dettagli dal Decreto ministeriale 22 dicembre 2016. Caratteristiche imprescindibili sono:

  • disporre di spazi immobiliari adeguati per accogliere startup innovative (spazi riservati per poter installare attrezzature di prova, test, verifica o ricerca);
  • disporre di attrezzature adeguate (come ad es. sistemi di accesso in banda ultralarga alla rete internet, sale riunioni);
  • essere diretti da persone di riconosciuta competenza in materia di impresa e innovazione, con una rete di consulenza manageriale permanente;
  • avere regolari rapporti di collaborazione con università, centri di ricerca, istituzioni pubbliche e partner finanziari che svolgono attività e progetti collegati a startup innovative;
  • avere adeguata e comprovata esperienza nell’attività di sostegno a start-up innovative.

Il riconoscimento di tale status avviene previa autocertificazione di queste caratteristiche e domanda del legale rappresentante. Una volta approvata, è possibile iscriversi nella sezione speciale dedicata del Registro delle Imprese presso le Camere di Commercio sul territorio nazionale.

Tipologie di incubatore di startup

Come anticipato, una prima classificazione è quella tra incubatori a carattere pubblico e privato. Possiamo individuare circa quattro tipologie di incubatori:

  • Business Innovation Center (pubblici): molto spesso a carattere nazionale sotto forma di agenzia (come nel caso della Business Vienna Agency) hanno l’obiettivo di stimolare la nascita delle imprese in un certo ambito o territorio o comunque favorire la contaminazione; molto spesso offrono percorsi d’impresa customizzati;
  • Incubatori Universitari (pubblici): oltre a spazi e dotazioni tecniche, offrono anche consulenze e tirocini universitari;
  • Corporate Private Incubator (privati): incubatori creati da una grande impresa che trae vantaggio dalla nascita di startup. Molto spesso sono verticali su una specifica industry;
  • Indipendent Private Incubator (privati): a metà tra acceleratori e imprenditori, in realtà intervengono sulla startup non appena la fase di incubazione è conclusa.

Come guadagnano gli incubatori di impresa

Anche quando si parla della remunerazione è necessario distinguere tra incubatori di origine pubblica e privata. Se i primi nascono da enti e quindi con lo scopo di favorire l’impresa, i secondi si basano proprio sull’idea di creare profitto.

In particolare, traggono vantaggio dalla prosperità delle startup che nascono all’interno dell’azienda o comunque detenendo delle quote delle stesse. Il successo del progetto va a decretare quindi anche il loro guadagno.

Vantaggi di un incubatore di startup

I vantaggi di essere selezionati per un percorso di incubazione sono molteplici, spesso anche riconducibili al far parte di un ecosistema:

  • possibilità di disporre gratuitamente di una sede fisica e infrastrutture (sale meeting, wifi ad esempio);
  • possibilità di accedere a capitali grazie allo stesso incubatore o alla sua rete di investitori;
  • consulenze manageriali, marketing, programmi di mentoring;
  • agevolare la partecipazione a bandi e concorsi utili;
  • favorire la relazione con altre imprese e la nascita di sinergie.

Differenza tra incubatore e acceleratore

Già citata in questo articolo sugli acceleratori, la principale differenza con un’incubatore risiede nello stadio di vita di una startup che accede al percorso.

Mentre il percorso di accelerazione è di solito rivolto a startup già costituite e con un prodotto già sviluppato, il percorso di incubazione si sofferma proprio sulla fase della nascita. Anche gli strumenti e i need delle aziende sono quindi diversi.

Un’acceleratore deve poter aiutare la startup a crescere soprattutto focalizzandosi sull’accesso ai capitali e sulla validazione sul mercato del progetto imprenditoriale, già in una fase più matura.

Incubatori di startup in Italia

In Italia sono presenti molteplici incubatori. Tra i principali:

012Factory, tra gli innovation hub più grandi del Mezzogiorno per fatturato e numero di start up, con sede a Caserta. Tra i suoi programmi particolare attenzione ai percorsi di incubazione;

B Heroes, rivolto in particolare a giovani imprese per fornire sostegno finanziario, cultura imprenditoriale e visibilità;

Dpixel, collaborano con grandi aziende per creare percorsi di incubazione anche rivolti a ragazzi delle scuole superiori;

Impact Hub Milano, parte di un network globale di spazi di coworking offre una fitta rete di contatti che permette l’incontro di investitori, mentor, aziende e start-up. Supporta le startup nelle diverse fasi di sviluppo e investimento anche grazie alla sua rete di Business Angel;

Switch to Product, programma di incubazione organizzato da PoliHub, Politecnico di Milano e Officine Innovazione di Deloitte per valorizzare le soluzioni innovative frutto delle attività di ricerca e della vocazione imprenditoriale di studenti, ricercatori, dottorandi di ricerca, docenti e alumni del Politecnico di Milano

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Stefania Barbato
Stefania Barbato

Appassionata di musica, libri e tech, contribuisce a sviluppare l’ecosistema startup italiano con progetti innovativi, creatività e go-to-market

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