Nella Silicon Valley i ragazzini che giocano con il Lego rischiano di ritrovarsi da un giorno all’altro startupper, inventare qualcosa di utile e ottenere un finanziamento da un gigante come Intel Corp. È successo a Shubham Banerjee, 13 anni, che ha inventato una stampante Braille a basso costo, utilizzando un kit della Lego. Una storia simile a quella del nostro Cesare Cacitti, vicentino, 15 anni, impegnato in un progetto di sviluppo di stampante 3D low cost.
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Shubham Banerjee, di origini indiane, è partito l’anno scorso da un progetto realizzato per la scuola ed è diventato uno dei più giovani imprenditori della Valley californiana.
Quando ha iniziato a ragionare sul progetto per il laboratorio di scienze, Shubham ha deciso di informarsi sui sistemi di scrittura e lettura. Ha chiesto ai genitori: “Come leggono i non vedenti?”. Loro gli hanno risposto: “Cercalo su Google”. Ha cercato e ha scoperto che una stampante di testi per non vedenti costa almeno 2.000 dollari. Per molti ciechi, specialmente nei Paesi in via di sviluppo, sono decisamente tanti, ha pensato, e così ha deciso che doveva fare qualcosa.
Shubham, che è di Santa Clara, nel cuore della Silicon Valley in California, si è messo al lavoro col suo kit Mindstorms EV3 della Lego Robotics e ha creato un prototipo, che ha chiamato Braigo, dalla fusione tra le parole Braille e Lego. È stato un successo, immediatamente incoraggiato da alcune associazioni di non vedenti.
I genitori a quel punto hanno capito che Shubham doveva essere sostenuto e così hanno investito 35mila dollari dei loro risparmi per creare la sua azienda, la Braigo Labs.
Shubham è ancora troppo giovane per fare l’amministratore delegato e ora il timone dell’azienda lo tiene sua madre, ma nel frattempo la Braigo Labs si è evoluta e il suo ideatore progetta di realizzare stampanti Braille da portare sul mercato a circa 350 dollari. Ad aiutarlo è arrivato il colosso dell’informatica Intel, che ha investito nella startup una cifra di cui non è stata rivelata l’entità, ma che di certo le permette di arruolare ingegneri e professionisti.
Di conseguenza anche il progetto si è evoluto ed è così nata la Braigo 2.0, che può tradurre un testo elettronico in Braille e poi stamparlo. L’idea è quella di avere i primi prodotti pronti per i test entro la prossima estate e di arrivare sul mercato entro l’anno.
L’idea del ragazzo si inserisce nel crescente filone della tecnologia solidale: l’utilizzo cioè dell’innovazione tecnologica per aiutare i più svantaggiati. Un esempio italiano è la startup Pedius, che consente ai non udenti di fare telefonate e sulla quale Tim Ventures, ‘braccio’ di venture capital di Telecom Italia, Sistema Investimenti ed Embed Capital hanno deciso di recente di investire 410mila euro.
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Ma nel mondo ci sono molti altri esempi di tecnologia solidale: a San Francisco è nata una startup, Hand Up, che si propone di usare le nuove tecnologie per aiutare i bisognosi. Fondata da Rose Broome, è sostanzialmente una piattaforma online di crowdfunding per chiunque abbia bisogno di alloggio, cure mediche o supporto economico, tanto che è stata ribattezzata “la Kickstarter degli homeless”.