“Sono il country manager più invidiato dei Paesi in cui è operativa The Fork, perché per quattro mesi di fila l’Italia è stato il primo del gruppo per numero di adesioni di ristoranti alla piattaforma”. A tracciare con soddisfazione il bilancio dei primi (quasi) sei mesi di attività in Italia del sito di TripAdvisor per la prenotazione di tavoli al ristorante è Almir Ambeskovic, che è appunto il responsabile delle attività della company nel nostro Paese. Originario di Sarajevo, imprenditore seriale, 37 anni, da sempre attivo in Italia (ha creato tre società e realizzato tre exit), Ambeskovic era il Ceo di RestOpolis, società che permetteva ai clienti di scegliere il ristorante in base alla zona, ai prezzi e alle recensioni degli utenti, quando la startup è stata acquisita e integrata insieme a un altro portale italiano di e-booking online di ristoranti, Mytable.it, da The Fork.
The Fork è appunto la piattaforma internazionale di TripAdvisor per la prenotazione online e mobile di ristoranti attiva in Francia, Belgio, Svizzera (con il nome di «lafourchette») e in Spagna (come «eltendor»). A febbraio scorso The Fork ha annunciato lo sbarco in Italia, avvenuto appunto dopo che erano state acquisite RestOpolis e MyTable. Ambeskovic è diventato country manager di The Fork, anzi lo era già da ottobre 2014, stando al suo curriculum su Linkedin. Da noi la piattaforma è partita con circa 5mila ristoranti prenotabili in Italia attraverso il sito, l’applicazione The Fork per Apple e Android o direttamente sul sito di TripAdvisor. E sembra stia procedendo spedita, almeno stando alle parole del suo country manager.
“Quello del cibo è un business tipicamente italiano, sul quale gli italiani partono con grande vantaggio rispetto a cittadini di altre nazionalità” premette Almir Ambeskovic. “Quando un italiano scrive una recensione sul cibo consumato in un locale sa veramente di cosa parla ed è in grado di dare un giudizio. Questo fa la differenza e porta valore aggiunto a una piattaforma come The Fork”.
Intanto però la piccola italiana RestOpolis è stata inglobata in un grande gruppo americano, come è successo per analoghe realtà attive nelle prenotazioni online, da Pizzabo, fondata da due lucani e acquistata dal colosso tedesco Rocket Internet, a Cibando, comprata dall’indiana Zomato, fino alle due startup Clicca e Mangia e DeliveRex acquisite l’altro ieri da Just Est, gruppo nato in Danimarca e basato a Londra. Sembra proprio che l’Italia si stia lasciando sfuggire il “business dei tavoli”: è in grado di dar vita a realtà imprenditoriali interessanti ma non di farle scalare. Perché?
“In Italia è senz’altro più difficile fare impresa che altrove” ammette il country manager di The Fork.it. “C’è la burocrazia, ma c’è anche un’iniziale diffidenza verso le idee imprenditoriali. Quando abbiamo iniziato con RestOpolis erano in tanti a non credere alla nostra idea. Teniamo anche conto della scarsità di capitali circolanti, anche se io sono convinto che una startup non debba necessariamente avere bisogno di capitali per partire. Eppoi qui si ha ancora paura a fallire: non ci si lancia in un’impresa perché si teme di essere giudicati male, invece negli Usa sanno bene che fallire è importante per poi ricominciare senza fare gli stessi errori”.
Infine qualche parola sulla strategia imprenditoriale di TripAdvisor. L’espansione di The Fork potrebbe far pensare che il colosso delle recensioni online stia decidendo di cambiare pelle e di lanciarsi nel business, senz’altro più redditizio, della prenotazioni tavoli su Internet. “TripAdvisor possiede decine di brand e The Fork è una realtà autonoma” precisa l’imprenditore di origine slava. “Non credo proprio che TripAdvisor abbandonerà il proprio core business, semmai ne aggiungerà altri. Certo l’obiettivo alla fine è fare in modo che i 350 milioni di visitatori unici mensili di TripAdvisor si trasformino in potenziali prenotatori di ristoranti”.