Intervista esclusiva

Il Commissario europeo Moedas: «Così nascerà il Google europeo»

Carlos Moedas, titolare di ricerca, scienza e innovazione, dice a EconomyUp: «Con il Mercato Unico dei Capitali abbatteremo gli ostacoli esistenti tra startup e finanziamenti. Con Horizon 2020 distribuiremo 8,6 miliardi di euro. Così avremo più imprese ad alto potenziale di crescita»

Pubblicato il 28 Mag 2015

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Carlos Moedas, Commissario Ue a ricerca, scienza e innovazione

“Il Google europeo? Nascerà perché abbatteremo gli ostacoli che oggi incontrano startup e pmi nell’accesso ai finanziamenti”. Parola di Carlos Moedas, Commissario europeo per la ricerca, la scienza e l’innovazione. Classe 1970, portoghese, un Mba alla Harvard Business School, banchiere, politico del Partito Socialdemocratico (Psd) in Portogallo e oggi “ministro” del governo europeo, Moedas spiega in un’intervista concessa in esclusiva a EconomyUp la sua visione sul presente e futuro dell’imprenditoria emergente nella Ue. “Voglio vedere anche in Europa storie di successo del livello di Apple, Google e Facebook” dice.

Eppure sono ancora poche le startup europee, al punto che sono state ribattezzate “unicorni”. Come intende promuoverne la crescita?

L’Europa ha già prodotto innovatori internazionali come Spotify, Skype ma anche Volkswagen o Airbus. Abbiamo imprenditori con idee brillanti, eppure molte aziende ad alto potenziale tecnologico finiscono per trasferirsi negli Usa, dove ci sono condizioni che consentono loro di crescere. Uno dei principali ostacoli è l’accesso ai finanziamenti, ma stiamo lavorando seriamente per garantire a startup e piccole e medie imprese più opzioni in questo campo.

In quale modo?
Il progetto europeo del Capital Markets Union (Cmu), Mercato unico dei capitali, punta a rimuovere gli ostacoli che attualmente si frappongono tra aziende o iniziative imprenditoriali e i finanziamenti di cui hanno necessità, aumentando il range di opzioni di cui gli investitori possono usufruire. Poi c’è Horizon 2020, il Programma Quadro europeo per la Ricerca e l’Innovazione, che offre molteplici opportunità alle pmi innovative. In particolare abbiamo stabilito il criterio in base al quale deve essere assegnato alle piccole e medie imprese il 20% del budget destinato a tutti le Societal Challenges, le sfide societarie, e allo specifico obiettivo di Leadership in Enabling and Industrial Technologies (Leadership nelle tecnologie abilitanti e industriali). In pratica questo significa che almeno 8,6 miliardi di euro andranno a supportare attività di ricerca e innovazione di pmi dell’Unione europea.

Un flusso di denaro notevole. Altri strumenti per favorire la piccola imprenditoria?
Horizon 2020 introduce un nuovo strumento tarato sulle specifiche esigenze delle pmi più ambiziose e con un potenziale di sviluppo e crescita che le porti ad avere un significativo impatto a livello europeo ma anche internazionale. Il programma offre sovvenzioni semplici e veloci per studi di fattibilità sull’innovazione di business e progetti dimostrativi, consulenza per lo sviluppo del business e altri servizi di supporto per idee che sono pronte per ricevere investimenti. Candidarsi è semplice: ogni tot mesi c’è una call aperta per proposte di questo tipo. In ballo ci sono complessivamente 3 miliardi di euro da distribuire per tutto il periodo in cui sarà in vigore Horizon 2020.

L’Italia, e in particolare le startup italiane, riusciranno a trarre profitto dagli strumenti messi a disposizione dalla Ue?
Attualmente il vostro Paese investe l’1,25% del Pil (Prodotto interno lordo) in ricerca e innovazione, una percentuale di gran lunga inferiore alla media europea del 2,02%. Nell’edizione 2015 dell’Innovation Union Scoreboard l’Italia è al 16esimo posto ed è definita “innovatore moderato”. Questo non contribuisce certo ad incrementarne la competitività perché non la porta a concentrarsi su attività ad alta intensità di conoscenze ma a restare specializzata in prodotti e servizi con basso o medio livello tecnologico. Il governo italiano deve impegnarsi di più sia nell’adeguato finanziamento delle attività di ricerca sia nell’emanazione delle necessarie riforme per aumentare l’impatto di questi finanziamenti in termini di crescita e creazione di posti di lavoro. Qualche progresso è stato fatto con il Programma Nazionale di Ricerca per il periodo 2014-2020 e introducendo un tax credit per ricerca e innovazione. Ma le nuove misure devono essere rapidamente messe in pratica per creare un habitat attraente per le imprese innovative.

Quanto è importante coltivare l’ecosistema europeo dell’innovazione? Quali azioni per farlo crescere?
È una sfida a due facce. Innanzitutto è necessario rafforzare la ricerca d’eccellenza, indispensabile per fornire carburante alle innovazioni più importanti nel lungo periodo. In secondo luogo va tenuto conto che la Ue non sta coltivando un numero sufficiente di aziende impegnate in settori ad alta potenzialità di crescita e, di conseguenza, è meno specializzata degli Usa nell’hi-tech e nelle attività ad alto tasso di conoscenza. Perciò dobbiamo aumentare la velocità di una marcia, dando vita a un piano per un ecosistema di ricerca e innovazione di classe internazionale. In particolare dobbiamo focalizzarci su due priorità: spingere la ricerca d’eccellenza e fornire il giusto quadro di condizioni per stimolare l’innovazione nelle aziende. Horizon 2020 punta proprio a questo.

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