STARTUP INTELLIGENCE

Identikit del founder italiano di startup: maschio, quarantenne, laureato.Troppo poche ancora le donne

Una Survey degli Osservatori Startup Intelligence e Startup Hi-tech delinea il profilo del fondatore di startup: avvia l’impresa con altri 2 o 3 founder, è in prevalenza maschio, ha 41 anni. Molto meno numerose le donne, età media superiore a quella maschile, titolo di studio più alto e con meno STEM. Un gap da colmare

Pubblicato il 21 Gen 2022

Founder di startup: le donne hanno un'età più elevata e meno competenze STEM

Il 2021 è stato un anno estremamente positivo per l’ecosistema startup hi-tech italiano. L’ammontare di finanziamenti ricevuti in equity da startup hi-tech italiane da investitori nazionali e internazionali, sia formali che informali, ha superato il tanto sperato traguardo del miliardo di euro, toccando quota 1,461 miliardi di euro (valore stimato a fine novembre 2021). Sono questi alcuni dei risultati della Ricerca dell’Osservatorio startup Hi-tech, presentati al Convegno annuale del 30 novembre 2021.

Un anno da record per il comparto startup italiano, che ha visto anche il susseguirsi di round di investimenti con un taglio medio in crescita rispetto agli anni passati, come il round da 200 milioni di Casavo, i 100 milioni di Everli o i 155 di Scalapay, e in cui abbiamo assistito anche a storiche exit, tramite IPO, come quella di Genenta Science al Nasdaq (prima e unica società italiana a quotarsi al listino tecnologico americano) e Motork alla borsa di Amsterdam.

All’interno di questo scenario si inserisce la Ricerca 2021 congiunta degli Osservatori Startup Intelligence e Startup Hi-tech che, tramite una Survey rivolta ad un campione di 174 startup hi-tech italiane, di cui la grande maggioranza finanziate in equity, ha analizzato diversi temi, come quello del profilo del fondatore italiano di startup.

Dalle analisi emerge innanzitutto che la maggior parte delle startup intervistate sono state costituite da più individui: mediamente una startup è fondata da due o tre fondatori, sintomo di una naturale propensione all’apertura e contaminazione, che permette a questi imprenditori di avere sempre un occhio puntato oltre i propri confini. Fondatori che sono in prevalenza di genere maschile (88% del campione), con un’età media che si attesta attorno ai 41 anni, dato leggermente sopra la media europea (38 anni). Hanno conseguito almeno una laurea (triennale o magistrale) nell’82% dei casi e possiedono un background per lo più di tipo scientifico/tecnico o manageriale.

I dati si discostano da quelli appena citati nel caso in cui si faccia riferimento ai fondatori di genere femminile (12% del campione), che presentano un’età media superiore a quella maschile (circa 44 anni), un titolo di studio di livello più alto (solo il 4% delle donne intervistate ha infatti interrotto il proprio percorso di studi al termine della Scuola Secondaria di II grado, a fronte di un 20% degli uomini), e un background umanistico nel 24% dei casi (vs 4% per il genere maschile).

Questi dati devono fungere da campanello d’allarme per l’ecosistema e per il nostro Paese. Seppur sempre più donne si stiano avvicinando al mondo imprenditoriale, intraprendendo anche percorsi di formazione STEM (Science Technology Engineering Mathematics), risulta necessario continuare ad agevolare e diffondere cultura su questi temi, per colmare in tempi rapidi il divario di genere presente ancora oggi. Inoltre, l’età media avanzata delle startupper donne può essere legata al mancato sostegno che queste ricevono durante i periodi di maternità, allungando così il periodo dopo il quale esse possono affrontare la sfida imprenditoriale. Con le nuove sfide globali, quali la trasformazione digitale e la transizione energetica, saranno sempre più richieste competenze di carattere scientifico, tecnico e manageriale, per riuscire a governare la complessità di tali fenomeni, e non possiamo permetterci di perdere metà della popolazione in questa sfida.

Abbiamo esempi di startup di successo fondate e guidate da donne a cui poter guardare, che possono essere prese come “role model” e possono fungere da ispirazione per le nuove generazioni. Ecco alcune delle startup conosciute negli scorsi anni: My Cooking Box di Chiara Rota; Codemotion, alla cui guida vi è Chiara Russo; Futurely fondata da Elisa Piscitelli e Mariapaola Testa; MIPU di Giulia Baccarin; Ecosteer di Elena Pasquali; Ghostwriter, la cui CEO è Ester Liquori; FiliPari, costituita da Alice Zantedeschi e Francesca Peviani; Orange Fiber di Ernica Arena; Poke House di Vittoria Zanetti e tante alte!

Il nostro augurio è che questa lista diventi sempre più folta e possa rappresentare non più un’eccezione ma una nuova normalità!

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Cristina Marengon
Cristina Marengon

Research Analyst presso Osservatori Digital Innovation

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