I nostri padri sono famosi imprenditori? E noi facciamo startup

Rosso, Farinetti, Della Valle, Moretti Polegato, Berlusconi. I “rampolli” di alcuni dei maggiori talenti imprenditoriali italiani non si sono limitati a fare esperienza nelle aziende di famiglia ma hanno investito in progetti personali. Dalla scrittura creativa alle cantine piemontesi ai magazine di moda e lifestyle

Pubblicato il 16 Ott 2014

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Segni particolari: avere successo, essere al di sotto dei 40 anni e nascere “figli d’arte”, ovvero con cognomi importanti come Rosso, Farinetti, Della Valle, Moretti Polegato e Berlusconi. Sono i figli di alcuni fra i più importanti, e ricchi, imprenditori italiani. E si sarebbero potuti fermare qua. Certo il lavoro nelle aziende parentali non sarebbe mancato.

Eppure tutti hanno deciso di non limitarsi a fare esperienza nelle creature familiari ma hanno provato, e con successo, a fare di testa propria e investire in progetti personali. Dalla scrittura creativa, alla casa di produzione cinematografica, da una delle più importanti e storiche cantine piemontesi a magazine di moda e lifestyle: ecco “i figli di” che hanno saputo tracciarsi una propria strada.

Come Stefano Rosso, 35 anni, Ceo dell’OTB Group, la holding del marchio Diesel che riassume sotto di sé altre case di moda come Martin Margiela, Marni, Viktor & Rolf, Staff International and Brave Kid. Presidente della squadra di calcio Bassano Virtus di Bassano del Grappa di proprietà del padre Renzo, oltre alla moda dimostra di avere un particolare attaccamento per l’innovazione e l’ecosostenibilità. Siede infatti nei consigli di amministrazione di H-Farm, l’incubatore di startup fondato da Riccardo Donadon, e Estrima, l’azienda di Pordenone che produce l’auto elettrica Birò e nella quale ha investito un milione di euro. Ma anche in Fubles, social network per gli appassionati di calcetto che oggi conta più di 418mila giocatori iscritti e oltre 110mila partite giocate, e EcorNaturaSì, leader italiana nella distribuzione di prodotti bio. In tutte le aziende gli investimenti sono avvenuti tramite la Red Circle, società della famiglia ben distinta dalla OTB e grazie alla quale i Rosso possono permettersi di investire in progetti diversi anche con quote di minoranza e piccole partecipazioni.

Stessa storia per i figli di Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, E se Nicola, 30 anni, al momento si dedica soprattutto all’azienda paterna, Francesco e Andrea, che insieme al fratello sono amministratori delegati del gruppo, ampliano gli orizzonti. Nel maggio 2013 infatti è stato proprio Francesco, 34 anni, a siglare l’accordo che vede il suo ingresso in Holden con una partecipazione del 25 per cento, società di Alessandro Baricco e di cui fa parte anche il gruppo Feltrinelli. È dal 2010 che invece il 23enne Andrea, appena terminata la scuola enologica, ha assunto la guida di Borgogno, la storica cantina nel cuore di Barolo rilevata dalla sua famiglia nel 2008.

Anche Emanuele Della Valle, 39enne figlio del patron di Tod’s, ha scelto di puntare sul digitale. Dopo aver lavorato nell’azienda di famiglia come direttore marketing di Hogan, nel 2012 ha fondando Elizabeth Street, comunità di stylish mum (mamme alla moda) che online danno consigli su cosa fare, dove andare e come vestire i propri bambini e Lifestylemirror, magazine online che permette di acquistare tutto ciò che presenta grazie al collegamento con i siti di e-commerce.

Enrico Moretti Polegato, 33enne figlio di Mario proprietario di Geox, ha invece deciso di puntare ancora sulle calzature. Dal 2008 vice presidente e amministratore esecutivo di Geox, nel 2010 ha sottratto ai cinesi la proprietà dello storico marchio sportivo made in Italy Diadora. Un progetto lungimirante e di successo, visto che grazie agli utili realizzati nel 2013 ha rilevato tutte le quote rimaste sotto il controllo asiatico e nel 2014 ha ulteriormente investito nel marchio di cui è presidente lanciando la nuova linea Heritage.

Luigi Berlusconi, 26 anni, ha invece scelto la finanza. Dopo la laurea in Economia e Finanza alla Bocconi, le esperienze da Jp Morgan a Londra, alla Sator di Matteo Arpe e in Fininvest, di cui è consigliere dal 2012, nel 2013 è diventato presidente della Holding Italiana Quattordicesima, società che gestisce le quote del patrimonio suo e di Barbara ed Eleonora e che ammontano al 21,4% di Fininvest. La ricchezza di Luigi, nel 2012, era già valutata 1 miliardo e 150 milioni di euro. E pare che il più giovane della dinastia di Arcore sia molto interessato all’universo startup e abbia investito, insieme ai fratelli, in nuove imprese innovative dal sicuro potenziale.

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