Se la rivoluzione di Hyperloop vedrà la luce, ci sarà un gruppo di italiani a farne parte. E’ questa la promessa di Ales Tech, startup (anche se è riduttivo chiamarla così) nata in seno alla scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e attiva nella progettazione (per ora solo di prototipi e ipotesi di progetto) dei Pod, ossia le capsule che costituiranno i treni di Hyperloop, candidato a essere il quinto mezzo di trasporto e, se tutto andrà come deve, destinato a cambiare il mondo.
►Hyperloop, 2016 anno chiave per il treno che fa 1000 km in 60 minuti
La rivoluzione di Hyperloop potrebbe rendere il mondo ridicolmente piccolo: questi treni, infatti, potrebbero viaggiare a 1000 chilometri all’ora, collegando, solo per fare un esempio, Milano e Roma in meno di mezz’ora. Un sistema che, oltre che rivoluzionario, promette di essere anche sostenibile: infatti, almeno nelle intenzioni del ‘padre’ del sistema Elon Musk (lo stesso di PayPal e delle auto Tesla) Hyperloop dovrebbe essere completamente sostenibile creando da sé, mediante pannelli solari, la stessa energia di cui ha bisogno, e anche i piloni in cemento destinati a reggere i tubi dovranno essere fatti con uno speciale cemento che raccolga CO2 e rilasci ossigeno. I primi viaggi sperimentali potrebbero partire già nel 2017 in California.
Di tutto questo potrebbe fare parte un’azienda italiana, la Ales Tech, nata da un gruppo di studenti di ingegneria della scuola superiore Sant’Anna di Pisa e oggi formata da 3 giovanissimi ingegneri (uno dei quali è ancora studente), un manager e un avvocato, tutti sotto i trent’anni e tutti pronti a partire.
“Tutto ha preso le mosse da un contest – spiega Andrea Paraboschi, da Ales Tech – lanciato alcuni mesi fa da Elon Musk, il padre del progetto, per individuare i prototipi migliori per i Pod,che saranno per così dire i vagoni che faranno da base per Hyperloop. In origine si trattava di mille progetti, poi ne sono stati selezionati 100, tra cui il nostro. Noi abbiamo preso parte a questa prima selezione, ma lo abbiamo fatto per così dire all’italiana nel senso che abbiamo scelto di specializzarci non su tutta la struttura, ma su un dettaglio, piccolo ma fondamentale”. Un modo, per così dire, di continuare la tradizione manifatturiera italiana, che da sempre è imbattibile sui dettagli: “Il dettaglio, piccolo ma vitale, su cui ci siamo specializzati sono le sospensioni: un treno come Hyperloop, che viaggia a quelle velocità affronta sollecitazioni enormi, paragonabili per così dire alla turbolenza di un aereo”. Un inconveniente che, addirittura, potrebbe inficiare l’efficacia dell’intero progetto, rendendo insopportabile l’esperienza di viaggio.
“Il sistema di sospensioni da noi messo a punto – spiega ancora Paraboschi – non è di tipo meccanico ma informatico: ossia c’è un computer che governa, di continuo, l’intero sistema, così da consentire in ogni istante i micro aggiustamenti necessari a ridurre al minimo possibile gli sbalzi e i problemi dovuti alla pressione dell’aria e alle mille variabili di percorso”.
Il progetto italiano ha convinto non solo Musk, ma anche buona parte dei trenta progetti finalisti che prenderanno parte alla prossima e ultima selezione a fine estate e che hanno deciso di integrare al loro progetto di prototipo le sospensioni italiane.
“A fine estate ci sarà un ulteriore selezione: l’idea è che, se tra i progetti vincitori ce ne sarà uno che monta le nostre sospensioni, potremmo partire con la produzione. Ma il nostro è un progetto trasversale di una componente svincolata dai singoli Pod, per cui, in teoria, anche se dovesse vincere un progetto di quelli che non hanno il nostro sistema, comunque, le sospensioni potranno, eventualmente fare capo a noi”.