Mi è capitato in questi giorni di leggere qualcosa su un dibattito sulla crisi del “modello startup” e sui cambiamenti in corso dei paradigmi di costruzione del valore e di nascita delle imprese.
Io sono un “prestato” all’innovazione, provengo da una impresa di prodotto (la Rancilio macchine per caffè) con tutta la tradizione e anche la lentezza di azione che una situazione ultradecennale comporta. Non avevo mai pensato prima di iniziare a fare l’attività di investitore a quali fossero gli ingredienti, il DNA che la storia di una impresa porta con sé.
In modo naturale e forse un po’ folle mi è interessato investire soprattutto in imprese innovative, sia in Italia che all’estero: prima Lyft, Deliveroo, Applause, Supermercato24, Treedom, SumUp e poi SpaceX, Casavo, N26, Coursera, Rapyd, TransferWise, Toast e tantissime altre, oltre 70 ad oggi.
La curiosità e la consapevolezza di essere solo “prestato alla causa”, comprendendo con chiarezza come altri siano più preparati, mi ha portato a voler essere anche e soprattutto LP di fondi di venture capital: Gsquared, Firstmark, Earlybird, Target Global, HoltzBrinck, Seedcamp, Speedinvest, BetterTomorrow e molti altri (32 al momento).
Nel leggere della crisi del modello, mi sono affiorati questi sette anni di lavoro e quante volte mi è capitato di recuperare il mio passato, anche da un punto di vista di linguaggio.
A “startup”, io ho sempre preferito “impresa”, perché ho sempre pensato che iniziare non sia un mestiere, credo che il lavoro di una imprenditrice o un imprenditore debba vedere nella continuità un obiettivo, con la libertà di sbagliare, certo, ma anche con l’obiettivo vigile di creare qualcosa che rimanga.
A “venture capital” ho sempre preferito “innovazione”, perchè questo secondo termine, anche in una impresa di prodotto ed in tutte le sue accezioni, non mi ha mai tradito, mentre al contrario ha tradito lo “status quo” delle situazioni dove non si cerca il nuovo e l’inesplorato.
Dissento anche sulla pericolosità del venture capital in modo generalizzato e mi permetto di mettere al centro la qualità delle idee, la professionalità dei founder e manager, la loro grinta e la loro integrità, intesa anche come ricerca di una reputazione senza sconti per se stessi e le proprie imprese.
Anche la parola “impact” mi è parsa sempre una etichetta esterna, mentre la bellezza di una impresa, la sua voglia di essere sostenibile e positiva per tutti gli stakeholder porta con sé l’unica strada possibile di continuità aziendale e si allontana da quell’alone “post filantropico” che nel nostro Paese si respira sempre ogni volta che le parole “impatto” e “sociale” si uniscono.
In mezzo alle definizioni, alle etichette, c’è qualcosa che come imprenditori e investitori dobbiamo inseguire. Per me è il momento di liberarsi dai confini di categorie preassegnate e mettere al centro i valori di una impresa, le caratteristiche che a tutti i livelli e ad ogni epoca creano valore per l’impresa stessa e per tutti coloro che ne sono portatori di interessa, in un equilibrio di più parti ma anche in una spinta inerziale di continuità e di futuro.
Se quando si parla di crisi del modello delle “startup”, si pensa al doping di finanza senza un obiettivo di creazione del valore e di continuità, per me tale modello non è in crisi, semplicemente perché non è mai stato un modello.
Per me quindi non esiste un modello “startup”, esiste un modello di impresa, e questo è il momento, anzi lo è sempre stato, per cui l’impresa, ovvero la dimensione del “fare”, stia al centro di ogni ragionamento di rilancio.
Per me è il momento di allargare una vision, di ragionare in modo globale o almeno europeo, di liberare definitivamente una competizione e una voglia di emergere che non può essere legata ai confini di una geografia o di un’etichetta.
È il momento, anzi lo è sempre stato, per cui i giovani e le giovani che hanno un’idea di impresa mettano al centro il proprio viaggio e con rispetto ma anche con fermezza rompano le catene imposte da categorie preassegnate da qualcuno.
Scatenati impresa, perché questo è il tuo momento!