«L’ecosistema italiano oggi non è ancora in grado di sostenere le attività di un incubatore, perché stiamo lavorando su un tessuto che deve ancora strutturarsi. Non c’è un venture capital forte, non abbiamo grandi player industriali che investono come negli Stati Uniti. Da noi deve esserci qualcuno che ci crede, come noi, e che investe». Così circa un anno fa Riccardo Donadon spiegava le fatiche e i dolori contabili di H-Farm. Un anno dopo è intenzionato a chiedere anche al mercato dei capitale di “credere” a un business che non c’è ancora. Il Ceo dell’incubatore più celebre d’Italia, quello dove andò Matteo Renzi nella sua prima visita da premier, ha infatti annunciato in un’intervista al Corriere Innovazione che H-Farm si prepara a sbarcare in Borsa. Facendo quell’exit che non fa fatica a realizzare con le startup incubate.
Non è certo un annuncio ufficiale, infatti tutto resta dai contorni molto vaghi. Certamente per Donadon è l’indicazione di una priorità dopo l’imminente fine della sua esperienza alla guida di Italia StartUp. Adesso è il momento di sistemare le cose in casa, dopo 10 anni di entusiasmi, slanci ma deludenti risultati economici.
Il primo step verso la quotazione della variegata realtà poggiata sui campi di Ca’ Tron, Roncade (Treviso) che è investitore, incubatore, luogo di formazione e molto altro sarà un aumento di capitale interno di 10 milioni di euro, che dovrebbe chiudersi “tra qualche giorno”. Obiettivo dell’aumento: fare acquisizioni e consolidamenti di partecipazioni interne.
Secondo il Ceo Donadon “H-Farm quest’anno dovrebbe chiudere con un fatturato organico attorno agli 8,5 milioni di euro, ma potrebbe diventare il doppio se vanno subito in porto alcune operazioni”.
Altro tassello lungo la strada che porta alla Borsa è l’imminente nomina di un Chief Investment Officer (Cio), un responsabile degli investimenti che presumibilmente dovrà anche occuparsi del collocamento. Il nome non è ancora svelato, ma Donadon lo definisce “un talento che lavora all’estero” ed è “il migliore italiano del settore”, ovviamente.
La quotazione in Borsa è genericamente prevista “entro l’estate”. Il fondatore di H-Farm ha detto di aspettarsi una “valutazione importante” da cui ricavare 20 milioni di euro per investire in startup nei prossimi cinque anni e su scala paneuropea. Non è però stato chiarito se H-Farm intende quotarsi nel segmento Star del Mercato Mta di Borsa Italiana, dedicato alle medie imprese con capitalizzazione compresa tra 40 milioni e 1 miliardo di euro, o su Aim Italia, mercato di Borsa Italiana dedicato alle piccole e medie imprese italiane che vogliono investire nella loro crescita. E non è ancora chiaro che cosa verrà esattamente portato in Borsa, visto che buona parte della consistenza di H-Farm sta nel business immobiliare legato all’area agricola sulla quale sorge l’incubatore.
Non sono inoltre stati precisati chi saranno i partner, i consulenti e le banche che accompagneranno l’azienda nella fase del collocamento. Donadon ha però tratteggiato le strategie future: “H-Farm snoderà la sua attività su tre aree precise: la prima è la digital transformation in cui ci proponiamo sempre di più verso le aziende come coloro che possono aiutarli a trasformarsi digitalmente; ci sarà poi una forte componente education sul versante corporate ma anche con un’intensificazione dell’attività di Digital Accademia nei confronti del mondo scolastico; terzo pilastro gli investimenti in startup”.
In un comunicato stampa diffuso in queste ore Donadon ha dichiarato: “L’Italia, al netto della burocrazia, rappresenta il luogo ideale dove far crescere l’innovazione. Per questo il nostro desiderio è creare un luogo che attragga talenti internazionali e che dialoghi con le imprese e le eccellenze del nostro territorio”.
Tracciando invece un bilancio del passato, H-Farm ricorda che in dieci anni di vita ha realizzato un investimento complessivo di 20 milioni di euro in oltre 140 iniziative in ambito digitale (80 dirette e 60 tramite due veicoli finanziari), contribuendo “in modo sostanziale a far crescere la consapevolezza dell’importanza della trasformazione digitale”. Dieci anni in cui sono state create opportunità di lavoro per oltre 450 giovani nella sola sede di Ca’ Tron e rivitalizzata l’economia del luogo. Attualmente ha una quarantina di investimenti attivi come H-farm. Ha inoltre investito su P101, un fondo che ha fatto una dozzina di investimenti in startup tra cui MusixMatch e nel Club italiano di investimenti (di cui detiene circa il 10%) che ne ha fatti altri 50. Tra le startup del portafoglio di H-Farm ci sono MiSiedo, Depop, Sellf, Zooppa.
Negli ultimi due anni, riporta ancora il comunicato aziendale, H-Farm ha affiancato all’investimento in startup due nuove attività: la Digital Transformation, dedicata ad accompagnare aziende italiane e internazionali nel loro percorso di sviluppo e innovazione che quest’anno chiude con un fatturato attorno agli 8,5 milioni di euro; la Digital Education che attraverso Digital Accademia supporta imprese e privati nell’affrontare i cambiamenti economici e sociali che il digitale sta apportando. Quest’area di attività dovrebbe superare quest’anno i 5 milioni di euro di fatturato.
Donadon fra poche settimane lascerà la presidenza di Italia Startup, l’associazione no profit che sostiene e dà voce all’ecosistema delle startup italiane: il suo mandato scade a giugno e l’imprenditore, pur dichiarandosi soddisfatto del percorso compiuto finora, dice di “non poter garantire il giusto supporto” a “un’avventura che richiede il massimo impegno”, né di voler “abusare” del suo ruolo “per interessi privati”.