La storia

H-art, da startup a impresa d’elite verso la Borsa

Incubata nel 2005 in H-Farm, l’agenzia di marketing e comunicazione è un esempio per le neo-imprese: fatturato in continua crescita, nuove sedi in Italia e all’estero e l’ingresso nel programma di Borsa Italiana. “Ora vogliamo rilanciare il made in Italy” dice Massimiliano Ventimiglia, founder e ad dell’azienda

Pubblicato il 27 Mag 2014

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Massimiliano Ventimiglia, fondatore e amministratore delegato di H-Art

Quella di H-art sembra la classica favola a lieto fine, dove il protagonista vince e vissero tutti felici e contenti. Perché la storia di questa agenzia di marketing e comunicazione integrata, parte di GroupM, holding delle attività media del gruppo WPP, è fatta di un successo dopo l’altro: da startup è diventata una delle aziende leader nel suo settore e a maggio è entrata nel programma Elite di Borsa Italiana.

Il percorso ideale per ogni startup, verrebbe da pensare. Eppure Massimiliano Ventimiglia, fondatore e amministratore delegato di H-art, ci tiene a mantenere le distanze da questa parola. “Il termine startup fa moda, è di tendenza, ma quando l’azienda è nata aveva ben poco in comune con l’ecosistema. Avevamo la stessa fame di determinazione e voglia di farcela, lavoravamo 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Ma H-art è una realtà creata per diventare un’impresa di successo. Fin dall’inizio siamo partiti fortissimo perché il mercato era florido, c’erano molte aziende che investivano nei servizi da noi offerti. E questo ci ha permesso di chiudere il primo anno già con 500mila euro di fatturato, cifra che non è certo di una startup” spiega Ventimiglia.

Ma che cosa c’è dietro il successo di questa azienda? Di certo ci sarà un buon motivo se Borsa Italiana ha deciso di inserirla fra le 131 imprese italiane che fanno parte di Elite, il programma che ha l’obiettivo di stimolare le PMI italiane a far evolvere il proprio modello organizzativo e di governance verso assetti più adatti alla crescita e al reperimento di risorse finanziarie di medio-lungo termine, tra le quali l’accesso ai mercati borsistici dedicati.

“Nessuna formula magica, ma solo tre elementi: la consapevolezza di non essere mai arrivati al capolinea, perché ogni successo raggiunto è per noi motivo e

La nuova sede di H-art a Ca’ Tron

stimolo per rimettersi al lavoro e accettare una sfida più grande. Secondo elemento: il personale. Selezioniamo con cura la gente che viene a lavorare in agenzia, consapevoli del fatto che il solo talento non basta. Serve umiltà e voglia di lavorare sodo. Ultimo elemento: approccio olistico alla disciplina. Chi dice che le idee geniali vengono solo dai creativi? Preferisco ascoltare tutti e accogliere il parere di ciascuno: spesso la lampadina si accende proprio nella testa di chi non ti aspetteresti, un ingegnere o un tecnico”.

E proprio questi elementi hanno fatto di H-art un’azienda solida sul mercato: “Eravamo in 10 quando siamo partiti nel 2005, oggi siamo in 180 divisi tra Treviso, Milano, Firenze e Roma. Nonostante il mercato abbia visto negli ultimi anni un continuo calo dei budget di comunicazione, H-aRT ha messo a segno una crescita continua superiore al 20% anno su anno, tanto che il suo fatturato nel 2013 è volato a quota 16,1 milioni di euro, con una previsione di crescita sostenuta anche quest’anno, sia dal punto di vista del giro d’affari sia del numero di collaboratori, destinato a salire ancora. Nel 2013 è stata aperta la prima sede a Londra, dalla quale ci aspettiamo di chiudere il 2014 con 800mila sterline di fatturato. Nella nuova sede di Ca’ Tron, frazione di Rocade in provincia di Treviso, stiamo sperimentando nuovi modelli lavorativi e un approccio sempre più vicino al dipendente, con la creazione di centri di meditazione interni all’azienda”. continua l’amministratore delegato.

Tra i clienti dell’azienda figurano Telecom Italia, Intesa San Paolo, Fendi, Diesel, Illy, American Express, Calzedonia. Ma H-art non è ancora contenta e punta al salto di qualità: la Borsa. “Le motivazioni che hanno spinto un’agenzia di marketing e di comunicazione integrata come H-art ad avvicinarsi al mondo di Borsa Italiana sono tre: networking, cultura aziendale e mercato dei capitali. Perché fare networking con le realtà più interessanti ed emergenti a livello nazionale, che un giorno potrebbero diventare le future star del mercato, è di fondamentale rilevanza per scambiare visioni e best practice. Nel frattempo l’azienda può crescere grazie a una nuova e particolare formazione studiata ad hoc per il management. Non di minore importanza il fatto che il Programma Elite consente un percorso strutturato di accostamento al mercato dei capitali”.

Ma l’ad non nasconde altri due aspetti relativi all’approdo in Borsa. “Da una parte c’è il desiderio di conquistare altri mercati e, sotto questo punto di vista, la Borsa rappresenta la forma di finanziamento più veloce. Abbiamo puntato il mercato nel Nord Africa, zona interessante e meno battuta rispetto all’America e all’Europa. Dall’altra, c’è la volontà di rilanciare la comunicazione e il marketing del made in Italy, e in questo la Borsa può essere un buon biglietto da visita. In Italia, molti brand affidano la comunicazione ad agenzie inglesi o americane, un po’ per abitudine un po’ per i miti sull’efficacia della comunicazione anglosassone. È tempo di cambiare e far capire che le agenzia italiane non hanno nulla da invidiare a quelle straniere. Abbiamo voglia di raccontare i nostri successi e farlo a modo nostro. Vogliamo essere i protagonisti dell’Italia che racconta l’Italia” conclude Ventimiglia.

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