Nella sua incessante corsa contro il tempo, scandita dalle pressioni dell’Eurozona e del Fondo monetario internazionale, la Grecia ha dovuto prendere decisioni drastiche, come la chiusura delle frontiere finanziarie per evitare il collasso del sistema bancario. La morsa sui capitali, che ha costretto migliaia di cittadini a forti limitazioni sul prelievo di denaro contante (limite massimo di 60 euro al giorno dagli sportelli bancomat) e a rinunciare alle transazioni estere, ha colpito duramente molti settori economici, in particolare le startup. Pensate a cosa voglia dire per una startup non poter accedere ai servizi di hosting, agli account email, ai cloud o alle campagne pubblicitarie sul web, non per insufficienza di denaro ma perché non possono pagare gli abbonamenti a società residenti all’estero.
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Se già per i cittadini è frustrante non poter comprare biglietti aerei da Ryanair, scaricare musica da iTunes o fare acquisti su eBay, per le imprese tecnologiche che si trovano nella fase di avvio può davvero significare la paralisi. Ai problemi pratici si aggiunge anche un grande danno di immagine, una vero colpo alla credibilità di tutto l’eco-sistema tecnologico greco. Senza contare che il blocco dei capitali ha anche paralizzato uno scenario di venture capital che stava diventando interessante, con società come Attica Ventures, First Athens, Odyssey, Openfund e PJ Tech catalyst che gestiscono complessivamente 150 milioni di dollari.
Ancora una volta la community della rete non è rimasta impassibile e, con un po’ di creatività, ha pensato a un sistema di proxy, di intermediazione, per effettuare pagamenti in Paesi al di fuori dei confini greci e permettere alle aziende di continuare con le proprie attività. Il sito Zerofund, una piattaforma di fundraising basata sul principio delle donazioni con l’obiettivo di salvare le aziende elleniche in difficoltà, ha lanciato la campagna per fare da intermediario nelle transazioni internazionali. “Sei una società greca bloccata dal controllo dei fondi? Cerchiamo di aiutarti diventando il proxy per le tue transazioni”, questo l’appello che si trova sul portale insieme con una serie di soluzioni per aiutare le startup a rimanere in Grecia.
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L’idea è partita da uno startupper greco che si è trasferito in Silicon Valley, Panos Papadopoulos, fondatore e ceo di BugSense, una delle poche startup elleniche ad essere stata acquisita da una multinazionale di San Francisco, Splunk, che si occupa di software per la raccolta e l’analisi di dati provenienti da macchine intelligenti. Oltre a lavorare come business angel nella Silicon Valley, Papadopoulos è impegnato come volontario nel progetto di Zerofund e cerca di aiutare le startup del suo Paese che in questo momento sono “come in ostaggio”, avendo le mani legate e non potendo proseguire con le attività ordinarie. Basta rispondere ad alcune domande sul sito Zerofund per partecipare alla selezione. “Non chiediamo nessuna partecipazione azionaria in cambio – specifica Papadopoulos -. Si tratta di un favore”. Finora circa 78 startup hanno fatto richiesta di aiuto e una trentina hanno già ricevuto denaro, per un totale di 1.900 dollari.
L’iniziativa ha avuto anche l’appoggio dell’imprenditore seriale americano, Marc Andreessen, che su Twitter si è impegnato a contribuire con una carta prepagata e si è augurato che questo espediente “non serva ancora a lungo”.