I Google Glass erano a un bivio: da una parte la strada consumer, dall’altra quella enterprise. Sembra proprio che abbiano scelto la seconda. Secondo recenti indiscrezioni riportate dall’edizione online del Wall Street Journal e dalla rivista digitale 9to5Google (con breaking news su Google e Android), il colosso americano starebbe distribuendo una nuova versione degli occhiali hi-tech interamente rivolta al mondo del lavoro, ovvero pensata per esigenze specifiche di professionisti di settori che spaziano dalla sanità all’energia alla produzione industriale.
I nuovi Google Glass, scrive il Wsj, hanno come lente un rettangolo curvato, più simile alla prima versione Explorer del dispositivo, ma non includono una montatura: al suo posto ci sarebbe un sistema per “attaccare” il mini-computer a diversi occhiali.
La versione alla quale la company sta lavorando si chiama “Google Glass Enterprise Edition” ed è realizzata in base al programma “Glass at Work” che vede il gruppo americano coinvolgere diverse aziende nella progettazione di applicazioni Glass per il mondo del lavoro. Tra i partner autorizzati da Google a fabbricare soluzioni enterprise per gli occhiali hi-tech ci sono aziende sanitarie come Advanced Medical Applications e società imprenditoriali quali Interapt. Ma il percorso non è stato sempre in discesa, al punto che si è arrivati a gridare alla “morte” dei Google Glass.
►Qui la storia dei Google Glass, dagli entusiasmi iniziali alla chiusura del progetto
La nuova versione dei Glass sarà pre-caricata dal software proprietario sviluppato da questi partner del progetto Glass at Work, ai quali, secondo 9to5Google, è stato dato “campo libero per fare quello che vogliono con l’hardware”. A detta degli esperti del settore, le startup del team Glass at Work vorranno gestire a loro piacere l’hardware per renderlo funzionale a scopi specifici.
Fino a un anno fa Google promuoveva ancora la versione consumer, per la quale era stata ingaggiata, a marzo 2014, anche l’italiana Luxottica. La sua missione: garantire agli occhiali il fondamentale tocco estetico che gli ingegneri Usa andavano ricercando, evidentemente fino a quel momento senza grandi risultati.
►Qui l’accordo Google-Luxottica e le altre imprese italiane impegnate nel settore degli occhiali hi-tech
Poi però è arrivato lo stop allo sviluppo della versione consumer. E si è cominciato a capire che il futuro di questi wearable è in ambito industriale. In particolare, a credere che gli occhiali hi-tech abbiano prospettive solo nel settore B2B, è Youbiquo, startup di Cava de’ Tirreni (Salerno) guidata da Pietro Carratù. E’ infatti impegnata nella realizzazione di occhiali a realtà aumentata assimilabili a “computer indossabili” e prevalentemente destinati al mercato enterprise.
►Qui la storia di Ubiquo, startup campana che sviluppa solo per le imprese
Stando ai rumors, i Google Glass “aziendali” dovrebbero avere una connettività wi-fi di nuova generazione, quindi più veloce, e una batteria più duratura. Non è comunque ancora stato annunciato alcun piano ufficiale per il lancio della nuova versione “professionale”. Quanto al mercato consumer, la versione per gli utenti non arriverà prima di un anno, sostengono le fonti. In ogni caso il mondo del lavoro non ha mai smesso di sperimentare i Glass: il dispositivo è usato in 30 cliniche di 11 Stati Usa, mentre Boeing li impiega in un programma sperimentale per l’assemblaggio degli aerei.
Gli occhiali multimediali di Google sono stati uno dei prodotti più attesi degli ultimi anni dagli appassionati di tecnologia. Controllabili quasi esclusivamente con la voce, sono in grado di collegarsi a Internet (con il supporto di uno smartphone), visualizzare informazioni sul minuscolo display, scattare foto, registrare video, condividere contenuti e documenti, ricevere notifiche.
Il debutto ufficiale è stato nel 2012, poi nel 2013 i Google Glass sono stati messi a disposizione degli sviluppatori nel 2013 col programma Explorer al costo di 1500 dollari. Successivamente sono stati anche venduti al grande pubblico negli Usa, per un numero limitato di pezzi, e in seguito in Uk. Ma a gennaio sono state appunto sospese le vendite, così come il programma Explorer. Il progetto è stato trasferito dal laboratorio di ricerca Google X, che ci lavorava da prima del 2012, a un’unità a parte sotto la guida di Tony Fadell, uno dei padri dell’iPod di Apple. Che sta procedendo sempre più verso un’unica direzione.