VENTURE CAPITAL

Gli investimenti in startup sono di più ma valgono di meno

Dall’analisi condotta da AIFI sul mercato italiano del capitale di rischio emerge che nel 2013 gli investimenti in venture capital a favore delle nuove imprese innovative sono stati 158, 22 in più rispetto al 2012, ma del valore complessivo di 81 milioni di euro, contro i 135 dell’anno precedente

Pubblicato il 31 Mar 2014

venture-capital-140331195630

Il numero degli investimenti in venture capital aumenta ma il volume complessivo di finanziamenti a favore delle startup resta limitato e si riduce rispetto agli anni passati. È quanto emerge, riguardo alla nuova imprenditoria innovativa tricolore, dall’analisi condotta da AIFI(Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital) sul mercato italiano del capitale di rischio.

Stando ai risultati dell’indagine, elaborata in collaborazione con PwC Transaction Services, nel 2013 l’ammontare delle operazioni di early stage (seed e startup) è stato pari a 81 milioni di euro, il 39,5% in meno rispetto all’anno precedente, quando il valore complessivo era stato di 135 milioni di euro. Se confrontata a un’altra operazione tipica dei fondi di venture capital, ovvero l’expansion (definita come “l’investimento in capitale di rischio effettuato nelle fasi di sviluppo dell’impresa, realizzato attraverso un aumento di capitale e finalizzato ad espandere un’attività già esistente”), non siamo neanche di fronte a un rapporto di uno a dieci. Infatti, se gli investimenti in early stage hanno convogliato solo 81 milioni, quelli di expansion hanno raggiunto quota 914 milioni.

Ci si può consolare però se si guarda alla quantità di attività. L’early stage ha totalizzato 158 investimenti, 22 in più rispetto al 2012 (+ 16,2%) e 20 in più rispetto alle operazioni di sviluppo (expansion). “Nel 2013 ci sono state tante operazioni, anche se i volumi sono stati un po’ inferiori rispetto al passato”, dice a EconomyUp il direttore generale AIFI, Anna Gervasoni. “La riduzione dipende dal fatto che gli investimenti hanno un taglio medio relativamente piccolo, intorno al milione di euro, che può essere legato anche a fattori abbastanza casuali”. I segnali positivi, secondo il dg che ha presentato la ricerca, si possono cogliere comunque: “L’aumento del numero degli investimenti in venture capital dimostra un interesse crescente verso le startup innovative”.

Da vedere di buon occhio è anche la notizia che il 42% degli investimenti fatti in capitale di rischio riguardano imprese high tech, il 70% delle quali sono startup, a dimostrazione che l’attenzione verso le nuove imprese fortemente innovative è molto forte.
Se i numeri di venture capital e private equity vengono considerati congiuntamente, la situazione è piuttosto positiva. Nel 2013, gli investimenti complessivi sono quasi arrivati a 3,5 miliardi (3.430 milioni di euro) in 368 operazioni. Un livello simile al record pre-crisi del 2008, quando le operazioni furono 372.

Buone notizie anche sul fronte dei “disinvestimenti”, quasi 2 miliardi di euro (1.933 milioni di euro), che aumentano del 23% rispetto al 2012. Il numero delle exit complessive nel 2013 è stato di 141 (+32%) rispetto alle 107 dell’anno precedente, con il trade sale (la vendita a operatori industriali) come principale strumento di dismissione dell’investimento. “Ridare agli investitori più risorse li stimola a fare nuovi investimenti”, commenta Gervasoni.

Bicchiere mezzo pieno anche per il fatto che al Sud il numero delle operazioni in capitale di rischio, 100, è salito del 47,1% rispetto al 2012. Il Centro, 48 operazioni, viene relegato al terzo posto. Primo, naturalmente il Nord, con 209 deal, di cui 106 in Lombardia e 41 in Emilia Romagna. Quanto ai settori, sono i servizi non finanziari ad attrarre la maggior parte delle operazioni (48), seguiti da beni e servizi industriali (36 operazioni) e dal computer related (36).

Un dato che sicuramente non farà sorridere riguarda la raccolta sul mercato. Se si escludono gli investimenti fatti dal Fondo Strategico Italiano, partecipato da Cassa Depositi e Prestiti (che hanno fatto lievitare la raccolta totale fino a 4,047 miliardi), la raccolta indipendente è di 623 milioni di euro, il 34,2% in meno rispetto ai 947 milioni del 2012.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 2