Sharing economy

Friendsurance, una polizza per tanti

Abbattere il premio, condividendo la responsabilità finanziaria e il costo dei sinistri: la sharing economy arriva nel mondo delle assicurazioni. Grazie a una startup fondata a Berlino e finanziata, tra gli altri, da uno degli asiatici più ricchi, Li Ka-Shing

Pubblicato il 08 Ago 2015

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Fondata a Berlino da un certo Tim Kunde nel 2010 ha oggi oltre 50 impiegati, una solida presenza nel mercato tedesco e tra i suoi investitori uno degli uomini asiatici più ricchi, Li Ka-Shing, nonché i fondi di venture capital VantageFund, German Startups Group, e.ventures.

Friendsurance ha portato il modello peer to peer nel settore assicurativo, senza diventare una compagnia assicurativa e un ruolo da broker. Friendsurance non vuole rimpiazzare le compagnie tradizionali, ma diventare il Groupon delle assicurazioni stesse.

Come funziona? Attraverso questa piattaforma, le persone possono registrarsi e creare online un gruppo tra utenti che utilizzano lo stesso prodotto assicurativo, corrispondendo un premio che include una pardestinata all’assicurazione standard (fornita da terze parti), sia una quota che sarà versata in un conto unico del gruppo. Per la copertura di indennizzi di lieve entità si attingerà al conto comune, mentre gli indennizzi più importanti saranno coperti dal provider assicurativo tradizionale. A fine anno tutti i soldi del conto comune che non sono stati utilizzati, vengono ridistribuiti agli utenti del gruppo o reinvestiti nel rinnovo. Nel caso in cui, il conto comune risulti vuoto o non sia sufficiente alla copertura di un indennizzo, interviene un’altra assicurazione ancora a coprire la perdita. I maggiori vantaggi si ottengono con gruppi numerosi e un basso numero di indennizzi. In soldoni, la società afferma, se nel corso dell’anno non si sono coperti indennizzi, si arriva a rimborsare agli utenti fino al 40% di quanto avevano speso. Lo scopo è abbattere il costo dell’assicurazione, condividendo responsabilità finanziaria e costo dei sinistri, in perfetta logica “sharing economy”. Vai QUI per continuare a leggere l’articolo

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