Televisione

Food, ecommerce e siti per donne manager: che cosa vedremo a Shark Tank

“Oltre all’idea abbiamo valutato l’umiltà della persona. Molti startupper erano troppo sicuri e pieni di sé. Le startup in tv? Significa che l’Italia è pronta a dare un volto nuovo all’imprenditoria” ci anticipa Mariarita Costanza, uno dei giudici del talent che parte il 21 maggio su Italia 1

Pubblicato il 20 Mag 2015

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Mariarita Costanza

Dal food all’ecommerce di scarpe fatte su misura, dalle app più disparate a una piattaforma dedicata alle donne manager che viaggiando possono incontrarsi in ogni parte del mondo. Sono queste alcune delle idee imprenditoriali che approderanno in tv il 21 maggio in prima serata su Italia 1 con Shark Tank, il talent dedicato alle startup.

A rivelarci i retroscena è Mariarita Costanza, imprenditrice a capo di Macnil, azienda di Information Technology con sede a Gravina, in Puglia, unica donna giurato del talent. “Ormai sono abituata a confrontarmi solo con uomini – ironizza – anche nella mia azienda ci sono poche donne. Ma io credo nella forza e nelle capacità dell’uomo come essere umano, senza distinzioni di genere”.

Ad accompagnarla nella veste di “squalo” ci sono infatti quattro uomini: Gianluca Dettori, Fabio Cannavale, Gianpietro Vigorelli e Luciano Bonetti. “Insieme abbiamo ascoltato una settantina di pitch, molti con idee imprenditoriali molto valide, ma solo su pochi abbiamo deciso di investire” racconta. “Abbiamo valutato, oltre alla validità del progetto e alla possibilità di portarlo sul mercato, anche la persona. Molti ragazzi sono arrivati a Shark Tank con l’unico obiettivo di sbarcare in tv per farsi pubblicità. Quando abbiamo avanzato la possibilità di fare un contratto hanno rifiutato soltanto a causa di piccole modifiche fatte alle loro condizioni”.

Atteggiamento che la dice lunga sugli startupper italiani: “Spesso sono troppo sicuri e pieni di sé. Invece in questo talent contano soprattutto tre cose: una buona idea e la capacità di credere nel progetto; buona dialettica e capacità di esporre il progetto in maniera efficace; infine conta l’umiltà. Perché è vero che noi investitori siamo lì per offrire soldi, ma non solo. Offriamo consigli, suggerimenti, scelte nati da anni di esperienza” continua Mariarita Costanza.

E questo è l’altro lato del programma: “Quando ho iniziato la mia carriera e ho fondato Macnil nel 2001, la parola startup non esisteva ancora e l’unica cosa che si poteva fare era chiedere un prestito in banca. Oggi gli startupper hanno molte possibilità: possono confrontarsi direttamente con gli investitori, avviare campagne di crowdfunding… Ecco il talent vuole portare in tv anche questo aspetto”.

E sulle startup che fanno spettacolo tv in prima serata dice: “Sul concetto di startup l’Italia è ancora indietro rispetto ad altri Paesi europei. Pensi a una startup e immagini il ragazzino di 20 anni alle prese con l’idea, forse un sogno, di fare l’imprenditore. Non è così. Gli startupper non hanno solo 20 anni, in trasmissione sono arrivati aspiranti imprenditori più in là con gli anni, e le loro idee non sono solo sogni. Chi investe lo sa e comincia a guardare con interesse alle nuove leve. Anche noi di Macnil, da quando siamo entrati nel Gruppo Zucchetti, siamo sempre più attenti alle proposte che arrivano dai giovani. Il fatto che le startup arrivino in tv può significare soltanto una cosa: l’Italia è pronta a dare un nuovo volto all’imprenditoria, più giovane, fresco e dinamico”.

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