Fondo Nazionale Innovazione, la grande sfida della presidente Francesca Bria

Dopo Londra e la Spagna, la romana Francesca Bria ha deciso di tornare in Italia. “Uno sceglie di stare in un posto dove si possono fare le cose” aveva detto a EconomyUp quando era Chief Digital Office della città di Barcellona. La sfida che l’aspetta e la sua visione della tecnologia. Condivisa con il marito…

Pubblicato il 24 Gen 2020

Francesca Bria, presidente di CDP Venture Capital

«In realtà noi vorremmo tornare ad occuparci del digitale nei nostri Paesi d’origine, però molto spesso si trovano grandi ostacoli», così diceva Francesca Bria nell’autunno del 2017 in un’intervista a EconomyUp parlando di chi si trova a lavorare all’estero. La buona notizia è che gli ostacoli sono caduti e adesso l’ex Chief Innovation Officer della città di Barcellona siede sulla poltrona di presidente del neonato Fondo Nazionale Innovazione, che più precisamente si chiama CDP Venture Capital, nome con cui è stata ribattezzata Invitalia Ventures SGR (70% CDP Equity e 30% Invitalia).

Dai progetti per la città intelligente, quindi, al vertice del consiglio d’amministrazione in cui siedono Enrico Resmini (amministratore delegato), Pierpaolo Di Stefano, Marco Bellezza, Isabella de Michelis di Slonghello, Lucia Calvosa, Antonio Margiotta, Andrea Francesco Cardamone, Sergio Luciano Buonanno (qui i profili dei consiglieri d’amministrazione).  Su questi uomini e donne sono puntati gli occhi e le attenzioni dell’ecosistema italiano delle startup e dell’innovazione, che tanto affidamento ha fatto e sta facendo su un fondo nazionale in grado di rilanciare la debole struttura italiana del venture capital.

Gli obiettivi sono ambiziosi: ampliare gli investimenti diretti e indiretti, favorendo anche la nascita di nuovi gestori; promuovere la nascita di nuovi strumenti di investimento per favorire il trasferimento tecnologico e il corporate venture capital; sostenere la crescita complessiva del mercato del venture capital, promuovendone anche la cultura; favorire il contatto tra le startup e le aziende partecipate dal Gruppo Cdp. «Una grande sfida per aiutare a trovare, coltivare e valorizzare progetti ambiziosi e trasformativi all’avanguardia dell’innovazione digitale e della sostenibilità», ha scritto Francesca Bria in un post su Linkedin.

Francesca Bria, 42 anni, è però abituata alle sfide: partita da Roma, dopo un’esperienza presso l’Agenzia per l’innovazione britannica Nesta, si è ritrovata a Barcellona, smart city all’avanguardia in Europa, unica straniera nel governo catalano nei momenti difficili dell’opposizione al governo centrale di Madrid. «Il mio ruolo è stato ripensare la smart city partendo dal basso, dalle necessità dei cittadini. Prima la strategia era di tecnology push: si pensava a connettività, sensoristica e solo dopo ci si chiedeva quali problemi si possono risolvere con la tecnologia», ha raccontato sempre a EconomyUp. «Noi abbiamo ribaltato il paradigma, siamo partiti dai bisogni dei cittadini, per poi chiederci che tipo di tecnologie servono e soprattutto come devono essere governate». C’è quindi  da aspettarsi una volontà e capacità di ascolto di CDP Venture Capital nei confronti dell’ecosistema, dagli operatori di venture capital alle startup.

Francesca Bria conosce bene le dinamiche del digitale e la cultura dell’innovazione. Ha un PhD su Innovation and Entrepreneurship all’Imperial College di Londra e questi temi li ritrova anche fra le pareti domestiche. Ha infatti sposato Evgeny Morozov, sociologo e giornalista bielorusso molto attento agli effetti sociali delle tecnologie: “Internet non salverà il mondo”, “Contro Steve Jobs. La filosofia di Steve Jobs, l’uomo di marketing più abile del XII secolo”, “L’ingenuità della Rete. Il lato oscuro della libertà di Internet” sono solo alcuni titoli dei suoi innumerevoli libri pubblicati in Italia da Codice. Ne ha scritto uno anche con la moglie: “Ripensare la Smart City”.

Francesca Bria non è certamente un’integralista digitale, è molto attenta agli equilibri fra tecnologia, società e democrazia ed è fortemente contraria all’uso passivo che della tecnologia si può fare: «La democrazia digitale non è solo un click o un voto online: il digitale serve per potenziare la partecipazione dei cittadini», era uno dei suoi mantra da Chief Innovation Officer di Barcellona, incarico che ha lasciato nel settembre 2019. Da quella posizione ha tessuto una rete di relazioni con alcune colleghe italiane, come Roberta Cocco del Comune di Milano o Paola Pisano a Torino. E con quest’ultima si è ritrovata in competizione per il risorto ministero dell’Innovazione. Poi è arrivata la chiamata alla presidenza del Fondo Nazionale Innovazione.

«L’Europa è piena di giovani italiani o di altri Paesi che hanno fatto carriera uscendo dal proprio territorio. In realtà noi vorremmo tornare ad occuparci del digitale nei nostri Paesi d’origine, però molto spesso si trovano grandi ostacoli», diceva Francesca Bria poco più di due anni fa.  «Così uno sceglie di stare in un posto dove si possono fare le cose». Se è tornata in Italia, vuol dire che adesso le cose si possono fare anche a Roma.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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