Talenti globali

Firpo: con Startup Visa ci aspettiamo centinaia di imprenditori stranieri

«Abbiamo già decine di richieste perché lo strumento nasce da un’esigenza manifestata dagli incubatori: la difficoltà di accogliere cittadini extra-Ue», dice il capo della Segreteria tecnica del Ministero dello Sviluppo economico. Allo studio la conversione dei visti per gli studenti stranieri

Pubblicato il 27 Giu 2014

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Stefano Firpo, capo della segreteria tecnica del Ministero dello Sviluppo economico

«Il cantiere startup è perennemente under construction», dice Stefano Firpo, capo della segreteria tecnica del Ministero dello sviluppo economico, che da ormai due anni buoni è impegnato a rendere l’Italia un Paese sempre più ospitale per chi vuole fare impresa. Anche quando ad avere questa intenzione non è un italiano. Il nuovo pilastro innalzato è quello dello Startup Visa, un visto speciale per i cittadini extra-Ue che vogliono venire a fare startup in Italia. Un esempio di semplificazione e di apertura verso il mercato globale dell’imprenditorialità.

► Qui si possono trovare tutti i dettagli tecnici e i passaggi necessari per richiedere e ottenere il visto

Dal 25 giugno un cittadino straniero, senza muoversi da casa, può presentare un progetto di impresa da sviluppare in Italia e, se verrà ritenuto valido da un Comitato ministeriale composto da rappresentanti dell’ecosistema delle startup, massimo in 30 giorni otterrà il visto e potrà fare le valigie. Una piccola rivoluzione per un Paese come il nostro, dove il visto è stato sempre considerato uno strumento di controllo e non certo di apertura verso i talenti internazionali, resa possibile da un intenso lavoro di concertazione con i ministeri degli Esteri e degli Interni. Adesso si attende la prova dei fatti ed è prevedibile che qualche problema emergerà e qualche correttivo sarà necessario. Non è per esempio prevista una corsia preferenziale per i ricongiungimenti familiari, che sono sempre un problema quando si entra in Italia e una “scappatoia” si intravvede nella possibilità di usare l’estensione del visto ai team (fino a 10 persone) per “infilare” un parente stretto che, però, dovrà essere collegato in maniera convincente al progetto di impresa. Non sono poi del tutto chiari i profili fiscali di questi nuovi “immigrati” imprenditoriali e delle loro società. I dettagli si possono sempre migliorare, ricorda Firpo che sottolinea l’importanza della svolta.

Firpo, perché Startup Visa è così importante?
L’Italia può e deve avere l’ambizione di essere un luogo attrattivo per chi vuole fare impresa. Serviva uno strumento per poter essere attraenti sulla scena del mondo e adesso ce l’abbiamo. Dobbiamo dimostrare anche agli italiani che non siamo solo un Paese bello ma anche interessante per chi vuole fare impresa e innovazione. Non sono molti i Paesi nel mondo che si sono attrezzati come sta facendo l’Italia. E altri Paesi europei ci stanno pensando. Per esempio, la Germania.

Sono stati già richiesti Startup Visa?
«Abbiamo già diverse decine di domande. Del resto lo strumento nasce da un’esigenza concreta manifestata da diversi incubatori italiani che avevano difficoltà a ospitare neoimprenditori stranieri. E saranno gli incubatori i primi “selezionatori”: se lo straniero ne ha uno che lo accoglie, la concessione del visto sarà automatica. La burocrazia è ridotta al minimo.

Quali sono le vostre previsioni?
Ci aspettiamo che nei prossimi mesi lo Startup Visa possa essere utilizzato da diverse centinaia di persone che vogliono venire in Italia per fare impresa. Ricordo che non ci sono tetti. Quindi chi ha buone idee e ha voglia di svilupparle in Italia, sarà il benvenuto.

Quanto dura lo Startup Visa?
Un anno. Entro questo periodo va costituita la società e a quel punto il permesso di soggiorno viene rinnovato automaticamente per altri 2 anni. È utile ricordare che ogni visto vale per 5 persone, ma può essere utilizzato fino a 10: permette quindi di portare in Italia team significativi

Che cos’altro c’è in cantiere per l’attrazione di talenti internazionali?
È allo studio la possibilità di conversione dei visti per motivi di studio in visti per fare impresa per gli studenti stranieri in Italia. (g.io.)

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