“Io non sono un innovatore, semmai un adattatore. Sono un adattato, sempre meglio che un disadattato. Mi adatto alla tecnologia che è una cosa meravigliosa perché mi permette di assecondare la mia pigrizia. Del resto nessuno secondo me è innovatore di niente: siamo un po’ tutti rinnovatori”. Così parlò Rosario Fiorello, artista nato nei villaggi vacanze, esploso col karaoke, maturato come showman a 360 gradi e negli ultimi anni star radiofonica. Innovatore? In parte sì, nonostante i suoi distinguo. L’inedita veste è emersa durante il quarto appuntamento annuale di HITalk, incontro ospitato da Luiss Enlabs, incubatore romano di startup: un appuntamento che prevede sei “talk”, monologhi di 12 minuti ciascuno, di personaggi provenienti da mondi diversi (giornalismo, informatica, medicina, psicologia, giustizia, spettacolo) ma tutti caratterizzati per le idee innovative e lo sguardo al futuro. Fiorello era l’ultimo speaker in ordine di apparizione ma anche l’ospite d’onore grazie alla sua popolarità. E non ha tradito le aspettative, dimostrando, tra l’altro, di avere le idee ben chiare sulle opportunità offerte dalle innovazioni tecnologiche.
“Oggi vogliamo essere giovani a tutti i costi – ha detto l’artista 55enne – perché dobbiamo essere al passo coi tempi e con i giovani, che sono quelli che innovano e creano”. Specificando di aver visto “cose meravigliose di là”, in riferimento agli open space di Luiss Enlabs che ospitano aspiranti startup al lavoro per sviluppare le proprie idee e lanciarsi nel business, Fiorello ha spiegato: “La tecnologia mi permette di assecondare la mia pigrizia, perché tutto nasce dalla pigrizia. Io non mi sono inventato niente, mi invento cose che mi fanno lavorare poco. Per esempio per me lo smartphone è stata una cosa meravigliosa. Devo fare un’intervista? Scrivo due o tre cose sulla smartphone, intervista fatta. Ho uno spettacolo in programma? Scrivo sui social: domani faccio uno spettacolo. Niente più conferenze stampa, sto a casa”.
“Devo dire però – ha aggiunto l’attore e cantante – che nessuno secondo me è innovatore di niente. Diciamo che siamo un po’ tutti rinnovatori. Chi ha avuto l’idea di inserire gli e-book su Kindle non ha inventato qualcosa, ha solo rinnovato il modo di leggere un libro. Adesso la Treccani ce l’hai qui, nello smartphone. Una volta si disboscava mezza Amazzoni per stamparla . Ti pare poco?”.
In realtà Fiorello un po’ innovatore lo è stato, in particolare per come ha rivoluzionato il modo di produrre e trasmettere trasmissioni radiofoniche. Il riferimento è a “Fiorello alla radio fuori programma”, 19 minuti trasmessi periodicamente da Radio 1: un programma che lui registra su smartphone e poi invia a Radio 1 per email.
“Io con lo smartphone ci faccio la radio” spiega. “Dice: guarda che s’è inventato Fiorello! No, no, provate voi ad andare a Saxa Rubra, l’avete vista mai Saxa Rubra? Sembrano rifugi anti-atomici. Per fare qualcosa di buono uno ha bisogno di un contorno gradevole: Saxa Rubra non lo è. Per fare la radio sarei dovuto andare in studio là, è una cosa tremenda. Invece noi stiamo al baretto già dalle 5,30 di mattina perché siamo anziani e ci svegliamo presto. Ed ecco che ho avuto l’idea: a un certo punto ho notato che nello smartphone ci sono le note audio. Ho ‘preso’ queste note audio, ho cliccato qualche pulsante e ho fatto la radio da smartphone. Sono uno startupper anche io!”.
“Ho salvato il file e l’ho inviato via email. L’ho inviata a Radio 1 – pensate, Radio 1, che è la cosa più antica che c’è, perché è la mamma di tutte le radio. Quando è arrivata la prima email con l’audio della puntata mi hanno chiesto: ‘Cos’è?’ Ho risposto: ‘Il mio programma’. Non lo volevano mandare in onda perché dicevano: ‘Ma c’è del fruscio, si sentono le macchine’. E ti credo, sto in mezzo alla strada! ‘Si sente l’ambulanza…’. Succede: passano le ambulanze, le macchine, arriva uno che dice ‘cosa state a ffa?’. Avrò 55 anni ma ho fatto una radio – possiamo dirlo? – nuova”.
Da startupper ad honorem Fiorello infine fa i complimenti agli startupper di Luiss Enlabs, in particolare a Le Cicogne, società di giovani donne impegnata in servizi di baby-sitting. “Cito questa perché mi interessa: ti prendono la figlia in discoteca – ha scherzato il comico – la trovano drogata e ubriaca, te la disintossicano e te la portano a casa sana e salva. E tutto questo grazie a un semplice cellulare!”.