La parola d’ordine è rete, l’obiettivo sviluppare una terapia efficace per i bambini che soffrono di DSA, Disturbi dello Spettro Autistico.
Il Fifth Element Project, tra i finalisti di Changemakers for Expo Milano 2015, è ambizioso ma costituisce un’opportunità nel settore non solo come punto di contatto tra medici, famiglie e pazienti, ma soprattutto perché è la prima piattaforma web basata sull’interazione gestuale che agisce grazie alla teleassistenza, finalizzato al mantenimento continuativo delle terapie.
Matteo Valoriani, Antimo Musone, Daniele Midi e Antonio Vecchio, laureati e laureandi in Ingegneria, sono appassionati di tecnologia e attori protagonisti nel processo di assistenza; questa piattaforma infatti costituisce il biglietto da visita ideale per chi si muove con l’intento di definire nuovi paradigmi di ricerca, tra innovazione e applicazione nel sociale.
“Il bando era rivolto a progetti che potessero cambiare la vita a 10 milioni di persone. Noi proviamo a fare di più: nel mondo ci sono 60 milioni di autistici. Aiutare loro, le loro famiglie e i terapisti che li seguono vorrebbe dire fare qualcosa per almeno 150 milioni di persone” afferma Matteo Valoriani.
Basato sulla tecnologia Cloud, la piattaforma di e-learning consente ai pazienti affetti da diverse forme di autismo di proseguire con la propria terapia, personalizzata, anche da casa, in un processo continuativo basato sull’attività ludica.
Tutto parte da una telecamera Kinect, in grado di rilevare i movimenti della persona, e prosegue con una console di gioco, mediante la quale è possibile programmare le attività, stimolando la curiosità dei bambini e agevolando i processi di socializzazione.
La piattaforma, inoltre, offre la possibilità di rimanere sempre in contatto con il terapista, attraverso un diario web condiviso e un’applicazione per tablet, in modo da poter monitorare i progressi del bambino.
La sperimentazione di The Fifth Element è iniziata all’interno dell’Associazione Astrolabio di Firenze e del Centro Benedetta D’Intino di Milano, con ottimi risultati dati dalla risposta positiva dei piccoli pazienti e dalla possibilità di effettuare alcune attività con più soggetti contemporaneamente.