FABtotum è la storia di una rivoluzione tutta italiana nel mondo delle stampanti 3D. È il frutto del lavoro di due ex studenti di architettura, ancora under 30, Marco Rizzuto (che è stato ospite di EconomyUp su Reteconomy e ci ha mostrato la FABtotum in azione) e Giovanni Grieco.
[GUARDA L’INTERVISTA DI GIOVANNI IOZZIA A MARCO RIZZUTO DI FABTOTUM SU ECONOMYUPTV]
Un cubo di 36 centimetri e 12 chili, costa 999 dollari e il design, curato ed elegante (si può comprare in rosso, nero e bianco), ricorda la copertina di un romanzo di fantascienza. E in effetti FABtotum, che sarà tra i protagonisti della Maker Faire di Roma dal 3 al 5 ottobre, rende possibile un bel balzo nel futuro al mondo sempre in fermento della stampa 3D.
FABtotum è una startup già solida. La previsione di fatturato per il primo anno è di 1 milione di euro e hanno appena ultimato la prima produzione di serie nella loro fabbrica di Tribiano, a sud-est di Milano. E pensare che, prima di passare per gli incubatori, il crowdfunding e i business angel, Marco e Giovanni hanno cominciato a lavorare alla loro creatura quando studiavano architettura: il primo prototipo era una macchina per tagliare il legno, con lo scopo di costruire modellini da presentare agli esami.
L’incubazione del progetto è avvenuta al Polihub, la struttura per le startup del Politecnico di Milano. Il percorso ha portato al primo round di investitori e a una raccolta di 150 mila dollari, abbastanza per mollare tutto (Giovanni Grieco lavorava in banca) e dedicarsi a tempo pieno allo sviluppo di FABtotum.
Ma la svolta è stata la presentazione del progetto su Indiegogo, una delle due piattaforme di crowdfunding più importanti al mondo insieme a
Kickstarter. Lì, la raccolta fondi ha superato ogni aspettativa: quasi 600mila dollari, che è stato anche il record europeo su quel portale.
Il primo punto di forza di FABtotum è il costo, sotto i 1000 dollari, praticamente quanto un iPhone 6, il che fa pensare che non è lontano il momento in cui le stampanti 3D diventeranno uno dei gadget hi tech da mettere sotto l’albero di Natale. Ma la novità non si limita all’etichetta, facile ma errata, di stampante 3D low cost.
I creatori la definiscono Desktop Personal Fabrication Device, da usare per stampare, tagliare, fabbricare, scannerizzare, manipolare e rifinire. E qui arriviamo al motivo per cui questo oggetto è un passo importante verso la “gadgetizzazione” della stampa 3d: non solo il costo ma la versatilità dello strumento. Non solo ha bisogno di soltanto un minuto per scaldarsi ed essere pronta, ma basta un click per avviare il processo partendo dal prototipo.
Una delle funzioni decisive però non è la stampa, ma la scansione degli oggetti. Dal tridimensionale, FABtotum può ricavare il modello digitale,
che poi può essere manipolato, modificato e ristampato con un altro materiale. Quindi non solo la trasformazione da file a prodotto, ma anche da prodotto a file.
Siamo praticamente a un passo dalla fotocopiatrice 3D. I materiali con cui si può stampare e lavorare sono la balsa, le schiume poliuretaniche, il legno, l’alluminio, il pcb. Tra le prime richieste, quelle di medici che lavorano con le protesi, ma anche gioiellieri e artigiani, a prova che quello tra stampa 3D e made in Italy tradizionale è davvero un matrimonio che si può celebrare.